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» ornatu tanto ceteris praestant quanto honoris ac dignitatis gradu ante» cellunt. Quae quidem omnia Nos memoria repetentes peculiari quodam » studio impulsi et jucundissima illius temporis, quo ibi morati fuimus, » recordatione aliquod amplissimo illi canonicorum ordini singularis no»stri amoris ac voluntatis perennae testimonium exhibere vehementer opta» mus, quod ad ejusdem splendorem ac decus augendum pertinere posse » censemus. Hisce igitur Apostolicis litteris omnes et singulos, quibus » ipsae favent, singulari benevolentia prosequi volentes et a quibusvis ex» communicationis et interdicti, aliisque ecclesiasticis censuris, sententiis » et poenis quovis modo ac quacumque de caussa latis, si quas forte in» currerint, hujus tantum rei gratia, absolventes et absolutos fore censen»tes, non ad alicujus nobis oblatam petitionem, sed ex nostra liberalita»te, certa scientia, motu proprio ac voluntate, ejusdem patriarchalis ac metropolitani templi dignitatibus concedimus, ut in omnibus ecclesiasti>> cis functionibus indumenta gestare possint, quibus praesules nostri do»mestici utuntur, et cum sacris solemni ritu operantur lychnum manu>> leatum, italice (Bugia) tam in metropolitano templo, quam in aliis » omnibus dioecesis Venetae templis, libere ac licite adhibere possint et valeant. Canonicis vero ipsius patriarchalis ac metropolitanae Ecclesiae » facultatem facimus, cujus praesidio statutis per annum temporibus se» ricum palliolum, seu mozzelam violacei coloris induant. Haec volumus, » concedimus, statuimus, atque impertimur, decernentes has praesentes ⚫ litteras firmas validas et efficaces existere et fore, suosque plenarios et integros effectus sortiri et obtinere, ac illis, ad quos spectat, hoc futuris temporibus plenissime suffragari; sicque in praemissis per quoscumque » judices ordinarios et delegatos etiam caussarum palatii Apostolici audi»tores Sedis apostolicae nuncios ac S. R. E. Cardinales, etiam de latere legatos, sublata eis et eorum cuilibet quavis aliter judicandi et interpre» tandi facultate et auctoritate judicari et definiri debere, ac irritum et » inane si secus super his a quoquam quavis auctoritate scienter vel ignoranter contigerit attentari. Non obstantibus constitutionibus et sanctio» nibus apostolicis ac commemorati patriarchalis et metropolitani templi canicorum collegii, etiam juramento confirmatione apostolica, vel quavis » firmitate alia roboratis statutis et consuetudinibus, privilegiis quoque » indultis et litteris Apostolicis in contrarium praemissorum quomodolibet » concessis, confirmatis et innovatis, quibus omnibus et singulis illorum

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Vol. IX.

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tenore praesentibus pro plene et sufficienter expressis, ac de verbo ad >> verbum insertis habentes, illis alias in suo robore permansuris ad prae>> missorum effectuin hac vice dumtaxat specialiter et expresse derogamus » ceterisque contrariis quibuscumque. Datum Romae apud sanctam Mariam Majorem sub annulo Piscatoris, die decima septima Julii MDCCCXXXII, » Pontificatus nostri anno secundo,»

Nell' anno 1854, fu rinnovato l'altar maggiore nella basilica patriarcale: ed allora fu visitato di bel nuovo il sacro corpo del glorioso Evangelista, e più decentemente e più onorevolmente vi fu riposto nell' anno dipoi (1), quando il patriarca ne consecrò l'altare. Allora fu collocata nella cassetta, che lo contiene, una lamina di piombo sulla quale stanno incise le seguenti parole:

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ANNO INCARNATIONE Ꭰ N • IESV CHRISTI MILLESIMO
OCTINGENTESIMO TRICESIMO QVINTO DIE VIGESIMA SEXTA
AVGVSTI TEMPORE GREGORII PAPAE XVI IMPERATAĆ
REG FERDINANDI ・ I' PATRIARCHAE⚫ JACOBJ S R E' CARD.

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MONICO DEPOSITVM IN NOVA CAPSA

EVANGELISTAE.

