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ARGOMENTI

DEI

TRATTATI E CAPITOLI COMPONENTI IL CONVITO

COMPILAZIONE

DI

FILIPPO SCOLARI

TRATTATO I.

Introduzione al Convito: difesa del vulgare eloquio, in cui è scritto.

Capitolo I. L'uomo è mosso naturalmente a sapere: non tutti possono ottener questo fine; chi sa, deve altrui liberalmente largire il cibo della Sapienza: è di questo cibo che s'imbandisce il Convito mediante la sposizione di quattordici Canzoni.

Capitolo II. Si scusa l'Autore del dover parlare di sè, e troppo a fondo del suo argomento: mostra quando e con qual fine sia permesso parlare di sè, e dà gli esempi di Boezio e di S. Agostino: accenna che la sostanza delle sue Canzoni, mosse da virtù, non da passione amorosa, e sta nascosta sotto figura di allegoria ignota a tutti, s'egli non la dichiara.

Capitolo III. Si scusa l'Autore per quel po' di durezza che si troverà nel Convito: ue accenna la causa nel suo infortunio; colpito dal quale, mostra come possa essere diminuita a suo scapito la stima di taluni, sebbene a torto.

Capitolo IV. Aggiunge che procurò di scrivere con più di gravità il Convito, a compenso di quello che, per essersi fatto conoscere di persona a tutti quasi gl'Italici, può avere discapitato nella loro opinione.

Capitolo V. Entra a provare che in questa sua opera doveva far uso del Volgare e non del Latino, per convenienza di ordine, essendo le Canzoni scritte in Volgare; ond'é che un Comento latino sarebbe stato superiore ad esse per nobiltà, virtù e bellezza di lingua.

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Capitolo VII. Segue a mostrare che il Latino a gran pena s'avrebbe potuto accomodare al Comento delle Canzoni volgari perchè il superiore mal segue il comando dell'inferiore; perchè il Latino ha già nelle sue scritture molte parti della sentenza del Volgare, e non viceversa; perchè in fine il Latino sarebbe stato insufficiente pei non litterati, e quanto ai litterati avrebbe esposto le Canzoni a più genti anche straniere, che esse Canzoni non vogliono.

Capitolo VIII. A provar maggiormente che il Comento latino non sarebbe convenuto alle Canzoni volgari, premette che il suo Convito è frutto di una compiuta liberalità, la quale ricerca che si dia a molti, che si dieno cose utili, e che si doni senza essere domandato.

Capitolo IX. Prova in conseguenza che il Comento latino non avrebbe giovato a molti, non sarebbe stato datore d'utile dono; non sarebbe stato inatteso e non domandato quanto il volgare.

Capitolo X. Confessa nullameno l'Autore che è gran novità dar il Comento delle sue Canzoni in Volgare; e però, chiesta scusa della troppa, ma necessaria digressione, mostra come a ciò lo condusse amor naturale della propria lingua, desideroso di magnificarla, geloso di sua interezza, e vago di difenderla dalle taccie ingiuriose che le si appongono da molti.

Capitolo XI. Entrando quindi a sostenere Cupotolo VI. Aggiunge che il Latino sa- le difese del Volgare, accenna cinque cagiorebbe stato come servo non conoscente del ni abbominevoli del disprezzo in che lo tensuo padrone e degli amici suoi, perchè il La-gono alcuni. La prima è mancanza di discretino non comprende la cognizione del Vol-zione nel maggior numero, che, come volgo, gare e non è comune a quanti parlano il segue ciecamente l'errore altrui. La seconda Volgare. è maliziata scusa di alcuni che vogliono at

tribuire a difetto del Volgare il difetto della mente propria. La terza è vanagloria di sapere il Latino, che altri non sa. La quarta è invidia pel non saper far l'uso del Volgare, che altri fa. La quinta è viltà d'animo, per cui alcuni temono che il proprio Volgare non arrivi all'altrui.

Capitolo XII. Svelate queste turpi cagioni, passa a dimostrare com' egli (l'Autore ) siasi fatto amico del Volgare, e siasi questa amistà confermata. Ciò per prossimità del Volgare, ch'è il proprio; per consuetudine nell'adoperarlo; per bontà che il Volgare ha in sè stesso.

Capitolo XIII. Conchiude che ha preferito il Volgare per forza di amistà confermata, e questa per beneficii ricevuti la mercè del Volgare; lingua che parlavano i suoi genitori; lingua che gli fu scala al Latino; lingua che Dante portò a stabilità di numero e rime; lingua di cui si valse in tutto il tempo della sua vita.

TRATTATO II.

Dichiarazione della Canzone I, intorno all'amore della Filosofia sotto l'immagine di Beatrice.

