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There is nothing either good or bad, but
thinking makes it so.

Use every man after his desert, and who
should escape whipping? Use them after
your own honour and dignity: the less
they deserve, the more merit is in your
bounty.

The end of playing, both at the first, and now, was, and is, to hold, as 'twere, the mirror up to nature; to show virtue her own feature, scorn her own image, and the very age and body of the time, his form and pressure.

Blessed are those, Whose blood and judgment are so well co-mingled, That they are not a pipe for Fortune's finger To sound what stop she please. Give me that man That is not passion's slave, and I will wear him In my heart's core, ay, in my heart of heart.

Words without thoughts never to heaven go.

To be too busy is some danger.

What is a man,

If his chief good, and market of his time,
Be but to sleep, and feed? a beast, no more.

Rightly to be great,

Is not to stir without great argument,

But greatly to find quarrel in a straw,
When honour is at the stake.

As flies to wanton boys, are we to the gods:
They kill us for their sport.

Through tatter'd clothes small vices do appear;
Robes and furr'd gowns hide all. Plate sin with gold,
And the strong lance of justice hurtless breaks;
Arm it in rags, a pigmy's straw doth pierce it.

When we are born, we cry that we are come
To this great stage of fools.

Men must endure

Their going hence, even as their coming hither: Ripeness is all.

The gods are just, and of our pleasant vices
Make instruments to plague us.

How poor are they that have not patience!

* *

Pleasure and action make the hours seem short.

There is beggary in the love that can be reckoned,

The loyalty well held to fools does make
Our faith mere folly: yet he, that can endure
To follow with allegiance a fallen lord,

Does conquer him that did his master conquer,
And earns a place in the story.

* **

Plenty, and peace, breeds cowards; hardness ever
Of hardiness is mother.

Weariness

Can snore upon the flint, when resty sloth
Finds the down pillow hard.

Love's reason is without reason.

**

Few love to hear the sins they love to act.

Virtue and cunning are endowments greater
Than nobleness and riches: careless heirs
May the two latter darken and expend;
But immortality attends the former,
Making a man a god.

LORD BYRON.

George Gordon Byron nacque a Londra nel 1788 ereditando dal padre Mad Jack Byron un casato nobile ed illustre ma mezzi di fortuna assolutamente inadeguati alle esigenze signorili inerenti a tanta nobiltà. Mad Jack aveva sposato in seconde nozze Catherine Gordon, una giovane scozzese di Gight, dalla quale ebbe appunto come unico figlio, il poeta che doyeva far tanto parlare di sè nel mondo. Ancora fanciulletto

rimasto orfano di padre, Giorgio fu affidato alle cure della madre che non brillava certo nell'arte di allevare ed educare i bambini. Si vuole che fu dovuto all'incuria della madre se Giorgio per tutta la vita restò zoppo. Del pari, lo spirito di ribellione, l'intolleranza d'ogni freno e l'incapacità di dominare le proprie passioni, ossia i difetti che offuscarono ed abbreviarono la vita del poeta, trovarono fin da principio, anzi che una remora, uno stimolo nelle carezze della madre alternantisi capricciosamente con asprezze e rimproveri. Zoppo d'un piede e bellissimo di volto, legittimamente superbo del proprio sangue aristocratico e giustamente umiliato dalla propria povertà, Giorgio, bene osserva il Macaulay (1), fu una strana miscela di opposti estremi.

Nel 1801 frequentò la scuola di Harrow, cominciò presto a scrivere versi e s'innamorò di Mary Ann Chaworth senza però essere da lei corrisposto. Fu la prima violenta delusione del poeta.

