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Perchè in (a) medesmo detto

Convengono ambedue, ch' en (1) d' un effetto;
Onde (b) convien, dall' altra venga l' una,
O da un terzo ciascuna (c);

Ma se l' una val ciò, che l'altra vale,
Ed ancor più, da lei verrà piuttosto (d):
E ciò, ch' io ho detto qui, sia per supposto (e).
È gentilezza dovunque (f) virtute,
Ma non virtute ov' ella;

Siccome è'l Cielo dovunque la Stella,
Ma ciò non è converso (2).

E noi in donne (g), ed in età novella
Vedem questa salute,

In quanto vergognose son tenute;
Ch'è da virtù diverso.

Dunque verrà (h), come dal nero il perso (3),
Ciascheduna virtute da costei,

Ovvero il gener lor (i), ch'i' misi avanti.
Però nessun si vanti

Dicendo: per ischiatta i' son con lei (k);
Ch'elli son (1) quasi Dei,

Que'ch' han tal (m) grazia fuor di tutti rei (4);
Chè solo Iddio all' anima la dona,
Che vede in sua persona

Perfettamente star, sicchè ad alquanti
Lo seme (n) di felicità s' accosta,
Messo da Dio nell' anima ben posta (o).
L'anima, cui adorna esta bontate
Non la si tiene ascosa;

Chè dal principio, ch' al corpo si sposa,
La mostra infin 'la morte:
Ubidente, soave e vergognosa
È nella prima etate,

E sua persona adorna (p) di beltate,
Colle sue parti accorte:

In giovanezza temperata e forte,
Piena d'amore e di cortese lode,
E solo in lealtà far si diletta:

E (q) nella sua senetta (5),

Prudente e giusta, e larghezza se n' ode;
E 'n sè medesma gode

D'udire (r), e ragionar dell' altrui prode (6):
Poi nella quarta parte della vita
A Dio si rimarita,

Contemplando la fine, che l'aspetta (s),
E benedice li tempi passati.
Vedete omai, quanti son gl' ingannati!
Contr'agli erranti, mia (7), tu te n'andrai:
E quando tu sarai

(a) Che per (b) Dunque (c) Onde convien che l' una Venga dall'altra, o da un terzo ciascuna (d) Ma se pur l' una quanto l'altra vale, Cotanto perverrà da lei piuttosto (e) presupposto (f) dovunche (g) E noi in donna-In noi, in donne (h) Che da virtù diverso Dunque verrà (i) Ovver dal gener lor (k) i' son colei (1) Che sono (m) Que' con tal ́ (n) Chỉ è (o) sicchè d' alquanti, Che 'I seme di felicità s'accosta, Messa da Dio nell' anima ben posta (p) acconcia (q) Poi (r) U

seme

In parte (t) dove sia la donna nostra, Non le tenere il tuo mestier coverto; Tu le puoi dir (u) per certo:

Io vo parlando dell' amica vostra.

CANZONE XXIX.

Dice che il tormento del cuore non gli permette ragionar di tutti i pregi della sua Donna.

Io non pensava che lo cor giammai
Avesse di sospir tormento tanto,
Che dall' anima mia nascesse pianto,
Mostrando per lo viso gli occhi morte.
Non senti' pace mai, nè riso alquanto,
Posciach' Amor e Madonna trovai;
Lo qual mi disse: tu non camperai,
Chè troppo è lo valor di costei forté.
La mia virtù si parti sconsolata,
Poichè lasciò lo core

Alla battaglia, ove Madonna è stata,
La qual dagli occhi suoi venne a ferire
In tal guisa, ch' Amore

Ruppe tutti i miei spiriti a fuggire.

Di questa donna non si può contare (8),
Che di tante bellezze adorna viene,
Che mente di quaggiù non la sostene,
Sicchè la veggia lo 'ntelletto nostro:
Tanto è gentil, che quando penso bene,
L'anima sento per lo cor tremare,
Siccome quella che non può durare
Davante al gran dotor, che a lei dimostro.
Per gli occhi fiere la sua claritate,
Sicchè qual uom mi vede,

Dice: non guardi me questa pietate,
Che post' è 'n vece di persona morta,
Per dimandar mercede:

E non se n'è Madonna ancora accorta.
Quando mi ven pensier, ch' io voglia dire
A gentil core della sua virtute,
Io trovo me di sì poca salute,
Ch' io non ardisco di star nel pensiero:
Ch' Amor alle bellezze sue vedute,
Mi sbigottisce sì, che sofferire
Non puote 'l cor, sentendola venire;
Che sospirando dice: io ti dispero (9);
Perocch' io trassi del suo dolce riso
Una saetta acuta,

Che ha passato il tuo, e 'l mio diviso:

dire

(s) che gli aspetta che ella aspetta (t) In luogo (u) Potraile dir

(1) Ch'enno, che sono.

