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giovanetti, ed inteso dal maestro di Cappella di S. Maria Maggiore, ed assai piaciuto nel modo del canto, e nella voce fu preso sotto la sua disciplina. Leonardo Cecconi (15) senza caricarsi punto del luogo ove accadde l'aneddoto, racconta che essendo Giovanni fanciullo, e trovandosi un giorno presente ad un concerto musicale fu osservato dal Maestro di Cappella, che accompagnava con ammirabile conformità la cadenza delle note col moto della testa; e fattolo a se venire pose ad istruirlo con tale profitto, che in breve ottenne il principato in questa professione. Questi due racconti, che in fondo molto si avvicinano, essendo nati sotto la penna de' due citati scrittori almeno un secolo e mezzo dopo il Pierluigi, ne lasciano nel massimo dubbio.

si

Se a me ancora è lecito di congetturare, diviso piuttosto, che i genitori del fanciullo Pierluigi, avvedendosi dello sviluppo de' di lui singolari talenti ricercassero il parere di alcuna saggia persona di Palestrina, e che ne avessero quel consiglio, che dette a Lupo M. Valerio Marziale (16).

Cui credas, Lupe, filium magistro
Quaeris sollicitus diu, rogasque.

Artes discere vult pecuniosas?

Fac discat citharoedus aut choraules.

Consiglio non dispregevole anche al tempo di Giovanni, in cui li compositori ed i cantori trovavano nelle Corti d'Italia favorevolissima accoglienza. Milano invitavagli a completare i suoi trenta Cantori, quasi con lo stesso appuntamento di cento ducati al mese (17) siccome erano

di Roma con i prodotti delle loro terre, i quali entrando per Porta Maggiore sogliono passare innanzi alla basilica di S. Maria Maggiore, e scendono quindi per la via di S. M. Maggiore detta volgarmente la scesa, e respettivamente la salita di S. M. Maggiore, che conduce diritto a S. Lorenzo in Panis Perna, a S. Agata, a Ss. Domenico e Sisto, ec.

(15) Cecconi Stor. di Palestrina Lib. 4. cap. 7. pag. 344.

(16) Epigramm. Lib. 5. Epigr. 51.

(17) Bernardino Corio Storia di Milano scrive: Il Duca Galeazzo stipendiava da

stati dati dal Duca Galeazzo al cantore nominato Cordiero. Firenze invitavagli, offrendo le grosse mercedi date a Jusquin del Prato, a Giacomo Obrecht, ad Errico Isaac, ad Alessandro Agricola, ed a D. Pietro Aron; i quali contemporaneamente trovaronsi ai servigi di Lorenzo il Magnifico (18). Con simili ampie promesse invitavangli i Duchi D' Este di Ferrara, i Marchesi Gonzaga di Mantova, il Duca di Savoja Carlo III. (19) la Repubblica di Venezia, e per tacere di tutti gli altri principi italiani, molto più i Sommi Pontefici, conferendo prodigamente a ciascun cappellano cantore della cappella della cappella apostolica canonicati, dignità e prebende pinguissime (20). Animati pertanto i poveri genitori del fanciullo Pierluigi da questo apparato di somme ricompense, e di alti onori che si dispensavano a' cantori, e compositori di musica; riconoscendo in esso anche per comune testimonianza una buona voce di soprano, e vedendolo molto inclinato a'canti e suoni, dovettero procurargli in Roma un posto frà

trenta musici oltramontani con grosse mercedi. Uno di essi nominato cordiero ne aveva cento ducati al mese: gran somma in que' tempi.

(18) D. Pietro Aron De instit. Harmonic. Cap. 16. Summos in arte viros imitati, praecipue vero Josquinum, Obrecht, Isaac, et Agricolam, quibuscum mihi Florentiae familiaritas, et consuetudo summa fuit.

(19) Veggasi la dedica al Duca di Savoja Carlo III. del Graduale stampato a uso del coro in Torino nell'anno 1514. da Galeazzo, e Pietro Paolo Porro fratelli stampatori. (20) Possono vedersi le bolle dirette ai cappellani cantori della cappella apostolica esistenti in pergamena bollata nell' archivio della cappella, di

Eugenio IV. del 1. Febbr. 1443.

Calisto III. del 1. Giug., e de' 16. Decemb. 1456.

Pio II. de' 27. Marzo 1459.

Sisto IV. de' 20. Giug. 1473; de' 2. Genn. 1476; de' 16. Apr. 1480; e de' 3.
Giug. 1483.

Innocenzo VIII. de' 20. Sett. 1486; de' 4. Ottob. 1488; e 20. Lug. 1492.
Alessandro VI. de' 31. Lug. 1498.

