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II.

Istituzione dell'Ordine dei Frati Minori.

A Pietro Bernardone de' Mericoni, facoltoso mercadante, nacque in Assisi nell' Umbria un figliuolo che sul fonte battesimale ebbe nome di Giovanni, correva l'anno 1182. Importa notare come, uscito fuora appena dalla puerizia, si mutasse al fanciullo il nome di Giovanni in quello di Francesco, forse perchè maravigliosa apparve in lui l'attitudine a parlare l'idioma dei Francesi, o, come allora dicevasi, dei Franceschi. Noi non faremo la storia dei suoi primi anni; anch' egli, al paro degli altri giovanetti crescenti in agiata condizione, tratto dall' indole del secolo, poco si piacque del banco paterno, molto dei piaceri e delle distrazioni mondane; nulladimeno fu da lodare a prima giunta in lui una sollecita carità verso i poverelli, cui fu largo sempre del superfluo e del necessario. A vent'anni una pericolosa malattia lo trasse a meditare sulla caducità delle cose mondane, e siffattamente se ne disgustò che in un subito accesso di zelo volle prender la croce, e andare in Terra Santa a combatter contro gl' infedeli, ora che più veemente ribolliva fra i cristiani la smania di liberare il sepolcro di Cristo, e che i pontefici con ogni maniera di bolle, di encicliche, di preghiere la crescevano e la esaltavano; poi, mutato proposito, quasi Iddio gli avesse ispirato di combattere in Occidente colle armi della parola e dell' esempio, vendè quanto

avea, cercò la solitudine per ritemperarvisi a novella vita colle orazioni, per accingersi al difficile apostolato, e operosamente si dette a riedificare intanto una chiesetta poco lunge da Assisi, nel sito appunto ov'era andato a celarsi agli occhi del mondo.

Furono indarno da prima le sollecitudini del padre per ricondurlo sotto il tetto avito; poi, come se vergognasse della sua vergogna a secondare a viso aperto gl' impulsi divini, tornò a mostrarsi pelle vie d'Assisi, dimesso delle vesti, rase le ciglia d'ogni baldanza; ed anche allora furono indarno le carezze, le minaccie e fino i castighi paterni per richiamarlo alle abitudini del civile consorzio, alle fogge della culta società. Coperto di luridi stracci, emaciato dai continui digiuni e dalle veglie, lividoso pei cilizi, erasi fatto la favola dei compagni della sua adolescenza, spettacolo di spregio e di disdegno ai suoi concittadini, che lo chiamavano il pazzo, che lo inseguivano sbeffeggiandolo, vilipendendolo, assalendolo fin coi sassi e col fango.

Appunto in questi tempi, mentre da un lato insultavasi ai precetti di Cristo, mentre l'orgoglio, la carnalità, la ferocia dei modi, la violenza delle vendette, il dispregio dei poverelli empievano di dolori e di scandalo la cristiana famiglia, dall' altro, quasi necessaria reazione, eransi mostrate in Italia ed in Francia alcune sette o associazioni di uomini del popolo dette del Berretto bianco e dei Poveri cattolici; questi ultimi fervorosamente combattevano i vizi dominanti del secolo, e miravano a riformare i costumi degenerati di molta parte del clero. S'imponevano povertà volontaria, vestivano squallide vesti, passa

vano le ore nella preghiera, nel lavoro e nelle mortificazioni del corpo; soccorrevano ai poverelli, predicavano l'amore di Dio e del prossimo. Erano di costoro non pochi ecclesiastici e uomini culti, che davano alcune ore alla lettura e allo studio delle Sacre Carte per la confutazione degli eretici, e colla permissione dei vescovi predicavano nelle loro assemblee il Vangelo. Forse il desiderio che era in molti di opporre un riparo ai vizí irrompenti, forse l'esempio dei Poveri cattolici mosse Francesco, e forse a queste congregazioni si dovette l'Ordine Minoritico.

