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diverse voci Italiane, le quali i miei antecessori avevan riputate sinonimi, ma che una migliore attenzione su la corrispondenza delle parole alle sensazioni non può ammetter per tali. Questo difetto, infinitamente pregiudiziale a chi studia una lingua straniera, richiedeva ogni zelo per esser corretto. Ho quindi procurato che ciascun termine, in una delle due lingue, avesse l'esatto corri. spondente nell'altra, che i termini d' un significato alquanto differente si riponessero in miglior luogo, e che quelli soli restassero sotto una rubrica che fossero perfettamente sinonimi, o almeno si avvicinassero l'un all'altro d'un grado impercettibile.

II. “ In tutti e due i tomi del Dizionario, ho trovato circa a cento vocaboli a me ignoti. Alcuni di questi non erano Italiani del tutto, e ciascun di loro aveva il giusto cambio nel gran vocabolario della Crusca : altri potevan forse esistere, tutto che io non gli avessi mai veduti in libri, o intesi profferire in quella parte d' Italia dove ho dimorato, dalla Toscana sino alle provincie meri«lionali del regno di Napoli. Ho cancellato tutti quelli della prima classe, perchè mi parevano errori manifesti; ho conservato quelli della seconda, perchè nc sentiva l' utilità. Probabilmente queste voci saran comuni nella Lombardia, donde era nativo il Sig. Baretti; e da che offrono un grado di utile, non dee, a parer mio, il resto dell'Italia avere a scorno di adottarle.

III. “ Sono stato io molto discreto nell'aggiunger voci non ammesse da' miei antecessori. Quelle sole ho aggiunte che mi son parute necessarie a dar l'idea delle corrispondenti parole Inglesi, e che, garantite dall'autorità di tutti gli scrittori del secolo, e dall'uso di tutti i paesi d'Italia, non si trovan registrate nella Crusca, per la nota povertà e timidezza di quella indigesta compilazione.

IV. - Moltissime definizioni sono state emendate. Mi rincresce di dire che, in questa parte, il Sig. Baretti fu trascuratissimo. Chi crederebbe, per esempio, ch' egli avesse confuso il ritmo con la rima, l' aratro col voniere? Questi errori eran, più che altrove,

intollerabili nella nomenclatura del diritto civile e canonico. Eran per lui la stessa cosa la lite ed il processo, il pretore e 'l giudice, il beneficio e la commenda, l' ostiario e 'l portinajo, il metropolitano ed il primate, e tanti altri che sarebbe inutile di qui trascrivere.

V. "Il Dizionario abbondava di spiegazioni e frasi disoneste. Ho ragion di credere che il Sig. Baretti le avesse esposte per far pompa della cognizion ch' egli ayeva de' riboboli Fiorentini, inintelligibili non pur agl' Italiani in generale, ma a' Toscani istessi fuor di Firenze. Alcune di queste sono state corrette ed altre can. cellate. Lo stesso zelo ho usato nella revisione di quelle frasi o spiegazioni che, per una intempestiva affettazione di bello spirito, tendevano al ludibrio della religion Cattolica. I lettori avran potuto ciò osservare nelle precedenti edizioni, agli arricoli auricular confession, infidel, inquisition, purgatory, ed altri.

VI. Gli errori di ortografia erano incredibili: si vedevan violati i gradi dell' alfabeto, righe cangiate o ripetute, voci poste in luogo improprio, aggettivi descritti per avverbi, sostantivi dati per aggettivi, parole omesse nella ressitura delle frasi. Per rispetto poi alle voci considerate da se sole, molte erano scritte in modo da non offrire alcun senso, e molte altre in modo da darne uno totalmente contrario. Parrà forse un paradosso il dire che questi errori oltrepassavano il numero di due mila—che diversi fogli ne contenevano fino a cinquanta, e niuno d'essi men di dieci.

"Nelle venture edizioni di questo Dizionario, spero che qualcuno de' miei successori avrà facoltà più estese, e che, mettendo a contribuzione i maravigliosi avanzamenti che, a dì nostri, ha fatto la scienza filosofica del linguaggio, saprà dare all' opera quel grado di perfezione di che può esser capace.'