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Ed inoltre entro due tubi di vetro fu posta in ciascheduno quest' altra epigrafe, a più chiara e più precisa attestazione si del ritrovamento che della traslazione posteriore:

DO M.

Quamquam Veneta Urbs minime dubitabat de existentia corporis divi Marci Evangelistae, praecipui protectoris sui, sub majori altari ecclesiae in ejus honore dedicatae; gratissimum tamen civibus fuit, in demolitione veteris ejusdem allaris mensae, quod a piis majoribus traditum mente et corde credebant, id potuisse suis etiam oculis videre. Quae fortunatissima res post multos operum labores accidit sexta mensis maii anni MDCCCXI. cujus facti memoria scriptis tradita typisque vulgata, statim de minus humido loco, quo capsa, ubi corpus adservabatur, deponeretur, cogitatum

(1) Ivi si avrà anche questo.

est; isque locus fuit sub mensa, quam renovari oportebat, ejusdem majoris altaris. Sed notissimae publicarum rerum vicissitudines desideratum opus retardarunt. Interea sub ipsa veteri mensa collocatur capsa, ita a patriarchali curia obsignata, ut inviolata, et quin ullus fraudi locus esse posset, servaretur. Cum vero de nobiliori mensa extruenda lex data est, eadem capsa, integris signis reperta, in locum, qui Thesaurus dicitur, deportata est, unde die vigesima sexta mensis augusti anni millesimi octingentesimi trigesimi quinti exsuviis ejusdem corporis d. Marci in novam capsam, veteri pehe consumpta, translatis, hic deponitur coram testibus scriplo subnotatis.

Quae omnia huic chartulae, quemadmodum peracta sunt religiose commendantur, ne posteri nesciant.

J. CARD. MONICO PATR. VENET.

Sacerdote Filippo Giudici, consigliere di governo specialmente delegato da sua eccellenza il sig. conte di Spaur governatore.

Giuseppe conte Boldù, podestà.

Simone canonico Arrigoni, presidente della fabbricieria dell' i. r. basilica di san Marco.

E finalmente, nel parapetto della parte posteriore dell'altare furono incastrate queste altre parole di metallo :

CORPVS DIVI MARCI EVANGELISTAE.

Cinque chiese in Venezia furono consecrate dal patriarca Monico : quella de' santi Maurizio e compagni, nel 1828, a' 4 di maggio: quella del Gesù, nel 1854, a' 12 di ottobre: quella di san Geremia, nel 1859, a'15 di settembre; ed a' 29 dello stesso mese quella di san Paolo: e finalmente quella di san Silvestro, il dì 21 aprile 1844.

Nell' anno 1858 a' 16 di luglio fu solennemente inaugurata, coll' intervento del cardinale patriarca, la nuova congregazione ecclesiastica dei cherici secolari delle scuole di carità, di cui furono fondatori i benemeriti fratelli Anton Angelo e Marc' Antonio conti Cavagnis, sacerdoti veneziani, i quali sino dall' anno 1802 ne avevano gettato le fondamenta. Questa congregazione, composta di sacerdoti, stretti da voti semplici, viventi in comune, e regolati da particolari costituzioni approvate dalla santa Sede

con apostolico breve del papa Gregorio XVI, del giorno 24 giugno 1836 ha per oggetto primario la buona educazione della gioventù; e per poterlo meglio raggiungere vi sono educati alla pietà ed alle viscere di paterna carità que' che devono esserne i precettori.

