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volato cinti da una specie d' impalancato di legno (pariete). Desso figurava il palazzo dei re di Babilonia. Sopra un altro palco simile stavano i Magi; e probabilmente altri palchi figuravano la casa del profeta, Daniele, e il luogo di Abacuc. Doveva poi esserci la fossa dei leoni (lacus leonum), e le fiere doveano in qualche modo esser viste; nè è fuori d'ogni probabilità la supposizione che fossero uomini coperti di pelli e con maschere belluine. 2

I vestiarii dei personaggi meritano pure attenzione. In origine è certo che codesti costumi non erano altro che le vesti sacerdotali. In seguito esse, rimanendo pur tali nella sostanza, si andarono in parte modificando. Qui noi troviamo Balthazar e Dario con ornamenti reali; la regina in vestitu deaurato. I milites erano indubbiamente vestiti come i cavalieri del tempo.

Passando ora all'azione scenica, abbiamo da notare la mano che apparisce a scrivere le tre parole Mane, Techel, Phares (apparebit quaedam dextera super caput Regis scribens), il che prova che esisteva un' arte del meccanismo già assai avanzata: le apparizioni degli angeli (tunc apparebit Angelus Domini in lacu, habens gladium, qui concludat ora leonum); l'altro angelo che trascina Abacuc pei capelli (ducet eum ad lacum

1 Sedes nel lat. med. V. Du Méril, op. cit., p. 187, 216, 237. 2 Ved. Sepet, op. cit., p. 251.

capillo); i canti dei milites, la pompa della corte di Dario (adveniens cum exercito suo); l'orchestra che accompagna il canto:

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dal che si ritrae che già avevasi il desiderio, la tendenza al teatrale, ossia che il Mistero è in un grado di sviluppo ulteriore.

Che se noi ritorniamo ora col pensiero a quel dramma de Nativitate, del quale già parlai ad altro proposito, e ripensiamo ai gesti della Sibilla, al grottesco dell' arcisinagogo, agli spropositi de' giudici, alla scena del diavolo, alla strage de' fanciulli, al canto a Venere e via dicendo, avremo chiara davanti alla mente la via percorsa da questi Misteri, cioè il loro progressivo allontanarsi dal carattere liturgico, assumendo via via forme sempre più estranee al culto; o, per dirlo in altre parole, il passaggio dal rito ecclesiastico allo spettacolo teatrale, nel quale vanno insinuandosi elementi profani, derivanti da quell'arte istrionica, vagabonda, popolare, che trovava il suo elemento nei gusti e nei costumi delle plebi, e che si rannodava lontanamente all'atellana latina. Il punto di contatto tra il mimo delle piazze ed il chierico medievale dà luogo ad una prima evoluzione drammatica, nella quale il chierico ha sempre il disopra. Vedremo in seguito che l'istrione prende la sua rivincita; ed allora avremo un

altra evoluzione, che ci avvicinerà di più al vero e proprio dramma popolare.

Un altro segno di questo che chiamerei profanizzarsi del Mistero, lo abbiamo ancora nel fatto che alla lingua officiale della Chiesa vediamo frammettersi la lingua del popolo. Come si avevano gl'inni farsiti, così anche si ebbero i Misteri farsiti.

Uno dei più antichi fra questi è quello delle Vergini savie e delle Vergini folli, che risale all'xi e forse al x secolo. L'argomento è tratto dal Vangelo di S. Matteo (xxv, 1, 13), nella nota parabola che si contiene al cap. 25, v. 1-13, e che faceva parte della liturgia ordinaria, cantandosi alla messa: prudentes virgines, aptate vestras lampadas, ecce sponsus venit, exite obviam ei.