Confermando tutte queste dichiarazioni, ed ammettendo, anche per la comun testimonianza de' maestri e degli studiosi, che l'edizione del 1797 aveva infiniti vantaggi su le due antecedenti; tuttavia, come l' opera realmente abbondava di difetti, e come, per conseguenza, non era facile, ad un solo tratto, di cor

reggere e migliorare ogni cosa; così l'edizione medesima anche partecipava di quei difetti; e quindi, per emendarli, si è dovuto, a un di presso, esercitare la stesso zelo, e subir la stessa fatica, nell' edizion presente. Perciò che, fatta una eccezione per gli difetti della quinta e sesta classe ch' eran già stati quasi interamente cor. retti, si trovavano, nelle altre quattro, infinite cose da meritare attenzione. Moltissime voci erano ancora date per sinonimi, senza che avessero a ciò il menomo titolo. Moltissime altre erano parimente omesse, non già moderne o tecniche, ma primitive ed universali, garantite dall'uso di tutta Italia, e quel ch'è più notabile, ammesse anche dalla Crusca. Molte definizioni eran simil. mente scorrette; ed altre così ridondanti di espressioni che, in vece di spiegare, confondevano ed oscuravan l'oggetto. Non gioverebbe il dare una distinta numerazione de' miglioramenti che ora si son fatti in ognuno de' mentovati quattro arricoli. Ma come tutti insieme, in ciascun foglio, non sono mai stati nien di dieci o dodici, così possiam dire, in generale, che il lor numero totale va molto al di là di mille.

Landra, il di 22 Settembre, 1807.

GRAMMATICA

DELLA

LINGUA INGLES E.

CHIAMASI GRAMMATICA Arte di far uso delle parole acconciamente, o la Scienza di parlar correttamente. Questa insegna qual parentela s' abbiano fra loro le innumerabili voci d' una lingua; e secondo la comune divisione, consiste di quattro parti, ORTOGRAFIA, ETIMOLOGIA, SINTA'S SI, e PROsoni'a.

Dell' ORTOGRAFIA.

Chiamasi ORTOGRAFIA l'Arte di formar sillabe con accozzumento di lettere, • vocaboli con accozzamento di sillabe; perciò primamente insegna la forma e il suono delle lettere.

Le lettere della lingua Inglese sono ventisei, e la loro forma nell' uso comune della vita non è differente dalla forma delle nostre. Le loro leggi però e gli atti pubblici sono scritti con caratteri da essi chiamati antico Inglese o lettere nere, e da noi Semigòtici; e perchè tali caratteri sono poco conosciuti dagl' Italiani, io registrerò qui i due alfabeti col suono che gl' Inglesi danno a ciascuna lettera. Avvèrtasi però che questi suoni non sono espressi che a un dipresso, e non con musicale esattezza, perchè la cosa non è fattibile con iscrittura; e que' miei paesani che avranno desiderio di studiar questa lingua, credano a me che con c'è modo d imparare a pronunziarla bene, se non si ricorre alla viva voce degl' Inglesi medesimi, come riciprocamente non c' è modo per gl' Inglesi d' imparare la vera Toscana pronunzia della nostra Favella se non l'apprendono da' nostri eleganti parla

tori.

VOL. I.

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Le vocali Inglesi non sono propiamente che cinque, a, e, i, o, u, ma in vece della i l'uso vuole che si scriva y in fine di molte parole, come in shy, holy, e dinanzi alla i, come in dying, beautifying, e in says, days, eyes, e in vocaboli derivati dal Greco, come system, sympathy, e altri moltissimi.

In vece della u gi' Inglesi usano spesso la w dietro ad una vocale per fare un dittongo, come raw, grew, view, row, flowing, lowness,

Quantunque nel leggere Alfabeto gl' Inglesi dieno a ciascuna lettera quel suono da me quasi espresso nel margine d' esso, pure nel discorso quasi ogni lettera ha altri suoni, come di mano in mano verò polando.

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