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CAPITOLO IX.

Il Pierluigi è espulso dalla cappella apostolica come, ammogliato, per ordine del Pontefice Paolo IV. che gli assegna una tenue pensione.

ietro la morte di due sommi Pontefici Giulio. III. e Marcello II. avvenuta in poco più di tre mesi da che il Pierluigi era stato aggregato nel collegio dei cappellani cantori apostolici, fu creato sommo Pontefice a' 23. di Maggio 1555. Gio. Pietro Caraffa cardinale teatino, che prese il nome di Paolo IV.

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Appena il Caraffa assunse la cura dell'ovile di Gesù Cristo come suo vicario, tosto intraprese con forza e severità, degna per altro dell' amorevolezza di padre, la necessaria riforma del clero, e della corte romana, riforma consultata già dal medesimo nel silenzio della solitudine con il B. Gaetano di Tiene, con Bonifazio del Colle, e con Paolo Consiglieri Romano, uomini d'esimia pietà (75). Non iscappò alla vigilanza di lui nemmeno il picciolo neo di pochi cappellani cantori ammogliati nella cappella apostolica.

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Chiamò pertanto nei primi giorni di Luglio 1555. il nuovo Pontefice Paolo IV. alla sua udienza i deputati del collegio dei cappellani cantori apostolici, e chiese ai medesimi, se nella cappella procedeva il tutto a norma dell'ultima riforma degli uffizi della corte Romana decretata nell'ecumemico concilio laterenense V. Risposero i deputati affermativamente. Riprese il Pontefice, che rammentavasi di aver avuto parte nella costituzione di Leone X. Pastoralis officii approvata (dopo la sua partenza per la nunziatura d'Inghilterra) dallo stesso concilio nella sessione VIII. in cui si ordina ai cantori apostolici sotto pene gravissime di vivere con modestia ed esattezza di costumi conveniente a' buoni sa

(75) Vitæ Pontificum Romanor. Ant. Sandini par. 2. pag. 467. Storia di Paolo IV. Pont. Mass. scritta da Carlo Bromato Tom. 2. lib. 9. 10. ec.

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cerdoti (76), ma che intanto era giunto a sua notizia esservi nella cappella qualche cantore non solo non sacerdote, ma nemmeno ecclesiastico. Si sgomentarono a questo discorso i deputati, e replicarono che, a vero dire, vi erano attualmente nella cappella tre cantori ammogliati, Leonardo Barè, aggregatovi però d'ordine espresso di Paolo III. di S. M; e d'ordine similmente di Giulio III. di fel. ricordazione, Domenico Ferrabosco, e Giovanni Pierluigi. Soggiunse il Papa, che lodava la buona intenzione de' suoi predecessori di provvedere la cappella di valentuomini, ma che insieme sembravagli, che in un collegio ecclesiastico canonicale di cappellani. cantori apostolici non vi potessero, nè dovessero aver luogo gli ammogliati, siccome per gli antichi tempi non mai ve lo avevano avuto, anche per relazione dei deputati dello stesso collegio da se uditi nelle congregazioni particolari tenute innanzi alla emanazione della Bolla surriferita di Leone X. Dissero allora i deputati, che il collegio si sarebbe fatto un dovere di obbedire a tutto ciò che fosse piaciuto alla Santità sua di ordinare: intanto però supplicavano il S. Padre a degnarsi di avere in considerazione, come li tre individui ammogliati nella loro aggregazione avevano ricevuto il possesso a vita (77): e che per legge immemorabile del collegio non si poteva escludere veruno, tolto il caso di un grave delitto, senza assegnargli una ricompensa: inoltre si credevano tenuti di rappresentare a sua Santità i meriti personali dei medesimi tre ammogliati cantori, i quali erano anche valentissimi compositori; e di più Leonar

(76) Bullar. Roman. Coquelines Tom. 3. pag. 372. V. Reformatio omnium officiorum romanæ curia in sacro ecumenico Lateranensi V. concilio confirmata. Leo Episcopus etc. Pastoralis officii divina providentia nobis iniuncti etc. §. 31. CANTORES. Capella nostræ cantores qua convenit modestia, et morum disciplina vivant, et honesti sacerdotis mores observent sub excommunicationis, et privationis emolumentorum pœna si contra fecerint: possint autem etc. Dat. Romæ, apud S. Petrum an. Incar. Dom. 1513. Id. Decemb. Pontific. nostri an. I.