Capitolo I. Purgato il pane del Convito da ogni sua macchia, avverte che nel comentare le sue Canzoni ne spiegherà il senso litterale e l'allegorico, e toccherà incidentemente del morale e dell' anagogico.

Capitolo II. Accenna l'argomento, e dice divisa in tre parti principali la Canzone: Voi,

intendendo ec.

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che,
Capitolo III. Pone le notizie necessarie a
conoscere di qual Cielo egli parli.

Capitolo IV. E dimostra ch'egli parla del
Cielo di Venere.

Capitolo V. Poi dell'Intelligenze celesti, delle quali prova che i Gentili avevano idee imperfette.

Capitolo VI. E dice che le intelligenze particolari, cui rivolge la sua Canzone, sono li Troni, ordine d'Angeli motori del terzo Cielo, che è cielo di Venere, cielo d'Amore. Capitolo VII. Dichiara quindi il testo della prima parte della Canzone dal v. 1 al 13, che è un'apostrofe alle Intelligenze suddette, onde l'aiutino nell' interno contrasto che prova per degnamente commendare Beatrice.

Capitolo VIII. Continua la spiegazione del testo dal v. 14 al 26, e dimostra qual sia il contrasto sofferto dentro a sè per un pensiere che lo spinge dolcemente a contemplare la gloria della sua donna nel regno dei Beati; e per un altro contrario che gliene rappre senta la beltà corporea e terrena, e tutta vince l'anima sua.

Capitolo IX. Scioglie da prima un obbietto

che potrebbe esser mosso sulla contrarietà di due pensieri, che sono entrambi figli d'Amore, e quindi derivazione delle medesime Intelligenze; ond'è che non dovrebbero esser opposti fra loro. Mostra pertanto come il pensiero d'indole superiore e celeste sia condotto a trasmutarsi in uno d'indole inferiore e terrena; senza di che al pensiero principale mancherebbe l'effetto. E qui, toccato del corpo congiunto all'anima, e dell' anima separata da questo, discorre dell'immortalità di quest'ultima.

Capitolo X. Continua a dichiarare la Canzone dal v. 27 al 39, e la qualità della battaglia internamente sofferta per li due opposti pensieri mossi dall' amore della sua donna.

Capitolo XI. Continua nella dichiarazione dal v. 40 al 52 sull'argomento medesimo. Capitolo XII. Dichiara l' intendimento della tornata della Canzone, che comincia dal v. 53, e termina col v. 61.

Capitolo XIII. Dimostrata la sentenza litterale della Canzone, procede alla sposizione dell'allegoria, che si riferisce all' amore della sua donna, ed alla tristezza in cui rimase dopo la morte di quella.

Capitolo XIV. Prosegue a dichiarare l'allegoria della Canzone per conto del terzo Cielo, alle cui Intelligenze è indiritta; e dimostra come i Cieli corrispondono alle Scienze per l'ordine e numero in che convengono. Per ordine: se i Cieli si avvolgono intorno al proprio centro, le Scienze intorno al proprio soggetto; se i Cieli rischiarono le cose visibili, le Scienze le intelligibili; se i Cieli inducono la prima nostra perfezione di esistenza, le Scienze la seconda nella speculazione del vero. Per numero: i Cieli sono sette, e sette sono le Scienze del Trivio e del Quadrivio; all'ottava sfera corrispondono la Fisica e la Metafisica; alla nona la Scienza morale; al Cielo empireo la Teologia. Questo premesso, dimostra le relazioni che passano tra li primi sette Cieli (Luna MercurioVenere Sole Marte Giove-Saturno) e le prime sette Scienze (GrammaticaDialettica Rettorica Aritmetica-Musica - Geometria

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Astrologia). Capitolo XV. Continua a ragionare la similitudine dei Cieli superiori colle Scienze che vi corrispondono.

Capitolo XVI. Dimostrato, in virtù delli due precedenti Capitoli, che il Poeta parla alle intelligenze del terzo Cielo, assomigliato alla Rettorica, dichiara come la dolcezza colla dolcezza degli insegnamenti di Boezio e di Tullio l'abbia indotto all' amore della Filosofia, e come di questa donna egli parli in senso anagogico nella proposta Canzone.

TRATTATO IN.

Dichiarazione della Canzone II intorno

alle lodi della Filosofia.

Capitolo 1. Espone l'argomento della sua seconda Canzone, ch'è lodare quanto gli sarà possibile l'eccellenza e virtù della donna segno del suo secondo amore, ch'è la Filosofia. Mostra come da forte amore fu mosso, e da tre motivi con esso; il primo di onore a sè per li pregi dell'amor suo; l'altro di buon volere per adoperarsi in onore di lei; il terzo di previdenza onde fuggire la taccia di aver mutato amore, e scambiato all'amor di Beatrice quello di un'altra donna. Divide poi essa Canzone in tre parti: la prima dal 1 al 18; la seconda dal v. 19 al 54; la terza dal v. 55 al 72.