(2) Non è al rovescio, non è al contrario.
(3) Color misto di rosso e di nero.
(4) Fuor d'ogni reità.

(5) Vecchiaia, voce latina.
(6) Pro, utilità.

(7) Contro a coloro che sono in errore, o mia canzone. (8) Raccontare, parlare. (9) Io ti tengo per disperato, spacciato.

Amor, tu sai allora, ch' io ti dissi, Poiché l'avei veduta,

Per forza converrà, che tu morissi.
Canzon, tu sai che dei labbri d' Amore
Io ti sembrai, quando Madonna vidi:
Però ti piaccia che di te mi fidi:

Che vadi in guisa a lei, ch' ella t'ascolti:
E prego umilemente, a lei tu guidi
Gli spiriti fuggiti del mio core,
Che per soverchio dello suo valore
Eran destrutti, se non fosser volti;
E vanno soli senza compagnia
Per via troppo aspra e dura;
Però gli mena per fidata via,
Poi le di', quando le sarai presente:
Questi sono in figura

D'un che si more sbigottitamente.

CANZONE XXX.

Descrive lo stato in cui si trova

l'innamorato suo cuore.

Giovene donna dentro al cor mi siede,
E mostra in se beltà tanto perfetta,
Chè s'io non ho aita,

I' non saprò dischiarar (1) ciò che vede
Gli spirti innamorati, cui diletta
Questa lor nova vita:

Perchè ogni lor virtù ver lei è ita;
Di che mi trovo già di lena asciso (2)
Per l'accidente piano (3), e'n parte fero.
Dunque soccorso chero (4)

Da quel Signor ch' apparve nel chiar (5) viso,
Quando mi prese per mirar sì fiso.

Dimorasi nel centro la gentile
Leggiadra, adorna, e quasi vergognosa;
E però via più splende

Appresso de' suoi piedi l'alma umile:
Sol la contempla si forte amorosa,
Ched a null' altro attende;

E posciache nel gran piacer si accende,
Gli begli occhi si levano soave
Per confortare la sua cara ancilla;
Onde qui ne scintilla

(1) Far chiaro, palese, lo stesso che dichia

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L'aspra saetta che percosso m' have,
Tosto che sopra me strinse le chiave.
Allora crescel sfrenato desiro,
E tuttor sempre, nè si chiama stanco
Finchè a porto m' ha scorto,
Che'l si converta in amaro sospiro;
E pria che spiri, io rimango bianco,
A simile (6) d' uom morto;

E s'egli avvien ch' io colga alcun conforto,
Immaginando l' angelica vista,

Ancor di certo ciò non m' assicura;
Anzi sto in paura;

Perchè di rado nel vincer s' acquista,
Quando che della preda si contrista.
Luce ella nobil nell' ornato seggio,
E signoreggia con un atto degno,
Qual ad essa convene:

Poi sulla mente dritto lì per meggio (7)
Amor si gloria nel beato regno,
Ched ella onora e tene;

Sicchè li pensier ch' hanno vaga spene,
Considerando si alta conserba (8),
Fra lor medesmi si coviglia e strigne (9):
E d'indi si dipigne

La fantasia, la qual mi spolpa e snerba,
Fingendo cosa onesta esser acerba.

Così m'incontra insieme ben e male;
Chè ragion, che 'l netto vero vuole,
Di tal fin è contenta:

Ed è conversa in senso naturale,
Perchè ciascun affan, chi'l prova,
E sempre non allenta:

duole:

E di qualunque prima mi rammenta,
Mi frange lo giudizio mio molto:
Nè diverrà, mi credo, mai costante:
Ma pur, siccome amante,

Appellomi soggetto al dolce volto,
Ne mai lieto sarò, s' ei mi fia tolto.

Vattene, mia Canzon, ch'io te ne prego,
Fra le person che volentier t' intenda,
E si t'arresta di ragionar sego (10):"
E di' lor, ch' io non vego (11),

Nè temo, che lo palegiar (12) m'offenda: Io porto nera vesta e sottil benda.