Il padre sdegnato e punto nel più vivo del cuore lo imprigionò fra le mura domestiche; poi, tratto per suoi negozi a far viaggio oltremonte, lo confidò alla custodia della madre; e che non fece l'afflitta donna per stornar dallo strano proposito il figlio! tutta usò indarno la eloquenza inarrivabile di madre, tutte le arti finissime e dolcissime che un cuor materno in sì sublime grado possiede; ma, sperimentatolo tenace e irremovibile, lo lasciò ire a sue voglie, invocando sull' amato capo le benedizioni celesti:

Nell'antico rifugio, presso la chiesa di San Domenico, correva a ritrovarlo il padre, reduce da estranie contrade, e caricatolo di acerbi rimproveri, volea trascinarlo seco; ma Francesco, sereno nel viso, e come colui che nulla teme e nulla spera dal mondo, gli disse: << Padre, nè minaccie, nè prigionia, nè tormenti valgono a spaventarmi; io son pronto a patir tutto per l'amor di Dio ». Bernardone, visto che non v'era modo di vincere tanta pertinacia, deliberò di lavarsene le mani, e per paura che le prodigalità del figlio verso i poveri, non ruinassero il censo avito e

il frutto de' suoi sudori, volle che al cospetto del vescovo facesse larga rinunzia del futuro retaggio. Francesco, quasi spezzasse gioioso i vincoli che a questa terra lo incatenavano, spogliò tutte le vesti, e solo per carità accettò dal prelato, sorpreso di tanta religiosa fermezza, il rozzo saione di un servo, lo tagliò a foggia di croce, se ne coprì, e ratto disparve (1).

Avvenivano questi fatti nel 1206; Francesco avea compiuti appena ventiquattro anni!

Casi gravissimi agitavano in questi primi anni del secolo decimoterzo buona parte d'Europa e l'Italia tutta; dall' un capo all'altro della Penisola la era una storia dolorosa di discordie, di arruffamenti, di sangue rabbiosamente versato da mani fraterne, cui dava alimento e pretesto il sacerdozio o l'impero. A rinvelenir poi queste piaghe d'Italia, a crescerle turbamenti e sventure, acerbe disputazioni, rimproveri, accuse, grida di riforma nel clero minacciavano di strappare alla Chiesa cattolica la conquista della società europea. Si dubitò per un momento che la Chiesa barcollasse sopra le sue fondamenta, e narrano gli scrittori ecclesiastici che lo stesso Innocenzio III pontefice sognasse di vederla cadente. Le anime timorate si spaventarono dell' imminente pericolo, da ogni parte si pensò ai ripari, e poichè le ricchezze e la potenza dei prelati e del clero erano eterno testo alle accuse, parve che l'esempio d' una

(1) E dinanzi alla sua spirital corte

El coram patre le si fece unito, (alla povertà)

Poscia di di in di l'amò più forte.

DANTE, Parad. Cant. XI.

vita povera e dura, tutta di sacrifizio e di annegazione avesse a portar salutevoli frutti.

Sursero allora Domenico Gusman e Francesco d'Assisi, e parvero scelti da una celeste provvidenza ambedue

a mantener la barca

Di Pietro in alto mar per dritto segno,

come cantò il nostro sommo poeta (1).

E che le ansie e le paure fossero nel cuore di molti, e che spaventati non fossero i soli semplici e i poveri di spirito si fece apertamente manifesto di subito, imperciocchè a quel modo, che subitaneo entusiasmo commosse e rovesciò un secolo prima l'Europa a combattere e morire in Asia nel segno della Croce, così, con non dissimile entusiasmo alla voce dei due novelli campioni della fede si commossero gli uomini d'ogni grado, e fin da ogni università d'Europa maestri e discepoli corsero ad ingrossarne gli eserciti, e riboccanti di fede evangelica, abbandonarono gloria e fortune per affrontare i rischi della evangelica crociata.

Ma tornisi a Francesco; pochi mesi dopo il risoluto distacco dal padre, lo ritroviamo ad Assisi sua patria, che avealo già veduto in mezzo agli agi e alle delicatezze, lacero dei panni, sfigurato, sparuto a chieder limosine per riparar le chiese di San Damiano e di San Pietro (2), a portar sassi e calcina egli stesso, a sudar nelle opere più umili e più faticose.

(1) DANTE, Parad. C. X.

(2) Per tutta l'Italia, in Francia ed in Germania erano ridotte le chiese in lagrimevole condizione; niuno pensava più alla loro decenza interna, niuno ai necessarj ristauri: veluti stabula

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