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dictae Capellae cum ligatura Sc. 1. 30. Nel mese seguente di Decembre si legge io Giovanni Belardino fratello di Mr. Giovanni Pierluigi ho ricevuti julii tredici per un libro di messe con la ligatura per uso della cappella Iulia.

Non è qui il luogo da precisare il merito di questa prima opera musicale del Pierluigi: altrove se ne renderà il dovuto conto. Intanto giova rilevare una espressione notabile sortita per effetto di giovanile candore dalla penna del medesimo Pierluigi nella dedica a Giulio III. Chiama egli questa sua opera un prodotto di maniere più squisite e più eccellenti: christianas summi Dei laudes exquisitioribus rhithmis cum cecinissem, nulli magis quam tuo numini eas dicare visum est. Conosceva assai bene Giovanni il merito delle produzioni e in istampa e manoscritte de' suoi coetanei, e degli oltrepassati compositori; ed osservando questo suo parto, non potè a meno di non ravvisare in esso un'aria di singolarità, di squisitezza, di eccellenza superiore all'ordinaria maniera. Quando Rafaello ebbe compito la tavola di Psiche, e la Galatea (46) non potè a meno di non riconoscersi superiore al suo primo maestro: e per quanto la tavola di Psiche, e la Galatea risentano ancora del peruginesco, pur in vedendole, non è difficile a presagire, che quel pennello, ingranditosi sopra Michelangelo, sarà il solo a potere ascendere alla sublimità della trasfigurazione: così nell'osservare l'Ecce Sacerdos magnus, ed il Gabriel Archangelus di questo primo tomo di messe del Pierluigi, per quanto vogliansi infette dello squallore fiammingo, può tuttavia di leggieri presagirsi, che Giovanni ingranditosi sopra Costanzo Festa, sarà il solo a poter dare il suo nome ad un genere intero di musica, che dalla perfezione cui saprà egli inalzarlo, dirassi pe' futuri tempi musica alla palestrina.

Di questo primo volume di messe, oltre l'accennata del 1554. ho veduto due altre edizioni, una per gli eredi di Luigi Dorico in Roma il 1572. l'altra per Alessandro Gardano a spese di Giacomo Tornerio in Roma il 1591. In questa terza edizione il Pierluigi stesso fece aggiun

(46) Vita inedita di Rafaello da Urbino, illustrata con note da Angelo Comolli pag. 85. Not. 96.

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gnere la sua messa per li defonti a cinque voci sulle melodie del canto gregoriano, di stile sublimissimo, e la messa intitolata Sine Nomine a sei voci di stile ancor essa forbito, delle quali si parlerà a suo luogo.

CAPITOLO VII.

Giovanni contrae matrimonio: si tratta de' suoi figliuoli.

Se Rafaello di Sanzio si fosse pur risoluto a temperare la violenta sua pas

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sione a' piaceri col prevenire', o almeno con secondare le onorifiche istanze del cardinale di Bibiena nol compiangerebbero il mondo e le arti belle da immatura morte rapito: nè per mia fè Lionardo gli avrebbe a più lunga stagione contrastato la palma sull'arie delle teste, nè su 'l nudo il Buonarroti (47). Miglior consigliere di quello che si fosse dell'urbinate il Baviera dovette avere Giovanni, destinato in un corso quasi doppio di vita (48) alla completa perfezione dell' arte musicale. Non sì tosto s'avvide delle prime scintille amorose, che accendendosi nel suo cuore, insensibilmente lo ritardavano nel cammin della gloria, che risolvette provvedervi; ed invaghitosi di una tal Lucrezia donzella onesta e sua pari la tolse in isposa. Con essa divise Giovanni il piacere di vedersi eletto il primo de' maestri del vaticano, siccome abbiamo poc' anzi veduto: con essa patì le più anguste ristrettezze della sua vita, con essa sostenne le più crude afflizioni del suo spirito, e con essa pur trangugiò il duro pane del dolore, come vedremo ne'seguenti capitoli di questa sezione: ma con essa ancora respirò ai lampi di luce che balenarono di tratto in tratto alla sua gloria, ed al suo interesse; avendo passati insieme i due fedeli conjugi quasi sei lustri, siccome dovrà dirsi a suo luogo.