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Al
Son giunto, lasso, ed al bianchir de' colli,
Quando si perde lo color nell' erba:
E'l mio disio però non cangia il verde,
Si è barbato (1) nella dura pietra,
Che parla e sente, come fosse donna.

poco giorno, ed al gran cerchio d'ombra | Ch' io son fuggito per piani e per colli,

Similemente questa nova donna
Si sta gelata, come neve all' ombra;
Che non la move, se non come pietra,
Il dolce tempo, che riscalda i colli,
E che gli fa tornar di bianco in verde,
Perchè gli copre di fioretti e d' erba.
Quando ella ha in testa unaghirlanda d'erba,
Trae della mente nostra ogni altra donna;
Perchè si mischia il crespo giallo e 'l verde
Si bel, ch' Amor vi viene a stare all'ombra;
Che m'ha serrato tra piccioli colli
Più forte assai, che la calcina pietra;

Le sue bellezze han più virtù, che pietra,
E'l colpo suo non può sanar per erba;

Per potere scampar da cotal donna;
Onde al suo lume non mi può fare ombra
Poggio, nè muro mai, nè fronda verde.

Io l'ho veduta già vestita a verde
Si fatta, ch'ella avrebbe messo in pietra
L'amor, ch'io porto pure alla sua ombra;
Ond' io l'ho chiesta in un bel prato d' erba
Innamorata, come anco fu donna,
E chiusa intorno d'altissimi colli.

Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli
Prima, che questo legno molle e verde
S' infiammi, come suol far bella donna,
Di me, che mi torrei dormire in pietra
Tutto il mio tempo, e gir pascendo l' erba,
Sol per veder de' suoi panni l'ombra (a).

Quandunque i colli fanno più nera ombra,
Sotto un bel verde la giovene donna
Gli fa sparir (b), come pietra sotto erba.

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Mi pose in vita si dolce e soave,

E ciò, che 'n donna è da pregiar, virtute; In gaia gioventute

Distrutta hai l'amorosa leggiadria.

Più non vo' discovrir qual donna sia, Che per le proprietà sue conosciute. Chi non merta salute,

Non speri mai aver sua compagnia.

BALLATA III.

Ballata, i' vo', che tu ritruovi Amore, E con lui vadi a Madonna davanti,

Ch'i' mi sentia dir dietro (c) spesse (d) fiate: Sicchè la scusa mia, la qual tu canti,

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Morte villana, di pietà (k) nimica,
Di dolor madre antica,

Giudizio incontrastabile, gravoso,
Poich' hai data materia al cor doglioso,
Ond'io vado pensoso,

Di te biasmar la lingua s'affatica:
E se di grazia ti vuoi far mendica (3),
Convenesi, ch'io (1) dica

Lo tuo fallir, d'ogni torto tortoso (4);
Non però che (m) alla gente (n) sia nascoso,
Ma per forne cruccioso (5)

Chi d'Amor per innanzi si nutrica.
Dal secolo hai partita cortesia,

sai

dire

(a) immaginiate (b) dolore (c) drieto (d) as(e) Dio! (f) degnitate (g) che (h) E di dentro dal cor (i) mi stringo (k) e di pietà (1) Conviensi che io - Conviene si ch' io (m) Non perchè (n) alle genti (0) il mio (p) in tutte parti avere-Aver dovresti (q) vuoli (r) deve (s) S' è, com'io credo, in ver di me-Si, com'io credo, è in ver di me-in ver di te (t) Se tu (u) chesta

Ragioni poi con lei lo mío (o) Signore.
Tu vai, Ballata, sì cortesemente,
Che senza compagnia

Dovresti avere in tutte parti (p) ardire;
Ma, se tu vuogli (q) andar sicuramente,
Ritruova l'Amor pria;

Chè forse non è buon senza lui gire:
Perocchè quella, che ti debbe (r) udire,
Se, com'i' credo, è in ver di me (s) adirata,
E tu (t) di lui non fussi accompagnata,
Leggieramente ti faria disnore.

Con dolce suono, quando se' con lui,
Comincia este parole,

Appresso che averai chiesta (u) pietate:
Madonna, quegli, che mi manda a vui,
Quando vi piaccia, vuole,

Sed egli ha scusa, che la m'intendiate.
Amore è qui (v), che per vostra beltate
Lo (x) face, come vuol, vista cangiare:
Dunque, perchè gli fece altra guardare,
Pensatel voi, dacch' e' non mutò 'l core.

Dille: Madonna, lo suo core è stato
Con si fermata fede,

Ch'a voi servir lo pronta (6)(y) ogni pensiero, Tosto fu vostro, e mai non s'è smagato (7).

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Sed ella non te 'l (a) crede,

Di', ch'en (b) domandi Amore se egli è vero.
Ed'alla fine falle umil preghiero (1),
Lo perdonare se le fosse a noia,
Che mi comandi per messo, ch'i' moia;
E vedrassi ubbidire al servidore (c).