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(77) Si dice nel cap. V. della costituzione della cappella rinnovata da Paolo III magister dicta capella eidem novo cantori approbato cottam tradere tenetur in‹signum) veræ receptionis, et admissionis AD VITAM. E nel cap. VI. Præfati cantores dictum novum cantorem ad osculum pacis recipere debent in signum vera receptionis, et admissionis AD VITAM. V. Gerberto nell' op. scriptores eccle. de mus. Tom. 3. pag. 383.

do Barè (78) aveva già servito la cappella per anni dieciotto, e trovandosi al concilio di Trento, come cappellano cantore apostolico nei momenti pericolosissimi della epidemia, erasi quivi saldissimamente trattenuto, fintantochè il sagrosanto concilio fu traslatato a Bologna; Domenico, e Giovanni poi avevano rinunziato prima della loro aggregazione, quegli la cappella di S. Petronio di Bologna (79), e questi la cappella di S. Pietro in vaticano (80) alle istanze del Pontefice Giulio III. Lodò il Pontefice le riflessioni dei deputati, e benedicendoli soggiunse loro, che fra pochi giorni si provederebbe a tutto senza lesione nè dei diritti del collegio, nè dei meriti personali de' tre cantori ammogliati.`

Al riferire dei deputati in pieno capitolo le intenzioni di Paolo IV.

(78) Leonardo Barè, o Barrè di Limoges fu aggregato nella capp. pontificia li 13. di Luglio 1537. Nel diario MS. del rid. anno di Giovanni Le Conte, e Bernardo de Paulis si legge: 13. Iulii 1537. Fuit admissus in cantorem Leonardus Barrè Lemovicensis dioec. a Paulo III. Pont. Max. nec non a ven. viro D. Bartholomeo Croto (era il Croto vescovo in partib. ed assistente al soglio pontific.) capellæ Ss. D. magistro in sacristia S. Marci (risedendo il Papa in quel palazzo, il nostro collegio uffiziava quotidianamente nella chiesa di S. Marco: così quando Sisto V. abitò nel palazzo Colonna si ufiziava la chiesa de' SS. XII. Apostoli ec.) præsentibus dictis cantoribus superpelliceo est indutus etc., et juravit etc. Fu il Barè uno dei cantori apostolici destinati al concilio di Trento, come si legge nel diario MS. dell' anno 1546. die 21. Ianuarii. Leonardus Barè, Ioannes Le Cont, Ioannes Mont, Symon (Bartolini) Perusinus, Petrus Ordonnez iverunt ad concilium: prima di questi peraltro si erano colà recati Antonio Loyal, ed Ivone Barry con altri tre cantori, onde trovarsi alla prima sessione del dì 13. Decembre 1545. Tostochè poi il malore epidemico attaccò Trentò alcuni cantori si restituirono tosto in Roma; non così il Barè, Le Cont, l' Ordonnez, il Bartolini, ed il Loyal, i quali vi si tennero saldi fino alla ottava sessione degli 11. di Marzo 1547. in cui fu decretata la traslazione del concilio a Bologna: ove similmente si recarono con i sopraddetti anche altri cantori, come Gioacchino Carrota, o Carrotta, o Carota, e Virgilio de Amanditis ed altri, seguirono di nuovo il concilio in Trento tanto prima quanto dopo la sospensione, come può vedersi nella nota 311. Leonardo Barè fu valoroso contrappuntista, siccome apparisce in alcuni mottetti di esso stampati da Antonio Gardano in Venezia nella raccolta del 1544., ed in alcune messe, e mottetti inediti, che conservansi nell'archivio della nostra cappella.

(79) V. la no. 43.

(80) V. il cap. VIII. di questa sez. I.

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un lutto generale occupò gli animi di tutt'i cantori, i quali come vedevano di poco buon occhio il Pierluigi per gelosia nazionale, e per invidia della superiorità de' talenti di lui, così amavano teneramente gli altri due, e gli avevano cari, nè mai avrebbero creduto di perdere questi colleghi. Furono presenti al capitolo anche i tre cantori ammogliati. Leonardo, e Domenico, essendo già maturi di età, furono eziandio più forti a tale impreveduto colpo: Giovanni più giovine, di minor esperienza, e vivacissimo di sentimento non resse a tant'urto, e cadde gravemente infermo li 18. dello stesso mese di Luglio (81), e non si riebbe dal suo male, se non dopo qualche mese, a fronte ancor della cura, che di lui si presero non solo i suoi amici, ma eziandio li suoi stessi emoli cambiatisi in altrettanti fautori: di maniera che non ebbe il Pierluigi da questa epoca in poi, fin che visse, più sinceri ammiratori dei cappellani cantori pontificii; ne dopo la di lui morte si sono giammai nella cappella apostolica o spenti, o cambiati, o diminuiti punto fino al giorno presente gli stessi quasi ereditarii sentimenti di stima, e di grata riconoscenza alla memoria di così celebrato collega.