V.

chiara la Canzone dal v. 55 al 72, mostrando come anche secondo il corpo essa sia aiutatrice di nostra fede, ed opera di divino proponimento a tal effetto produrre.

Capitolo XI. Comenta la licenza della Canzone dal v. 73 all' 83, e scusa la Canzone stessa per ciò che tante lodi abbia detto della sua donna, entre che in un altro componimento ella fu detta disdegnosa e superba. L' Autore sopra di ciò si fa a dimostrare co me alcune cose anche in natura possono parere quello che in sè non sono.

Capitolo X. Compie subito dopo la spiegazione litterale della licenza della Canzone dal v. 84 al 99.

Capitolo, XI. Si fa in appresso a dimostrare il senso allegorico della Canzone. Propone che la donna amata è la donna del suo intelletto, che si chiama Filosofia. Insegna chi le abbia dato il nome, in che veramente consista, quanto ne sia nobile il fine, e di quali scienze più intimamente si occupi.

Capitolo XII. Procede nelle lodi della Fi

intelligibile, di cui parla nella Canzone, sia immagine non indegna d'Iddio, Sole spirituale ed intelligibile; e fa conoscere come Iddio della Filosofia più propriamente compiacciasi. Ciò per comento allegorico della Canzone dal v. 1 al 22.

Capitolo II. Suddivide la prima parte in tre, cioè dal v. 1 all'8, dal v. 9 al 13, dal v. 14 al 18; e in questo Capitolo dichiara la prima, mostrando la sublimità dell'argoinento preso a cantare, ed è questo: che l'a-losofia: dimostra come il Sole corporeo ed more di cui ragiona è quello della sua anima con una douna gentile, immagine della luce divina, tanto unita all'anima sua, che continui pensieri gli nascono in mente per conoscere il valore di questa donna medesima. Capitolo III. Fa quindi comprendere come la mente rappresenti tra le proprietà dell'uomo quella più nobile, che intende ai diletti della verità e della virtù; e quindi prova come nella mente fosse ben collocato l'amore di cui ragiona; amore tanto desideroso di poter esprimere con parole, quanto impossente a farlo per le virtù ineffabili della bellezza a

mata.

Capitolo IV. Ragiona quindi le cagioni dell' insufficienza propria ad esprimere tutto quello ch'è vero de' pregi ineffabili della sua donna, e continua il comento della Canzone dal v. 9 al 13, e dal 14 al 18.

Capitolo XIII. Continua la sposizione allegorica della Canzone dal v. 23 al 36, e dinota per qual modo gli uomini sieno fatti capaci di Filosofia e come sia conceduto gran parte del suo bene all' umana natura.

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Capitolo XIV. Dette le lodi della Filosofia generale, discende alle speziali, e svela l'allegoria della Canzone dal v. 37 al 54. Mostra come la Filosofia operi sulle intelligenze umane, e le sollevi all'amore delle cose eterne.

Capitolo V. Continua il comento della Can-e zone dal v. 19 al 36, e dimostra parimente come a ragione abbia detto del Sole nel v. 19, che gira tutto il mondo; inteso per inondo il solo globo terracqueo.

Capitolo VI. Prosiegue il comento della Canzone dal v. 19 al 36, e commenda la donna sua si secondo l'anima, come secondo il corpo.

Capitolo XV. Conchiude il comento allegorico della Canzone dal v. 55 all' ultimo, dichiara come Filosofia generi in noi Sapienza, unica luce di scorta che aver possiamo in questa brevissima vita.

TRATTATO IV.

Dichiarazione della Canzone III intorno ai veri principii della Nobiltà.

Capitolo VII. Passa a sponcre la Canzone Capitolo I. Premette che, come seguace dal v. 37 al 54, e commenda la sua donna di Filosofia, prese in odio li seguitatori delpiù spezialmente secondo l'anima, mostran- l' errore per malizia: e che tra i molti erdo che il suo bene è grande in altrui o utile rori che distolgono dal retto cammino, quel al mondo, secondochè in lei si vede un conti- lo specialmente gli parve buono torre a dinuo miracolo, il quale nella mente di Dio fu struggere, per cui gli uomini pensano che ordinato ab eterno in testimonio della nostra la nobiltà sia posta in tutt' altro, che nelfede. l'amore della virtù e dek sapere. Accenna che di ciò tratta nella sua terza Canzone, e che in essa non è fatto uso di allegoria, per

Capitolo VIII. Commenda più spezialmente la sua donna dalla parte del corpo, e diDANTE. Opere Minori.

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