(47) File de' più eccellenti pittori; scultori, e architetti scritte da M. Giorgio Vasari Siena 1792. Tom. 5. pag. 285. 312. 313. 315.320. Comolli Vita inedita di Raffaello pag. 89. Not. 100.

(48) Rafaello morì di anni 37. nel venerdì santo dell'anno 1520. Il Pierluigi morì di anni presso a 70. il dì della purificazione di Maria Vergine 2. di Febr. 1594. V. Vasari Vite de' Pittori Tom. 5. pag. 322. Comolli Vita ined. di Raffaello. pag. 94. 95. Le presenti memorie Sez. 1. cap. 2. Sez. 3. cap. 8.

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Ebbe Giovanni da Lucrezia quattro figliuoli, Angelo, Ridolfo', Silla, ed Igino. Li tre primi sortirono dalla natura l'inclinazione stessa paterna, ed applicaronsi di proposito alla composizione', benchè per la brevità del loro corso mortale non giunsero all'intero sviluppo del loro ingegno; e furono pianti dall'arte musicale, come figli di espettazione. Il quarto Igino io diviso che sortisse altre voglie, e che secondato per una educazione più condiscendente, sviluppasse un'anima disarmonica. Perciocchè non ha egli lasciato di se altra memoria, se non di avere ereditato i beni paterni, e di avere vilmente vendute a due esteri tutte le composizioni originali del suo padre, anche a fronte, sia dell'ordine espresso ricevuto dal medesimo di farle stampare, sia della brama palesata dal Pontefice Clemente VIII. di averle, ond' eseguire la volontà del defonto a vantaggio dell'arte musicale, ed a lustro delle sagre funzioni, ma di questo parlerassi altrove.

Sorge quì Ottavio Pitoni, e vuole, che Lucrezia fosse la prima moglie di Giovanni Pierluigi: che da essa egli avesse per figlio il solo Angelo che dopo la morte di Lucrezia passasse il Pierluigi alle seconde nozze con una tal Doralice; e che da questa gli nascesse il solo Igino. Eccone le parole: Ebbe Giovanni Pierluigi (49) due mogli e due figli, come si raccoglie dalle costituzioni della ven. archiconfraternita del SS.mo Corpo di Cristo eretta nella basilica di S. Pietro in Vaticano di Roma al fogl. 55. tra i descritti di detta compagnia, cioè Giovanni di Pierluigi da Pellestrina maestro di cappella di S. Pietro, e Lucrezia sua moglie, et Angelo suo figliolo, e Doralice sua moglie et Iginio suo figlio.

πιο

Al solo leggere le parole del libro degli aggregati alla confraternita ridetta riportate dal Pitoni, vedesi il grosso equivoco ch' ei prese: ciò non ostante io voglio chiarire il tutto con aggiungere altre più aperte memorie.

E per parlare da prima di Doralice, pretesa seconda moglie di Giovanni, essa era di Palestrina, e fù moglie non di Giovanni, ma di Angelo figlio di Giovanni. Da questo matrimonio di Angelo e di Doralice nacque una figlia cui fu imposto il nome di Aurelia; ed eccone l'at

(49) Ottavio Pitoni Notizie MS. de'contrappuntisti.

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testato del libro de' battezzati della basilica vaticana (50). Aurelia figlia di messer Angelo Pierluigi da Palestrina, e di madonna Doralice di detto luogo sua moglie habitanti nella Piazza delli Scarpellini, fu battezzata con questo nome dal R. M. Gio. Battista questo di 7. di Novembre 1574. Il Rev. Mons, Paolo Ghisello Scalco di Nost. Sig. (Papa Gregorio XIII.) patrino. Ed ecco il perchè nel libro degli aggregati alla archiconfraternita sudetta è scritto Angelo suo figlio, e Doralice sua moglie: cioè si aggregarono Giovanni Pierluigi, Lucrezia sua moglie, Angelo ed Igino loro figli, e Doralice moglie di Angelo. Che se a taluno piacesse di avere ancora un'altra prova dell'equivoco tolto dal Pitoni, io glie la recherò. Vuol' egli che Igino fosse figlio di Doralice seconda moglie di Giovanni: ma Lucrezia prima di lui moglie morì nel mese di Luglio del 1580. siccome vedrassi nel Cap. 4. della 3. Sez. Dunque Igino dovrebb'esser nato al più presto nel cadere dell'anno 1581. Ora poi Igino Pierluigi congiunto in matrimonio con una tal Virginia ebbe un figlio fin dall'anno 1578. (51); in conseguenza sarebb' egli divenuto padre almen tre anni prima di nascere: il che dimostra quanto grave errore commise il Pitoni, nel far passare arbitrariamente Giovanni Pierluigi alle seconde

nozze.