Il Mistero comincia con un coro latino, al quale precede un dialogo tra le vergini prudentes e le fatuae; mescolato di latino e di francese. Il Magnin crede che esso sia un accozzo di tre Misteri, il primo delle tre Marie, tutto latino, il secondo dello Sponsus, che avrebbe per argomento la parabola, farsito di latino e di francese; il terzo del Natale, pure tutto latino. A noi questo ora non interessa, ma ci basta di trovare questo elemento laico nel Mistero. Abbiamo pure altre rappresentazioni farsite, quella della Resurrezione di Lazzaro, quella di San Niccola, e un Mistero farsito di latino e di tedesco. 1

1 Ved. Du Méril, op. cit., p. 228, 273, 126; Carm. Bur., 95.

Passiamo finalmente al Mistero composto interamente in francese La Resurrection, del secolo XII, che si recita probabilmente fuori della chiesa;1 e l'Adam del secolo stesso, 2 che è oramai un vero e proprio spettacolo teatrale. Già l'apparato scenico ce lo indicherebbe. Nell' Ordo Representacionis Ade si dice: « Costituatur para<<< disus loco eminenciori: circumponantur cortine << et panni serici, ea altitudine ut persone que << in paradiso fuerint, possint videri sursum ab « humeris. Cernantur odoriferi flores et frondes; <<< sint in eo diverse arbores et fructus in eis de<< pendentes, ut amenissimus locus videatur ». È poi notabile la raccomandazione fatta agli attori: « Instruantur ut composite loquantur, et gestum << faciant convenientem rei de qua loquuntur, et «< in rithmis, nec sillabam addant nec demant, << sed omnes firmiter pronuncient et dicantur se<< riatim que dicenda sunt ». Anche da ciò si rileva che il Mistero sacro si è ormai, in gran parte, secolarizzato. E questi indizi si accrescono quando vediamo intervenire i demoni, quando assistiamo alla scena comica di Adamo ed Eva che dopo il peccato lavorano la terra, mentre intanto il diavolo plantabit in cultura eorum spinas et tri

1 Ved. Magnin, Journ. des Sav., 1846; Leroy, Études sur les Myst. Lo ha pubblicato Jubinal, La Resurrection du Sauveur, Paris, 1834. Cfr. Magnin, op. cit., 858.

2 Fu pubblicato da Luzarche nel 1854, e ripubblicato nel 1877 da Léon Palustre. Io ho sotto gli occhi quest'ultima edizione.

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CAP. VI

LA DRAMMATICA RELIGIOSA

bolos; e quando finalmente vediamo i due peccatori trascinati all'inferno: «Tunc veniet Diabolus, « et tres vel quatuor diaboli cum eo, deferentes in << manibus chatenas et vinclos ferreos, quos po<<nent in colla Ada et Eve. Et quidam eos im<< pellunt, alii eos trahunt ad infernum. Alii vero << diaboli erunt juxta infernum obviam venientibus << et magnum tripudium inter se faciunt de eorum << perdicione; et singuli alii diaboli illos venien<< tes monstrabunt, et eos suscipient, et in infer<< num mittent, et in eo facient fumum magnum « exurgere, et vociferabuntur, inter se in inferno

gaudentes, et collident caldaria et lebetes suos, << ut exterius audiantur. Et facta aliquantula mora, <<exibunt diaboli discurrentes per plateas; quidam << vero remanebunt in infernum ».

Un passo ancora, e troveremo Le Ieu de Saint Nicolas di Giovanni Bodel d'Arras, dove già al divino si mescola l'umano;1 e poi Li Ius Adam e Robin et Marion di Adamo de la Halle, 2 e Le Miracle de Theophile di Rutebeuf, 3 interamente emancipati da ogni concetto soprannaturale.

Vedremo in seguito quale parte spetti all'Italia in questa storia dell'evoluzione del dramma. 4

1 Ved. Leroy, Étud. sur les Myst., p. 13 segg.

2 Montmerqué et Michel, Théatre français au moyen âge; ved. anche Hist. littér. de la France, XVI.

3 Jubinal, Oeuvres complètes de Rutebeuf, II.

4 Sulle Origini del teatro in Italia ha pubblicato recentemente un'opera importante e compiuta il mio carissimo amico e collega prof. D'Ancona.

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