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corrompimento, libri che col prestigio di un bello stile, e di lingua purgata, di spiritose immagini, di erotiche romanzesche avventure tentano di ridurre l'uomo costumato ad uomo di fango. Lungi da voi quegli scritti antireligiosi con che cercasi ora, in ispecie fra noi, spargere i semi di uno spregevole, detestabile, abbominevole Protestantismo. La seconda conseguenza sarà, che voi non solamente allontanerete siffatti libri, ma quegli sciagurati eziandio, che colle parole, e coll'opere si fanno seguitatori, e propagatori delle empie idee ne' medesimi contenute. Deh! non sia mai che voi, o giovani, vi lasciate sedurre da cotestoro; essi tendono di continuo insidie alla vostra inesperienza onde formare di voi gli strumenti, e le vittime dei loro delitti. Sono, il sapete voi stessi, tutt' ora grondanti vivissimo sangue le piaghe che gli uni e gli altri hanno prodotto in ispecie nella nostra amata patria, nella misera

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te impressione del bene: le piaghe, che essi fanno, sono grandi e profonde, ed i rimedj deboli sono e leggieri. Diciam pure che questi libri ci istruiscono poco, e ci seducono molto. Ella è questa una scuola, si aggiunge, in cui si apprende il bello stile; è d'uopo coltivare lo spirito, e fornirsi di lumi, affine di saper vivere nel mondo. Illusioni, vere illusioni!.. Non viviamo noi forse in un secolo in che si è riconciliata la purezza, e l'eleganza dello scrivere colla pietà e colla Religione? E non abbiamo ottimi libri opportuni, e sovramodo adatti a formare il giudizio, ad ornare lo spirito, a regolare il cuore, scritti con tutte le grazie ? Quai fiori, dice Tertulliano, cogliersi possono da ammassi di putridume? Bisogna coltivare lo spirito; va bene, ma non colla sua perdizione. Ci accordiamo nella massima; ma non nei mezzi. Que' libri apriranno gli occhi a conoscere ciò che meglio sarebbe ignorare, e si acquisteranno maledette cognizioni, che trasporteranno il cuore, e la mente alle opere le più indegne. Noi, dicono alcuni, abbiamo nel leggere circospezione e cautela; quando incontrasi l'occhio a certi tratti, ben tosto sappiam divertirlo. E poi, soggiungono altri, se noi leggiamo libri cattivi e proibiti, eziandio ne ottenemmo licenza. Dapprima vi rispondo che all'atto pratico verrete meno a tutte le vostre vantate circospezioni, e l'occhio allettato e lusingato vorrà fare a suo modo, e vi trasporterà più innanzi che non avvisiate. Di più voi mi dite di aver licenza. Io so che, come la Chiesa per quella potestà, per quel diritto divino intrinseco allo stabilimento della medesima, diritto invano contrastato dai protestanti, dai seguaci dell' ipocrita d' Ipri, e dai moderni increduli, io so, dicea, che, come proscrive libri dan

Italia, in quell' Italia, che illusa da un fantasma d'indipendenza, ora vorrei che, rientrata in se stessa, rigettasse sdegnosa le trame che il genio del male sforzasi di mantenere nel suo seno; di quell'Italia, che ama i suoi studj, le sue arti, la sua pace, la sua Religione. Giovani eletti (e do fine a queste mie poche parole), giovani eletti, che siete per vostra sorte nella nobilissima carriera degli studj, vi ricordi adunque, che studiar dovete con ardore, e quindi da voi debbe abborrirsi una vita molle e scioperata, che seppellisce tanti ingegni i quali potrebbono addivenire utili e celebri, se il gusto del sapere prevalesse in loro a quello delle proteiformi mode e delle femminili cascanti attillature, se l'amore all' intellettuale applicazione fosse più comune di quello dei ritrovi, delle oziose piume, del giuoco, della gola, del sonno, dei teatri, e di un riprovevole dissipamento. Seggendo in piuma,

nosi ai fedeli che debbe istruire, così permette talvolta colle dovute cautele di ritenere e leggere certi libri a chi per ragione di ministerio, o per dottrina, età, e saviezza sa cogliere un qualche fiore in fra tante spine. Ciò è vero, ma è vero altresì che tante e tante di codeste licenze sono carpite, si addimandano per tutt'altro fine che pel retto, e che ad onta di queste licenze non si possono leggere quando si vegga tornare all'anima dannosi. Ricordiamo, che il primo Tribunale è quello della Coscienza, la prima legge è quella della Carità verso noi stessi. Miglior cosa per certo sarebbe, che si rinnovasse il bell'esempio dei Cittadini di Efeso, che recarono all' Apostolo Paolo i libri malvagi, e li fecero pascolo di fiamme divoratrici. Multi autem ex eis, qui fuerunt curiosa sectati, contulerunt libros, et combusserunt coram omnibus. Act. Apost. 14. Un tale esempio fu dato pure dagli stessi pagani. E gli Ateniesi gittarono alle fiamme i libri di Protagora perchè spargevano dubbiezze sull'esistenza degli Dei. I Greci fecero altrettanto delle opere empie e licenziose degli epicurei (Cicer. De Nat. Decor. l. 1. Lact. De ira, c. 9.). Alle fiamme furono dannati pure due mila e più volumi per ordine di Cesare Augusto. Liv. hist. 1. 25. Svet. Vita August. c. 31. Tac. an. 1. Si sa, che Lutero medesimo compose un trattato affine di provare la necessità di distruggere i libri pericolosi (Luth. lib. 6. de doctis). Sopra questo interessantissimo argomento si legga la superba istruzione pastorale, testè indiritta dai Vescovi del Belgio al Clero ec. ed inserita nelle modenesi Memorie di Religione ecc. ser. III, tom. 8. gittiamo anche noi, e ripetiamo risoluti