E di' a colui (d), ch'è d'ogni pietà chiave, Avanti che sdonnei (2),

Che le saprà contar mia ragion buona:
Per grazia della mia nota soave,
Rimanti (e) qui con lei,

E del tuo servo, ciò che vuoi (f), ragiona;
E s'ella per tuo prego gli perdona,
Fa', che gli annunzi in bel (g) sembiante pace.
Gentil Ballata mia, quando ti piace,
Muovi in tal (h) punto, che tu n'aggi onore.

BALLATA IV.

Quantunque volte, lasso! mi rimembra, Ch'io non debbo giammai

Veder la donna, ond'io vò si dolente,
Tanto dolore intorno al cor m'assembra
La dolorosa mente,

Ch'i' dico: anima mia, chè non ten vai?
Chè li tormenti, che tu porterai
Nel secol che t'è già tanto noioso,
Mi fan pensoso di paura forte;
Ond'io chiamo la Morte,

Come soave e dolce mio riposo;

E dico: vieni a me, con tanto amore,

Ch'i' sono astioso (i) di chiunque muore.
E' si raccoglie negli miei sospiri
Un suono di pietate,

Che va chiamando Morte tuttavia:
A lei si volser tutti i miei disiri,
Quando la donna mia

Fu giunta dalla sua crudelitate:
Perchè 'l piacere della sua beltate,
Partendo sè dalla nostra veduta,
Divenne spirital bellezza e grande (k),
Che per lo cielo spande (1)
Luce d'Amor, che gli Angeli saluta,
E lo 'ntelletto loro alto e sottile
Face maravigliar, tant'è (m) gentile.

BALLATA V.

Io mi son pargoletta bella e nova, E son venuta per mostrarmi a vui Delle bellezze e loco, dond' io fui.

Io fui del cielo, e tornerovvi ancora, Per dar della mia luce altrui diletto:

(a) non ti (b) Di', che (c) ubbidir buon servitore E vedrà bene ubbidir servitore (d) a colei (e) Riman tu (f) vuol (g) un bel (b) in quel (i) aschioso-afflitto (k) bellezza grande (1) Che per lo ciel si spande (m) si n'è-si vien (a) a cui (o) a lui (p) ne è (q) acquetai (r) guardar di Madonna (s) felice (t) Sopra umana fat(u) che spande e porge Sè stessa ad altri, avvegna non la scorge (v) dolce il mio

tura

E chi mi vede, e non se ne innamora, D'Amor non averà mai intelletto;

Che non gli fu in piacere alcun disdetto (3),
Quando natura mi chiese a colui,
Che volle, donne, accompagnarmi a vui.
Ciascuna stella negli occhi mi piove
Della sua luce e della sua virtute:
Le mie bellezze sono al mondo nove,
Perocchè di lassù mi son venute;
Le quai non posson esser conosciute,
Se non per conoscenza d'uomo, in cui (n)
Amor si metta per piacere altrui (0).

Queste parole si leggon nel viso
D'una Angioletta che ci è (p) apparita:
Ond'io che per campar la mirai fiso,
Ne sono a rischio di perder la vita;
Perocch'io ricevetti tal ferita

Da un ch'io vidi dentro agli occhi sui,
Ch'io vo piangendo, e non m'acqueto (q) pui.

BALLATA VI.

Poichè saziar non posso gli occhi miei Di guardare a Madonna (r) il suo bel viso, Mirerol tanto fiso

Ch'io diverrò beato (s), lei guardando.
A guisa d'Angel, che di sua natura,
Stando su in altura (t),

Divien beato, sol vedendo Iddio;
Così essendo umana criatura,
Guardando la figura

Di questa Donna che tene il cor mio,
Potria beato divenir qui io; ́

Tant'è la sua virtù, che spande e porge,
Avvegna non la scorge (u),

Se non chi lei onora desiando.

BALLATA VII.

Io non domando, Amore,

Fuor che potere il tuo piacer gradire (4):
Così t'amo seguire

In ciascun tempo, o dolce mio (v) signore.
E sono in ciascun tempo ugual d'amare (x)
Quella donna gentile,

Che mi mostrasti, Amor, subitamente
Un giorno che m'entrò si nella mente (y)
La sua (z) sembianza umile,

Veggendo te (aa) ne' suoi begli occhi stare,
Che dilettare il core

Dappoi non s'è voluto (bb) in altra cosa,
Fuorchè quella (cc) amorosa
Vista ch'io vidi, rimembrar tutt'ore.

(x) Però ch'io servo sempre ugual d'amore (y) Un giorno si m' entrò dentro la mente (z) In sua (aa) se (bb) Che diletto al mio core Dipoi non s'è veduto (cc) Fuor che'n quella

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