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PROEMIO

Sono presso a tre secoli, dacchè la fama istancabilmente con meritati elogi esalta in tutta Europa le ammirabili opere musicali di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Scrittori italiani, scrittori d'oltremare, scrittori d'oltramonti hanno con degni encomi accresciuto lustro alla gloria del suo nome; e la comune convenzione è giunta per di lui ossequio a denominare antonomasticamente musica alla Palestrina il genere di musica da esso perfezionato. Non v' ha però un solo autore, che di proposito conti le memorie almen le più interessanti della preziosa vita di lui; e che additi il vero numero e l'intrinseco merito delle musicali sue opere. Grandi, sì, furono i pregi nella composizione musicale del patrizio Benedetto Marcello; non ebbe però egli fortuna minore nell'aurea penna del dottissimo Barnabita P. D. Giovenale Sacchi, che ne scrisse la vita. L'eleganti produzioni del Sacchini furono illustrate dall'eleganza dell'elogio tessutogli con le memorie della sua vita dal maestro Piccini. La gloria di Giuseppe Haydn si estese viemaggiormente per le Haydine del Carpani: Giorgio Hendel andrà mai sempre fastoso per le diligentissime cure

che di lui si prese il Dottor Burney: anche Giovanni Adolfo Hasse, ed il P. Gio. Battista Martini min. conventuale ebbero a loro pro, quegli Francesco Salesio Kandler, e questi il P. Guglielmo della Valle, che ne pubblicarono le notizie biografiche e per tacer di tanti altri, il Monaco Guido d'Arezzo, che con le sue invenzioni divenne il padre della musica, era giaciuto in vero per varii secoli in una totale dimenticanza; gli studi però di Luigi Angeloni gli han reso a nostri dì e vita, e fama, ed eterno nome. Giovanni Pierluigi sopra tutti famoso, il genio immensamente più vasto, più sublime, più inesauribile di quanti mai furono e saranno compositori di musica; cui quest'arte bella fra le arti belle deve il suo compimento, la sua perfezione, ed il rilievo dello stesso vero suo bello, dovrà contentarsi di essere stato encomiato in succinti articoli, in brevi cenni, e tutto al più di avere dopo quasi tre secoli trovate a suo pro le ignobili cure di un oscurissimo scrittorello qual' io mi sono? Se v' ha emulazione in Italia, io intendo di provocarla con questo scritto, perchè la fama del principe della musica non iscemi per me, ma rinvigorisca per le dotte ricerche di alcun famoso scrittore; onde, esposta nel suo vero lume e la gloria delle azioni del Pierluigi a favor della musica, ed il merito delle sue opere, serbisi alla nostra Italia quel vanto di primazia musicale, che nel secolo di Leone le raffermò Giovanni inalterabilmente per le future età co' suoi impareggiabili talenti.

Aggregato fin da' più verdi anni nel collegio dei cappellani cantori apostolici io mi sentiva ricercare tutto internamente e commuovere dalle fine bellezze delle com

posizioni del Pierluigi, che in ogni solennità si eseguiscono nella cappella papale dai menzionati cantori dinanzi al Sommo Pontefice: onde preso da giovanile entusiasmo mi posi a raccorre quante più potei opere di quel sommo compositore, affin di bearmene a mio talento. Roma non fu sufficiente a compiere le mie brame; e con grandissimo stento, e con indicibili spese ragunai finalmente da tutta Italia i venticinque volumi delle opere fatte imprimere da Giovanni, ed i sette volumi con altre spezzature delle sue opere postume. Intanto il dovizioso archivio della nostra cappella apostolica, di cui mi furono affidate le chiavi, gli archivii delle basiliche, e biblioteche pubbliche e private di Roma, che tutte diligentissimamente consultai, mi fornirono non solo di una quantità prodigiosa di opere inedite; ma eziandio di moltissime notizie originali, veridiche, incontrastabili della vita civile ed artistica del medesimo Giovanni. Fu allora ch' io mi vidi ricco di materiali atti a formar la serie cronologica non interrotta della vita preziosa di questo istancabile Omero della musica, in contrapposizione delle ridicolose ciance scritte ne' brevi cenni de' di lui elogi; ed atti insieme ad indicare il vero numero, ed a precisare l'intrinseco merito delle opere veramente belle e sublimi, per le quali questo genio senza pari elevò l'arte e la scienza musicale al più alto grado della perfezione. Quindi io mutai consiglio, e mi approfittai da senno de' travagli e delle spese profuse da scherzo: mi risolsi di far pubblico ciò che aveva riunito per mia privata istruzione, e mi determinai di avventurare il presente lavoro, tessendolo quasi interamente di notizie ine