Ah sì al fuoco, al fuoco li Uro vos, ne urar a vobis!

così il divino Alighieri, In fama non si vien nè sotto coltre,Senza la qual chi sua vita consuma

Cotal vestigio in terra

di se lascia Quai fumo in aere od in acqua la

spuma. (20)

Vi ricordi, che dovete studiare profittevolmente, avendo in ispecie sempre ai fianchi Dio, la Religione, quella cattolica Religione santissima che sola può illuminare le vostre menti, diriggere i vostri cuori; quella Religione che sola può risvegliare nella nostra, or tanto abbattuta, Italia quel prisco genio letterario e scientifico, per cui meritò giustamente l'orrevole titolo di madre feconda delle arti e delle scienze. Educate l'ingegno con questa, e con questa in voi risplenderà la modestia del costume, la purezza dello spirito, il rac coglimento e la tranquillità dell' interno, e ciò contribuirà potentemente a farvi progredire negli studj, ed a rendervi utili a voi medesimi ed alla società.

Vi ricordi da ultimo, che voi siete la dolce speranza di un migliore avvenire, il fiore siete e la crescente gloria della patria nostra, amata cura dei genitori, obbietto della contentezza de' Superiori vostri, e del mio più tenero amore.

(20) Dante. Inf. 24

RISPOSTA A DUE QUESITI

INTORNO AI TROVATELLI.*

« Questi nostri riflessi non andranno forse a genio di alcuni << begli spiriti, ma nulla ci tratterrà mai dal sostenere francamen«te la verità, quando siamo abbastanza fortunati per afferrarla. Giuliani Dir. crim. tom. 2, pag. 311.

I ministero dell'interno ed alcuni consigli divisionali hanno cominciato ad occuparsi della questione degli esposti o trovatelli, onde risolvere due quesiti, di scemarne il numero cioè, e di provvedere alla loro educazione.

Una tal questione interessa altamente la religione, l' umana dignità, e la buona morale. Tanto basta perchè ogni buon Cristiano, ogni buon cittadino, debba rivolgerle premuroso i suoi studii onde venga risoluta nel miglior modo possibile.

Chi si fermasse a ponderare la gravezza ognor crescente del pubblico erario nell' allevare tante infelici creature, mostrerebbe di non valutare abbastanza il tema per il suo lato importantissimo di trascendentalità e di moralità: poichè, ove la religione e la umana dignità del buon costume trovansi impegnate, nessun altro motivo che sia di bassa lega può fermar l'attenzione di quegl' intelletti che sfavillano dell' alito divino.

Io, come stato consigliere divisionale, e consigliere provinciale, come Cristiano d' intima e dolcissima convinzione e di caldo affetto, e come cittadino, spero di trovare scusa se mi

(*) Essendo, per una singolare combinazione, venuto alle nostre mani questo scritto e il seguente, ci siamo consigliati di dar luogo ad essi nel nostro periodico, non per la riferenza speciale che aver possano ad un paese, ma per le considerazioni d'alta moralità che sono generalmente applicabili a tanta parte di quelli che si vantano inciviliti.

avventuro a portare colle mie deboli forze una pietruzza molto semplice a questo umanitario edifizio. Il sig. Giovenale Vegezzi Ruscalla anche a me ha diretto quella sua circolare stampata e datata da Torino li 15 Gennajo 1850, colla quale invita tutti i consiglieri alla soluzione degli esposti quesiti, e, mentre troppo modestamente dichiara di non saper risolvere il primo, molto si occupa del secondo.

1.° QUESITO

Quali siano i mezzi atti ad iscemare
il numero degli esposti.

Il sig. Giovenale non si conosce capace di risolverlo, o soggiunge che nemmeno lo hanno potuto risolvere gli uomini più celebri di Europa. Lo risolverò io, e lo risolverò appunto perchè non sono celebre. Si racconta di famosi giureconsulti che imbarazzati di qualche caso, hanno utilmente fatto ricorso a qualche villico o a qualche fantesca. Ma dimando licenza ai begli spiriti di poter dir francamente la verità, e li prego di non fare sgarbi alla verità. La verità certo non è troppo avvenente nè troppo complimentosa, ma a saperla intrattenere la si trova dolce e riesce il miglior piatto di credenza che sia al mondo.

Parmi prima di tutto che il quesito sia stato mal posto. Il male di Esposizione non è che conseguenziale di altro assai più grave e assai più numeroso, voglio dire lo Stupro del corpo: e questo è conseguenziale anch'esso di altro immensamente più grave che è lo Stupro dell'animo. È lo stupro dell' animo dunque, da cui ne segue quello del corpo con tutte le sue conseguenze fino all' esposizione o all' infanticidio, che bisogna trovar mezzo d' impedir il più che si possa.

Mi ascoltino i begli spiriti, mi ascoltino gli uomini più celebri del mondo. Il sig. Giovenale ci dice che la statistica, specialmente quella delle città, porge dei ragguagli spaventosi sull' accrescimento del numero degli esposti. Io non voglio disperare dell' umana dignità, perchè ne so il rimedio. La depravazione dell' animo è conseguenza necessarissima inevita

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