Giulio II. del 27. Novem. 1507.

Leone X. Breve de' 30. Lug. 1515, Moto proprio del 1. Novem. 1518.
Clemente VII. de' 2 Giug., e 1. Novem. 1525; del 27. Magg. 1529; e del 13. Set-

temb. 1530.

Paolo III. del 26. Settem. 1536. ec.

i fanciulli destinati al servigio di qualche basilica, ove cotali giovanetti erano mantenuti, ed istruiti nel canto e nella grammatica (21); onde all' occasione di tale impiego Giovanni necessariamente avrà dovuto attendere ai primi elementi del contrappunto, cognizione indispensabile per gli esecutori di quella stagione, e di quella maniera di canto (22); e così seguendo l'inclinazione naturale del suo genio tutto musica, dedicossi intieramente, e con tanto profitto allo studio della composizione.

CAPITOLO IV.

Si cerca chi fosse il maestro di musica di Giovanni: si accennano i maestri oltremontani che di quel tempo fiorivano in Roma.

Per quanto il risorgimento della musica in Italia debbasi attribuire alle cure

degl' Italiani medesimi, come di Anselmo da Parma, di Marchetto e di Prosdocimo, di Beldomando o Beldomandi Padovani, di Fisifo o Filippo di Caserta, di Paolo di Fiorenza, di Franchino Gafurio Lodigiano, di Giovanni Spatario Bolognese, e di tanti altri meritevoli di gloriosa ricordanza: pur è da confessare, che non poco vi contribuirono anche gli oltramontani, e massime i Fiamminghi (23), i quali e per numero e per valore riscos

(21) Vedi li segg. Cap. IV. e v.

(22) Nella cappella apostolica fra le altre d'Italia per antichissima immemorabile costumanza, siccome rilevasi dalle costituzioni di essa cappella rinnovate da Paolo 111. l'anno 1545, i nuovi candidati avevano sempre dovuto subire l'esame anche del contrappunto. Primo considerandum est, si cantor examinandus habeat bonam et perfectam vocem. Secundo si cantet bene cantum figuratum. Tertio si cantct sufficienter conTRAPV NCTV M. Quarto si cantet bene cantum planum. V. Martino Gerbert Scriptor. Eccles. de musica sacra T. 3. pag, 382.

(23) Lodovico Guicciardini Descrizione di tutt'i paesi bassi pag. 42. Questi (i Fiamminghi) sono i veri maestri della musica, et quelli, che l'hanno restaurata et ridotta a perfezione, perchè l'hanno tanto propria et naturale, che uomini et donne cantan naturalmente a misura con grandissima grazia, et melodia, onde avendo poi congiunto l'arte alla natura, fanno et di voce, et di tutti gli strumenti quella pruova, et armonia, che si vede, et ode, talchè se ne truova sempre per tutte le corti VOLUME I. 3

sero in Italia il vanto sopra gli spagnuoli, ed i francesi, che faticavano alla stessa impresa. Le più famose cappelle d'Italia sul principio del secolo XVI. avevano maestri fiamminghi, e quasi tutti cantori oltramontani. Uno solo contavasi in Roma nella cappella apostolica Costanzo Festa romano (24) che riscuoteva i meritati elogi, e che con varii tratti gran

de'principi cristiani. Di questa nazione, ragionando de' tempi più moderni, furono Giovanni del Tintore di Nivelle, Jusquino di Pres, Obrecht, Ockegem, Ricciafort, Adriano Willaert, Giovanni Mouton, Verdelot, Gomberto, Lupus Lupi, Crecquillon, Clemente non papa, et Cornelio Canis, i quali tutti sono morti: et di presente vivono Cipriano di Rore, Gian le Coick, Filippo de Monti, Orlando di Lassus, Mancicourt, Jusquino Baston, Cristiano Hollando, Giaches di Waet, Bonmarche, Severino Cornetto, Piero du Hot, Gherardo di Tornout, Huberto Waelrant, Giachetto di Berckem vicino d'Anversa. Andrea Pevermage, et Cornelio Verdonk, et molti altri tutti maestri di musica celeberrimi, et sparsi con onore et gradi per il mondo.