Le brevi poesie che aveva scritte durante gli anni di scuola ad Harrow egli nel 1807, vale a dire due anni dopo che era entrato nel Trinity College di Cambridge, raccolse in un volumetto riprodotto in un numero limitato di copie fuori commercio e da distribuirsi privatamente agli amici. Il favore che le poesie incontrarono incoraggiò Byron ad affrontare la pubblicità, sicchè nello stesso anno 1807 uscì la raccolta intitolata << Hours of Idleness ». Il giudizio che ne diede l'autorevole Edinburgh Review fu severissimo, tale che se il poeta avesse avuto minore coscienza del proprio genio, la voglia di scriver versi gli sarebbe forse passata per sempre. Ma la modestia non era certo il forte di Byron, talchè l'aspra critica invece di scemare la fiducia ch'egli aveva nelle proprie forze, provocò una violenta reazione: al rigido recensente scozzese, ossia a Lord Brougham, il poeta rispose con la satira in versi « English Bards and Scotch Reviewers ».

Smanioso di vedere il mondo e di viaggiare secondo il costume dei giovani patrizi inglesi, Byron si procacciò a dure condizioni il danaro che gli occorreva, ed in compagnia dell'amico John Cam Hobhouse visitò il Portogallo, la Spagna e la penisola balcanica. Frutto di tale viaggio furono i due primi canti del Childe Harold Pilgrimage i quali, pubblicati nel 1812, gli acquistarono una repentina celebrità, tanto che egli potè dire d'essersi coricato la sera un ignoto e d'essersi . svegliato la mattina seguente un uomo illustre.

(1) Essay on Moore's Life of Lord Byron.

A Londra tutti i salotti aristocratici fecero a gara per ospitare il giovane poeta che dotato di bellezza e leggiadria, d'ingegno brillante e di calore di sentimento, faceva furore presso le dame e le damigelle del gran mondo. Nel 1815 Byron sposa Miss Milbanke, la quale dopo un anno lo rende padre d'una bambina, Ada, ma subito dopo si allontana dal tetto coniugale, porta via con sè la bimba, torna nella casa paterna, nè mai più vuol convivere col marito. Lo scandalo fu immenso, e poichè nessuno mai seppe nè sa le vere ragioni che determinarono quella brusca separazione, le congetture e i commenti che si fecero non ebbero limite. I documenti che forniscono la chiave di questo mistero domestico sono gelosamente depositati negli archivi del British Museum, e forse vedranno la luce il giorno in cui i discendenti delle due famiglie non temeranno più che il loro buon nome possa essere offuscato dalla rivelazione dei fatti. Fino a quel giorno è dovere di onestà e generosità astenersi dal fantasticare, dal prendere partito per Byron o per la sposa, dal seguire ed imitare il pettegolo e balordo procedere dei concittadini del poeta suoi contemporanei i quali, gridandogli la croce addosso e coprendolo di vituperi, gli trasformarono la vita in un inferno, inasprirono il suo carattere, lo costrinsero a cercare un volontario esilio che si protrasse fino alla morte di lui.

Nel 1816 Byron lascia per sempre l'Inghilterra e si ferma nella Svizzera dove conosce Shelley, la moglie Mary ed una sorellastra di costei, Jane Clairmont, dalla quale ha una figlia naturale, Allegra. La Svizzera gl'inspirò uno dei suoi carmi più perfetti « The Prisoner of Chillon » che si trova riprodotto integralmente nelle pagine che seguono. In Isvizzera pure concepi ed iniziò il dramma Manfred che condusse poi a compimento a Venezia dove si recò nel 1817 a menarvi una vita di libertinaggio pur sempre purificata dal lavoro.

Byron amò sinceramente il nostro paese, conobbe e studiò con amore i grandi classici italiani, ed una cospicua parte della sua produzione poetica è di schietta inspirazione italiana. Se eccettuiamo il Manfred che è una imitazione del Faust di Goethe, le altre due tragedie Marino Faliero, Doge of Venice e The Two Foscari, trattano argomenti italiani e sono chiamate anzi le tragedie veneziane, mentre il Sardanapalus, dedicato a Goethe, risente nella struttura l'evidentissimo influsso dell'Alfieri. Nel Childe Harold il canto dedicato all'Italia avanza gli altri in freschezza d'inspirazione, sincerità d'en

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