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Tutto ciò è dentro una cornice a mosaico, di frutta e fiori elegantissima.

La nobile idea venne suggerita dal famoso D. Prospero Guèramger Abbate di Solesmes in Francia, restauratore dei Benedettini in quella nazione, di santa memoria.

L'opera non è compiuta, dovendosi nella parte inferiore mettere in mosaico un' Iscrizione onoraria al Papa che ha fatto l'opera. E sotto viene il grande Portico, cui si va ora a mettere mano.

Da questo sacro edificio potentemente ci parla all' anima il simbolico genio del cristianesimo. Nella sovreminenza dell' abside il Redentore glorioso fra le adorazioni degli spiriti celesti è il tipo della Chiesa trionfante, e giù nelle cappelle Cristo esinanito per noi sulla croce è sotto le eucaristiche specie tra le adorazioni dei fedeli, è simbolo della chiesa militante.

I santi, a cui sono consacrati gli altari, simboleggiano il magistero della divina parola, la pietà del Sacrificio e la grandezza delle virtù cristiane onde la chiesa militante si trasforma in trionfante. Il grande protomartire Stefano richiama la nostra mente e il nostro cuore alla culla del cristianesimo. La confessione colla gloriosa morte dell' Apostolo Paolo e degli innumerevoli cristiani che lo seguitarono nel martirio ci ricorda i primi semi dell' Evangelo

ed i suoi frutti e l'arco trionfale di Placidia ci significa il finale trionfo della cristiana fede. L'abside simboleggia la dilatazione della Chiesa e san Benedetto gli ordini religiosi che vi furono cotanto operosi. La serie di ritratti dei Papi e l'epigrafe coi nomi dei Vescovi che assisterono alla inaugurazione del tempio, ci mostra l'unione della chiesa col suo capo il Pontefice Romano. Le reliquie in fine, che in gran numero in questa Basilica stanno accolte, quali sono per esempio quelle di santa Croce, di san Paolo, de' santi Innocenti Pargoli martirizzati, degli Apostoli Giacomo, Bartolomeo, Andrea, Matteo, il capo di santo Stefano, le ossa di san Benedetto e della sorella Scolastica e delle Vergini Lucia ed Agnese e di alquanti Pontefici rammentano la perpetua spirituale nostra unione con quei santi nostri confratelli che ci precedettero nel cammino della fede ed or dormono nel sonno della pace aspettando la gloriosa risurrezione.

CAPITOLO III.

Basilica di san Sebastiano

1.

1. Per le attinenze che ha la Basilica di san Sebastiano colle catacombe, non saprebbesi toccare la storia di essa senza premettere una qualche menzione circa que' sotterranei asili della primitiva cristianità. Abbiamo già osservato dianzi, come i Romani soleano costruire monumenti sopra le tombe sepolcrali dei loro trapassati. Ciò che costituiva essenzialmente il sepolcro, era una sotterranea camera funeraria ove deponevansi le spoglie dei defunti; ma i sepolcri più sontuosi avevano al di sopra del mortuario ipogeo costruzioni di uno o due piani con apposite stanze decorate di pitture e stucchi ornamentali delle persone tolte al loro affetto e per compiere le consuete ceremonie sulle loro tombe. Siffatti erano i sepolcri di famiglia, cioè costruiti dal capo della medesima per tutti gl' individui di lei, compresi i liberti d'ambo i sessi. E queste costruzioni che elevavansi sopra i sepolcri si diceano appunto monu

menti o memorie. Vi erano anche sepolcri comuni che accoglievano le spoglie di persone appartenenti a diverse famiglie. Esse consistevano in camere con più ordini di nicchie (columbaria) e qui distanti l'una dall' altra, in ciascuna delle quali potevano collocarsi due urne cinerarie (olleae). I sepolcri, a qualunque religione appartenessero, erano tutelati dalle leggi e dalla pietà, che sola pur rimanea nei Romani la pietà dei sepolcri. Sotto l'egida di questa tutela i cristiani ebbero le loro sepolture, cui foggiarono all' usanza romana e le mortuarie dimore de' cristiani non differivano da quelle di Roma pagana, fuorchè in alcune particolarità attenenti a condizioni di culto e di morale consorzio. Già nel primo secolo dell' era nostra, ricchi patrizj convertiti alla fede cristiana avevano inalzate memorie sopra ipogei tanto estesi da potere accogliere le spoglie mortali non pur de' congiunti, ma ben anco degli amici e di altri confessori della medesima fede. Siffatti a cagion d'esempio sono i sepolcreti di Domitilla, Lucina, Commodilla, Calepodius, Praestetatus.

Anche in que' luoghi erano nicchie che appellavansi loculi, per accogliervi le spoglie dei defunti e gli spazi circoscritti dalle pareti in cui le nicchie erano incavate, chiamavansi cubicula camere, nelle quali solevano adunarsi i

fedeli intorno ai loro sacerdoti o Vescovi o Papi per la celebrazione dei sacri misteri.

Questi sotterranei alberghi di cadaveri furono denominati coemeteria, dormitoria, criptue etc. La custodia di essi era confidata a sacerdoti. I più grandi escavi operati per tale oggetto seguirono lungo la via Appia, e sul principio del secolo terzo il Papa Zefirino ne affidò la custodia al sacerdote Callisto il quale, alla sua volta poi divenuto Pontefice, li ampliò assai, li forni di cappelle pur sotterranee con abbellimenti per guisa che tutta quella necropoli venne da poi appellata il cimitero di Callisto.

2. Una parte di questo cimitero aveva il suo sito alla destra della via Appia, due miglia lungi da Roma e consisteva in un piccolo ipogeo o sotterraneo cimitero con una camera che ai primi cristiani serviva quale sepoltura e quale oratorio. Esso chiamavasi il cimitero di Lucina e poscia di san Sebastiano. A questo luogo conferirono grande celebrità straordinarii evenimenti.

Il primo di essi come racconta il Papa Gregorio il Grande in una sua lettera all' imperatrice Costanza è il seguente: Quando in Oriente fu sentita la morte dei due primarii Apostoli, si recarono di colà a Roma alcuni de' Cristiani per asportarne le sacre reliquie, avvisandosi che queste spettassero alla chiesa di

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