(24) Costanzo Festa fu aggregato nel collegio de' cappellani cantori pontificii l'anno 1517. morì li 10. di Aprile 1545, e fu sepolto nell'antica chiesa di S. Maria in Transpontina, la quale era situata ove in oggi sono li fossi di castel S. Angelo. Nel diario MS. della capp. pont. dell'anno stesso 1545. compilato da Gio. Francesco Felice si legge. Die 10. Aprilis. Eodem die Constantius Festa musicus excellentissimus, et cantor egregius vita functus est et sepultus in Ecclesia Transpontina; cujus funeri (cioè al Libera me Domine, giusta la costumanza di que'tempi) R. D. Episcopus Assisii magister capellae cum cantoribus omnibus interfuit, et Sacrista. Fu il Festa molto lodato da D. Pietro Aron nel Lucidario di musica. Le sue opere per la maggior parte rimangono tuttora inedite nell' archivio della capp. pontificia: parte se ne conserservano in un libro MS. della basilica vaticana; e parte furono stampate in Fossombrone nella raccolta della corona l' an. 1519; nella raccolta del Fiore l'an. 1539. in Venezia da Girolamo Scoto l' an. 1543; nella raccolta intitolata: Mottecta trium vocum a pluribus auctoribus composita, quorum nomina sunt Jachettus, Morales, Constantius Festa, et Adrianus Willaert; nella raccolta dello stesso Scoto l'an. 1554. ov'è chiamato Costanzo Festa gid maestro di cappella e di musica in Roma. I suoi madrigali furono impressi da Antonio Gardano in Venezia l'an. 1557; ed il Doni seniore nella libreria pag. 84. a terg. cita fra i libri stampati di sua pertinenza: Li Terzi, et Duo di Costanzo Festa. (V. anche la Nota 320). Merita di essere riferito l'elogio che tesse al Festa il dottor Carlo Burney. A General History of Music, from the taearliest ages to the present period. To. 3. pag. 244. e 246. laddove chiude la storia delle diverse scuole d'Italia: But besides the works of such musicians as have been clas sed under the several Schools of Italy, there are many excellent productions of this the high period, preserved in the collections of the curious, by Italian composers,

diosi gittava senza avvedersene le fondamenta di una nuova scuola atta fra non molto ad abbattere per altrui opera le maniere povere, scarme, ed insieme troppo studiosamente accozzate deʼmolti suoi competitori oltramontani.

Giulio II. Pontefice di S. M. conoscendo la irregolarità di questa invasione di musici stranieri (25) e giudicando che non vi si sarebbe potuto rimediare se non con aprire finalmente in Roma alcuna scuola di musica, eresse e dotò di buone rendite la cappella musicale nella basilica vaticana con una costituzione data li 19. Febbraio 1513. e volle che nella nuova cappella detta detta Giulia vi fossero oltre dodici cantori

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particular place of whose birth and residence has not been recorded: among these there is one who, for his genius and abilities, well deserves a place in every of Music: this is CONSTANTIUS FESTA In the third book of Arkadelt's madrigals, printed at Venice 1541. there are also seven compositions by Costanzo Festa, in which more rhythm, grace, ard facility appear, than in any production of his contemporaries, that I have seen. Indeed, he seems to have been the most able contrapuntist of Italy during this early period. . . . The preceding motet (Quam pulcra es amica mea) for three voices, printed in 1543 is, in the church style of the times, a model of elegance, simplicity, and pure harmony; the subjects of imitation are as modern, and the parts sing as well, as if it was a production of the present century. I could not resist the pleasure of scoring his whole first book of three-part madrigals (Madonna io v'amo, e taccio) from the second edition printed at Venice 1559. for I was astonished, as well as delighted, to find compositions so much more clear, regular, phrased, and unembarassed, than I expected.

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(25) Già trentatrè anni in dietro il Pontefice Sisto IV. aveva con una bolla del 1. Gennajo 1480. dato il permesso al capitolo vaticano di prendere ai servigii del coro dieci cantori, affin di rendere, com' ei si espresse, l' uffiziatura della basilica simile a quella della cappella pontificia. Ut deserviatur inibi laudabiliter in divinis; et divina non solum orationibus, sed etiam canticis veneranda sint Capitulo dictae basilicae ; eisdem tenore et auctoritate concedimus licentiam, et facultatem deputandi, et constituendi in praefata basilica decem cantores pro tempore, idoneos ad serviendum actu ibidem circa missas et alia divina officia in cantu, et alias iuxta ordinem cappellae palatii apostolici (Bullarium Vatican. To. 2. pag. 208. 209). Il capitolo però trovando solo cantori oltramontani, i quali pretendevano vistosissime mensualità non dovette curarsi gran fatto di cotal permesso e la basilica continuò ad udire i cappellani esecutori del canto gregoriano, e del falso-bordone: onde fu d'uopo che Giulio II. aggiugnesse alla permissione il comando insieme, e le rendite.

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