(50) Anno 1574. Lib. I. Baptizatorum Basil. Vatic.

(51) Anno 1578. Lib. I. Baptizator. Basil. Vatic. pag. 179. Tommaso figlio di messer Iginio Pierluigi, et di madonna Virginia moglie fu battezzato da messer P. Antonio questo di 23. Novembre. L'Illust.mo et Rev.mo Card. Sirleto, et per lui messer Gio. Battista Argino suo cameriere, et la sig. Allegrezza moglie del capitano sig. Giulio Friuoli Bolognese, patrini. Nello stesso lib. 1. de'battezzati si trovano due altri figli di Igino. An. 1580. pag. 204. Gregorio figlio di messer Higinio di messer Giovanni Pierluigi da Palestrino, et di Verginia moglie fu battezzato da messer P. Antonio questo dì 16. Giugno. Il M. R. S. Matteo Contarell Datario di N. S. e per lui messer Lorenzo Trizollio, e la sig. Barbara moglie di messer Alesandro Bosco, patrini An. 1583. pag. 236. Gio. Angelo nato a 17. d'Ottobre figliolo di messer Iginio Pie· tri Aloisii Prenestina, e di madonna Virginia sua moglie fu battezzato dal Rev.sig. Gio. Battista Tegerone con d. nome, questo di 6. Novembre. L'Illustr. sor Ludovico Bianchelto mastro di camera di N. S. et l'Illma Sra. Gentile moglie del sig. Capitan Napolione furono patrini.

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Che poi fossero quattro e non due i figli di Giovanni egli è per me similmente evidentissimo. Perciocchè quanto ad Angelo e ad Igino per le cose già dette non cade dubbio, essere stati veramente figli di Giovanni. Rimangono Silla e Ridolfo, a favore de' quali ecco il mio argomento. Mai non permise Giovanni Pierluigi, che s' inserisse nella stampa delle sue opere veruna produzione di altro compositore: nel secondo tomo però de' suoi mottetti a cinque, sei, otto voci, fec' egli imprimere cinque mottetti non suoi (V. il Cap. 1. della Sez. 3.) cioè due di Angelo a cinque voci Angeli Petraloysii; due di Silla, uno a cinque l'altro a sei voci, Sillae Petraloysii; ed uno di Ridolfo a cinque voci, Rodulphi Petraloysi. Or chi non vede che in Angelo, in Ridolfo, ed in Silla Pierluigi presentò Giovanni tre de' suoi figliuoli al magnanimo cardinale Ippolito D'Este, cui dedicava il volume intero, affinchè quel generoso mecenate si degnasse di riceverli sotto l'ombra del suo patrocinio, come giovani compositori, bisognosi d'incoraggimento e di sostegno, onde proseguir con ardore la carriera dello studio intrapreso?

E per dire alcuna cosa degli accennati cinque mottetti (trascelti da Giovanni stesso, onde mostrar al Card. D'Este ed al mondo tutto, quanto fondate speranze poteano concepirsi per il genio musicale dei tre suoi giovinetti figliuoli, e per la loro pieghevole docilità); a me sembra, che essi meritino i due seguenti riflessi il primo riguarda le parole vestite di musica, per le quali si mostra quanto avvedutamente Giovanni in esecuzione dell' avvertimento dell' Ecclesiastico: filii tibi sunt? Erudi illos et curva illos a pueritia illorum (52) educasse alle sode, e vere massime della pietà cristiana i suoi figli esercitandoli ancora nella musica con sentimenti di maschia divozione. Le parole de' due mottetti a 5 voci di Angelo, sono I. Circuire possum, Domine, caelum, et terram, mare, et aridam, et nusquam te inveniam nisi in cruce sanctissima: ibi dormis, ibi pascis, ibi cubas in meridie. II. In hac cruce te invenit, quicumque te invenit: in hac cruce suspenditur anima, et dulcia poma de ligno decerpit (53). Le parole del mottetto

(52) Ecclesiastici cap. 7. v. 25.

(53) Sono parole di divoto scrittore giusta la costumanza di quel tempo, in cui per

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