dite, e comunemente non conosciute; lavoro che sottopongo alla saviezza e benignità de' lettori, i quali sapendo a prova quanto costi in un' opera nuova il raccogliere le notizie, disporle opportunamente, e farle gustar con piacere, si degneranno, siccome confido, di applicare alla mia insufficienza quel d'Ovidio: In magnis et voluisse

sat est.

Nel tessere queste memorie ho seguito la ragion cronologica, perchè la più adatta in fatto di vite e più confermata dall' uso, e perchè reca di per se molta luce anche alle opere; trattandosi di un uomo che va passo passo elevando alla perfezion la sua arte. A compimento poi dell'opera nel fine del Cap. XI., e nel Cap. XII. della terza ed ultima Sezione si sono epilogate in due sommarii, quasi in due quadri, le notizie storiche di tutto ciò ch'è stato diffusamente trattato. Nel primo epilogo si è ristretta la serie cronologica della vita, e delle opere impresse postume ed inedite di Giovanni: nel secondo epilogo dopo la indicazione dei progressi della musica figurata dal suo risorgimento fino al Pierluigi, si è mostrato ch' egli come sommo artista, perchè artista filosofo, dallo stato imperfetto in cui trovolla di povera arte, la innalzò per varii gradi fino alla perfezione completa di nobile scienza nella imitazione verace della natura.

Non mi sono lasciato in tutta l'opera fuggir di mano occasione alcuna per appagare la curiosità di ogni maniera di lettori. Quindi è che se ho esteso talvolta abbondantemente le note; ovvero, se a taluno sembrasse soverchiamente prolisso il Cap. IX. della Sez. II. ove si dimo

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stra contro l'Autor del Giornale de' Letterati stampato in Roma il 1753., che Giovanni Pierluigi potè sibbene essere eletto compositore, non mai maestro della cappella apostolica e il cap. 11. della stessa sez. in cui si prova contro il Bettinelli che la musica è un'arte fissa, la quale per il genio de' compositori può in ogni genere formare produzioni veramente belle e sublimi, come il Pierluigi le formò nel genere osservato di pratica antica e così il cap. 2. della sez. 3. ove si tesse la serie genealogica di tutti i più valorosi discepoli della scuola romana aperta da Gio. Maria Nanini sotto la direzione del Pierluigi: ed in fine il cap. 8. della medesima 3. sez. ove s'indica lo stato materiale della basilica vaticana, affine di precisare il luogo della sepoltura del Pierluigi; se a taluno dico, sembrassero o le note, o le menzionate disamine soverchiamente prolisse, egli può abbreviarle a suo piacimento, avendo io amato meglio di essere accusato come troppo esatto e diligente, di quello che tirarmi addosso la critica di superficiale e digiuno.

Dopo il frontespizio si è posta la figura di Giovanni Pierluigi di cui mi ha favorito graziosamente il rame S. E. il Sig. Carlo Bunsen Ministro di SUA MAESTA IL RE di Prussia presso la S. Sede. Il disegno fu tirato dai quattro ritratti antichi del Pierluigi che esistono in Roma, uno nell'archivio della nostra cappella al Quirinale, due nella biblioteca dell'Eccell." ma Casa Barberini, ed uno nel vestiario dei cantori della basilica vaticana. Si occuparono di questo lavoro i virtuosissimi pittori Sigg. Corrado Ebeshard di Monaco in Baviera, G. Hempel di Vienna d'Austria,

VOLUME I.

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