Intanto la mattina dei 30. Luglio 1555. nel tempo dell' uffiziaturà quotidiana fu presentato nelle mani di Gio. Francesco Felice decano del collegio un breve di moto proprio del sommo Pontefice. Il decano, terminato il coro, radunò i colleghi a capitolo, e lesse i seguenti ordini del Papa (82). Moto proprio. Quantunque i cantori della nostra cappella

(81) Nel diario MS. della nostra cappella di Francesco de Montalvo si legge: 18. Iulii 1555. die Iovis, Palestrina infirmus, e così Palestrina infirmus il dì 19. ed il dì 20. in cui vi fu consistorium publicum propter oratores: continua Palestrina infirmus il di 21. 22. 23. 24. ed il dì 25. in cui li cantori si recarono alla solenne messa in S. Giacomo degli Spagnuoli per la festa di detto santo: segue Palestrina infirmus il dì 26. 27. e 28. giorno di Domenica, in cui il Papa tenne cappella nella chiesa di S. Maria sopra Minerva ; e così finalmente Palestrina infirmus il di 29. ed il dì 30. giorno in cui fu emanata la sentenza della di lui espulsione dalla cappella apostolica.

(82) Paulus Papa IV. Motu proprio. Licet capella nostræ cantores sint etiam nostri. et pro tempore existentis romani Pontificis capellani, consueverintque in eiusdem pro tempore romani Pontificis, ac venerabilium fratrum nostrorum S. R. E. cardinalium et prelatorum, aliarumque diversarum urbis ad ipsam capellam confluentium perso→

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pella Ghisilino Danckerts soggiunse, avere avuto ordine la mattina stessa dall' Illustriss. Mons. Tesoriere di porre nel mandato del mese di Agosto, e così successivamente, la provvisione de' tre cantori ammogliati a scudi sei per ogni mese, perchè tanto assegnava ai medesimi il sommo Pontefice a titolo di ricompensa. Il segretario del collegio Francesco de Montalvo riferisce il tutto brevemente nel suo diario MS. della nostra cappella: 30. Iulii 1555. Eodem die fuerunt exclusi de capella Leonardus Baré, et Dominicus Ferrabosco, et Io. Luis. Palestrina, quia sic voluit Papa, et dedit motum proprium illis, ut de caetero non serviant in capella, quia sunt uxorati, et in loco ricompensae Papa jussit illis dare scuta sex in ogni mese pro colibet. Omnia ista sunt facta in praesentia omnium. Si trovarono presenti alla lettura del moto proprio Leonardo Barè, e Domenico Ferrabosco: il povero Giovanni udinne in letto la relazione e la sentenza dal segretario del collegio.

Servi Giovanni Pierluigi sotto tre pontefici la cappella apostolica in qualità di cappellano cantore mesi sei e giorni diciannove, cioè dal dì 13. Gennajo fino al dì 3o. Luglio dell'anno 1555.

CAPITOLO X.

Il Pierluigi è ricercato per maestro dal Rev. Capitolo della proto-basilica lateranense. Ottiene il permesso di prender quivi servizio, senza essere privato della pensione assegnatagli. Si cerca quanto tempo vi si trattenesse.

Quella instabile fortuna, che aveva fin dalle prime mosse sollevato ra

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pidamente il giovine Pierluigi, e collocato in un invidiabile seggio di gloria, pentita al solito di se stessa, in breve istante rovesciollo, siccome abbiamo poc'anzi veduto, dal sommo della sua ruota ; e sospintolo impetuosamente a terra, lo saettava di più con affannosi pensieri nel letto del suo dolore, avendolo privato anche delle sostanze necessarie a' molti bisogni dell'umana vita. Che farà per tanto in sì tristo momento il Pierluigi, col peso della moglie, e di tre figliuolini, impedito per le

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