E poichè ho parlato qui dell' osservanza claustrale di essi, ricorderò anche il ristabilimento di altri ordini religiosi, avvenuto nel giro di questi anni, riserbandomi a dirne più estesamente di mano in mano che ne avrò a ricordare i conventi. Vi furono infatti ristabiliti i frati riformati; ma non più nei loro antichi conventi: ebbero il monastero di sar Michele, nell'isola presso a Murano, già un tempo dei camaldolesi, e loro altresì fu affidata la custodia del pubblico cimitero dell'isola di san Cristoforo, ingrandito e congiunto all' isola stessa di san Michele, chiudendone ed interrandone il tratto di laguna, che divideva l' una dall' altra. Agli osservanti fu concesso l'uso della loro primitiva chiesa, la quale, dal tempo della soppressione, era diventata parrocchia secolare, associandone al parroco i frati nelle fatiche e nella cura delle anime: e poichè non potevasi riabitare l'antico loro convento, perchè intieramente occupato dai militari, furono ridotte a servizio di abitazione e di convento alcune case appositamente acquistate, e poste in comunicazione col palazzo, ch' era stato un tempo la residenza dei nunzi apostolici, per mezzo di un corridojo sostenuto da colonne e che attraversa il campo, ossia il piazzale di fianco alla chiesa. Ed oltre a questi ordini religiosi, furono accolti ad ospizio i carmelitani scalzi nella chiesa ch'era anticamente del loro istituto; i conventuali, che non potendo ricuperare la primitiva loro chiesa di santa Maria Gloriosa de' Frari, perciocchè cangiata ad uso di parrocchia secolare, ebbero la chiesa di san Tommaso, detta volgarmente san Tomà; ai gesuiti fu datala chiesa di santa Maria Assunta, ch'era stata di loro avanti la soppressione.

A Murano rivestirono il loro abito le monache agostiniane ed oltre ad esse, furono stabilite le clarisse dell' adorazione perpetua, alla chiesa nuova del Gesù; le suore della carità, dette Canossiane, che abitavano da prima a santa Lucia, e poscia erano passate nel palazzo Flangini, ed ora sono nell' antico convento delle agostiniane a sant'Alvise; e finalmente le suore di santa Dorotea, le quali hanno la loro casa centrale poco lungi da sant' Andrea.

Dopo la partenza del patriarca Pyrker era stato progettato un grandioso ristauro al palazzo di residenza patriarcale, ponendo mano a lavori interni,

ed ornandone l'esterno di grandiosa facciata, a cui tutto l'interno rimanesse adattato; o piuttosto, cui si volle adattare allo stato interno. Perciò dei varii disegni proposti fu preferito il più deforme in arte, e su di esso, dopo replicato fare e disfare, ne fu condotta a termine la fabbrica. Questo palazzo servi successivamente, dal 1847 in poi, a molti e differenti usi profani: alla fine, nel 1850 potè il cardinale patriarca trasferirvisi a stabile dimora. Ivi morì l'anno seguente, la sera del giorno 25 aprile.

Dovrei qui trattenermi a parlare delle molte produzioni e in verso e in prosa, di cui il dotto patriarca fu autore; ma qui ricorderò soltanto le innumerevoli sue omelie e lettere pastorali recitate o pubblicate in diverse occasioni; delle quali più volumi si potrebbero formare. N'era stata incominciata una edizione; ma sfortunatamente rimase interrotta, lasciando in tutti vivo desiderio di vederla continuata.

Dopo la morte del patriarca cardinale Jacopo Monico fu promosso a governarne la vacante chiesa il monaco benedettino bergamasco PIETRO AURELIO Mutti, già abate dell' ordine suo in santa Maria di Praglia, e che era attualmente vescovo di Verona. Nato a' 10 settembre 1775, ebbe la nomina imperiale a'18 luglio 1854; fu preconizzato dal papa nel concistoro del 15 marzo 1852; fece il solenne ingresso nella sua metropolitana il di 50 marzo successivo. Intimò la visita pastorale della sua diocesi con decreto del 17 settembre dello stesso anno: la incominciò quindi nel seguente mese, e la sta tuttora facendo.

Esposte fin qui generalmente le vicende della chiesa veneziana, duopo è che mi fermi a dare qualche notizia altresì di alcune sue particolarità, che in addietro la distinguevano da ogni altra diocesi dell'Italia, le quali per la maggior parte le furono tolte a poco a poco, si per lo funesto rovesciamento dei tempi e sì per una soverchia propensione in alcuni di ridurre al romano rituale tutte le particolari discipline e le liturgiche ceremonie, che ne formavano da più secoli decoroso ornamento. La nostra chiesa infatti adoperava nelle sacre uffiziature i riti stessi delle chiese patriarcali di Aquileja e di Grado; riti dei quali ora non si conserva più veruna memoria tranne che sul Sacerdotale e su altri libri, che trattano di siffalte materie (1). Primo ad introdurvi novità e alterazioni fu, nel primo

(1) Se ne veda sviluppato questo argomento nel cap. VIII della mia Stor, della Ch. di Venezia.

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