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da un solo, e talora dialogisticamente, come si scorge in molte tragedie di Euripide. S'inducevano sovente gli Dei a recitarli, lo che fu costanmente osservato da Plauto; ma riflettendo forse Terenzio, non convenire agli Dei l'essere annunziatori di ridicole cose, sempre da' mortali fece i suoi prologhi dire. L'Ariosto, il Dolce, ed altri del secolo XVI, ritennero il costume de'Prologhi, ed il secondo ne fece pure in dialogo. È fallo manifestar nel prologo la traccia della rappresentazione, non altro dovendo essere che un esordio atto a conciliar attenzione e silenzio. Ora è cessato il costume d'usarlo, essendo, a dir vero, una parte inutile.

PROTAGONISTA. Attor principale che forma il soggetto della tragedia, e sopra cui cader deve la peripezia. Insegna ottimamente lo Zanotti che acciò il Protagonista possa movere negli animi compassione della sua sventura, al qual fine la tragedia è diretta, non deve essere nè uomo empio, nè d'una somma virtù, ma bensì di virtù mezzana, tanto che senta il peso della sua sciagura, perchè se fosse empio, non meriterebbe conipassione, e se fosse d'una somma virtù, sarebbe tanto superior a sè stesso che, nou sentendola egli medesimo, sdegno piuttosto contro gli emoli suoi, che compassione di lui ci verrebbe. Quindi al lodato autore non sembra giusto argomento di tragedia il martirio d'un santo.

Q

QUADERNARIO. Strofe di quattro versi ende

casillabi. Ved. SONETTO.

QUADRISILLABO ( Verso ). Di quattro sillabe non meno antico d'ogni altro, a cui basta l'accento sulla terza sillaba. Se ne trova esempio in una ben vetusta Ballatella di Galeotto da Pisa, che comincia:

Un Sonetto eo voglio fare

Per landare

Esta mia donna graziosa,

Che amorosa

Bella gio'mi fa provare.

Nè questo è già acefalo del quinario, come pensò Ludovico Zuccolo.

QUARTA RIMA. Tessitura di un componimento a quadernari, ciascun de' quali accorda le suo rime in sè stesso, non intrecciandole ne'seguenti, come avvien nel sonetto. Nel mio picciol codice, altre volte citato, trovo però antichissimo esempio di quarta rima a catena, e intrecciata a modo delle terze rime. Essendo breve quel componimento, che è intitolato Meditatio Animo in Jesu, piacemi di qui inserirlo:

Amore Jesu per che el sangue spandisti

Per mi malvasa ingrata, e schonoscente?
Chi te sforzò splendor de la mia mente
Che tanta pena per mio amor patisti?
Tu magno Idio, et io facta de niente

O dolce amor Jesu quanto me amasti

O sommo Dio, per mi te humiliasti
Como agnello a stare fra la zente.
Col sancto sangue me recomperasti
Spandendolo tutto su la sancta croce
Piangendo e suspirando ad alta voce
El padre irato contro mi plachasti.
Amor, amor, amor, o summo duce
L'amor fervente t'ha tutto piegato
A la collona t'ha strecto, e ligato
Si fortemente per mio amore cuoce.
L'amor t'ha il dolce viso insanguinato
Jesu amor, Jesu mia speranza

L'amor t'ha aperto el cuor con una lanza
L'amor di spine t'ha il capo coronato.
Apri el mio cuor Jesu mia difianza

E del tuo sangue dolce l'impie tutto
A tal che odoroso porti fructo

Contemplativo, e pieno de amorosanza. Ma tali componimenti furono quasi sempre a quadernari separati, e tale è il libro de'Ghiribizzi di Giovanni di Zanobi di Manno Betti, cittadino fiorentino, MSS. nella Biblioteca Laurenziana copiato l'anno 1463, e la Letilogia di Bettino da Trezzo per la Peste di Milano del 1485, stampata nel 1488. Ne ha pure fra gli antichi Bernardino de' Busti, il Bembo nelle Rime rifiutate, Teofilo Folengo, ed altri. Nel passato secolo fu questo metro in riputazione, e si adoperò nelle odi, come féce Virginio Cesarini, e ne' poemetti, come fece l'Imperiale nel Ritratto del Casalino.

QUARTINE. Ved. QUARTA Rima.
Affò, Dizion.

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QUATTORDICISILLABO (Verso). Ved. MARTELLIANO. Ma, oltre a questo, convien sapere che Bernardino Baldi nelle sue Rime intitolate, il Lauro, tra quelle che scrisse secondo l'uso dei Siciliani antichi, ha il nono sonetto di versi inventati da lui, i quali sono di quattordici sillabe, ma composti d'un trisillabo, e d'un endecasillabo in questa foggia:

Oltraggio face lo verno ad ignobil foglia,

E spoglia de la ricchezza, che gli die lo maggio, Lo faggio, e come più e più feroce orgoglia Dispoglia de lo più folto bosco lo ramaggio. Questi non hanno avuto chi abbiali voluti imitare.

QUINARIO (Verso ), detto ancora grecamente pentasillabo, cioè di cinque sillabe. Imita questo l'Adonico de'Greci e Latini, e gli basta d'aver l'accento sulla quarta, potendolo aver ancora sulla seconda, nel qual caso riesce men languido, e più, armonioso. Eccone esempio antico, tolto dal B. Iacopone:

Gli Angioli santi
Stanno davanti

Al corpo glorificato.
Prendesti carne

Per ricomprarne

Da morte, dal peccato.

QUINTA RIMA. Metro inventato da Giovan Mario Crescimbeni, che facilmente s'immagina. Ideatevi la terza rima tessuta a quel modo che per noi si è detto, indi ad ogni terzetto aggiugnete due endecasillabi rimati insieme, ed eccovi

la quinta rima del Crescimbeni. Sicchè ella è una specie di Catena, perchè una stanzina ne' primi tre versi riassume la rima che rimane sciolta nell'antecedente. Il Quadrio la disapprova; ma ognuno sa che è lecito a chiunque inventar tessiture a sua posta. Io ho per lungo uso osservato che il Quadrio in moltissimi luoghi e specialmente nella parte storica, copiò religiosamente il Crescimbeni; ma quando gli venne fatto, non gli fu di rimproveri avaro.

R

RAPPRESENTAZIONE. Questo era il titolo

che nel secolo XV davasi comunemente alle poesie drammatiche sacre, alle quali propriamente altro non ne conveniva, per non aver alcuni di que' requisiti che a tragedia si appartengono. Il titolo di Rappresentazione in simili drammi è stato ritenuto ancora ne' tempi posteriori.

RECITATIVO. Parte della Cantata fatta di versi endecasillabi, e settenari mescolati, sciolti da rima, se piace, o al più terminanti con due versi rimati, a cui si aggiunge poi l'arietta. I recitativi non voglion esser troppo lunghi.

RETROGRADI (Versi ). Sono quelli che letti allo indietro formano pur verso. L'inventore ne fu Sotade Cretese, che fioriva ne' tempi di Tolomeo Filadelfo, e dal nome di lui vengono detti ancora Sotadici. Possono esser retrogradi solo di parole, come quell' esametro:

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