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INTRODUZIONE

Eccomi a parlare della chiesa di VENEZIA, la quale, in ordine ad ecclesiastica gerarchia, quanto al suo titolo patriarcale, è la prima chiesa dell'Italia, subito dopo la suprema sede pontificale di Roma; benchè non lo sia in ordine a preminenza nè ad antichità. Sotto il quale aspetto, come ho notato alla sua volta (1), la figlia primogenita dell' apostolica sede, la prima dopo la chiesa Romana, è l'arcivescovile di Ravenna.

Nè solamente la prerogativa di patriarcale adorna la veneziana sopra le altre chiese metropolitane dell' Italia, ma l'illustra altresì l'onore, ridotto presentemente ad un semplice nome, di primaziale sopra le chiese della Dalmazia. Queste due luminose qualità, sino a mezzò il secolo XV, appartenevano alla chiesa di Grado: Venezia allora non era che un semplice] vescovato, ristretto entro il giro della città: anzi neppur tutta la città entrava a formarne la diocesi, essendochè su alcune pievi di essa aveva giurisdizione libera ed assoluta il gradese patriarca: ed anzi neppur col nome di VENEZIA denominavasi. Olivolo diceasi da prima, e poscia Castello. Ma, soppresse alfine dal pontefice Nicolò V, nell' anno 1451, entrambe le diocesi, la vescovile di Castello e la patriarcale di

(1) Nella pag. 12 del vol. II.

Grado, sorse dall' unione di esse la nuova diocesi patriarcale, metropolitana, primaziale di Venezia. A questa nuova diocesi perciò derivarono tutte le prerogative, le giurisdizioni, i privilegi dell' una e dell'altra: quindi essa diventò patriarcale, perchè lo era la chiesa di Grado; metropolitana, perchè le furono aggregate le medesime suffraganee di Torcello, di Chioggia, di Caorle, di Gesolo ossia Equilio, che dipendevano allora dalla metropolitica giurisdizione di Grado; primaziale finalmente, perchè la primazia, cui la patriarcale di Grado godeva sulle chiese della Dalmazia e persino sull'arcivescovile metropolitana di Zara, fu in lei conseguentemente trasfusa.

Il qual titolo di patriarca, attribuito ai sacri pastori della chiesa di Grado, derivato perciò a quelli altresì di Venezia, non è di così antica derivazione, siccome lo era negli aquilejesi pastori. Esso anzi dalla residenza, che facevano questi nel castello di Grado; dalla doppia serie dei medesimi, allorchè col titolo di Aquileja dimoravano gli uni nell' una e gli altri nell'altra città, passò come in consuetudine, sicchè lo portavano entrambi indistintamente E quando incominciossi a fare la distinzione tra antica e nuova Aquileja, il titolo patriarcale vi rimase promiscuo. E finalmente, cangiato assolutamente anche il nome della sede, ed assuntone dall' uno quello della nuova residenza, mentre all'altro ne rimase invariabilmente l'antico, fu attribuito anche alla nuova sede la qualificazione di patriarcale ed al suo pastore il titolo di patriarca. Quanto ad Aquileja, ho già notato, esserne stato per la prima volta adoperato il vocabolo alla foggia dei goti, che nominavano indistintamente patriarchi i metropoliti (1); ed ho mostrato, essere falsa l' opinione di chi ne disse primo ad usarlo il patriarca Elia, eletto nel 571, mentre prima di lui adoperavalo il vescovo Paolino, detto anche Paolo (2), il quale vi era stato eletto sino dal 557. Quanto poi al gradese prelato, io trovo, che nel 734, il papa Gregorio III, scrivendogli

(1) Ved. ciò che ne dissi nella pag. 39 del vol. preced.

(2) Ved. nella pag. 49 e seg.

lettera, lo diceva arcivescovo. Ed anche Stefano III, trentadue anni dipoi, scrivendo ai vescovi dell' Istria, adoperava il titolo di arcivescovato e di arcivescovo, per indicare la metropolitana e il metropolita di Grado. Soltanto nell' 803 io trovo, che papa Leone III, mandando il pallio a Fortunato, dicevalo patriarca: e quind' innanzi se ne intitolarono sempre i gradesi pastori.

Tuttavolta mal suonava all'orecchio de' greci patriarchi questa intitolazione dei prelati di Grado. Al quale proposito giova il commemorar qui l'ampolloso tuono, con cui sostenevala in faccia al patriarca di Antiochia, nell' anno 1054, il gradese patriarca Domenico III (1), così scrivendogli : = Ημεῖς οὖν ἐν τῇ ἀρκτῴᾳ ζώνῃ ἐπιμηκεστάτοις γῆς καὶ θαλάττης διαστίμασι δικ ρημένοι, νοῦ δ ̓ ὅμως ἔρωτι συνεζευγμένοι· τῇ τῆς ὑμετέρας άγιωσύνης γνώσει ἐγκεκολληθῆναι ὀρεγόμενοι, ἀμοιβαδοῦς στοργῆς ἡμῖν ἀναμοιρίαν άντισταθμοῦντι· διὸ δὴ μηνύομεν, τὴν ἡμετέραν ἐκκλησίαν τῷ τοῦ μακαρίου Μάρκου του ευαγγελιστοῦ κηρύγματι εἰληφέναι τὴν ἀρ χαιογονίαν. καὶ τοῦ μακαρίου Πέτρου καθιστῶντος, τὴν τιμὴν τοῦ πατριαρχικού ὀνόματος, ἐντὸς Ιταλίας καταμόνας ἐσχηκέναι. καὶ ἐν τῇ Ρωμαϊκῇ συνόδῳ, συνεδρείαν τοῦ οἰκουμενικοῦ Πάπα δεξιὰν ἐξῶσθαι. οὗ δὴ πράγματος τὴν τάξιν ὑμῖν πληρέστερον εἰς τὸ μέλλον ὑποδείξομεν, ὁπηνίκα ἐξ ἀμοιβαίας χρήσεως αντιγραφῆς μάλιστα περὶ τῶν εἰς τὴν πίστιν ἀνηκόντων εἰς ἀλλήλους σαφηνίσομεν· ἀρτίως μόνον τῆς ὑμετέρας καλοκαγαδίας ἐρώμενοι, πρὸς μόνην τὴν ὑμετέραν γνῶσιν ἀφίκεσθαι σπεύδομεν, ἀγάπην τελείαν μεταξὺ ἡμῶν θεμε λιωσόμενοι, ἐφ ̓ ἣν μετέπειτα τὰ τοῦ Θεοῦ ὑψηλότερον οἰκοδομήσομεν. Del qual brano ci dà la versione latina il Cotelerio (2) colle seguenti parole: << Nos ergo in septentrionali zona longissimis » terrae marisque intervallis divisi, animi tamen amore conjuncti, vestrae sanctitatis notitiae agglutinati cupimus, mutui amoris nobis participationem rependenti. Quapropter

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(1) Domenico III, e non già Domeni

co IV, come erroneamente pensarono alcuni: lo dimostrerò alla sua volta.

(2) Cotelerius Joh. Bapt., nel tom. 11 della sua opera Eccl. Graec. Monum.. dalla pag. 108 alla 135.

l'ol. IX.

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indicamus, nostram Ecclesiam a beati Marci Evangelistae praeconio sumpsisse originem; item beato Petro constituente, » honorem Patriarchici nominis intra Italiam dumtaxat ha buisse; et in Romano conventu, consessionem oecumenici Papae dexteram obtinuisse. Cujus quidem rei ordinem vobis plenius futuro tempore ostendemus, postquam ex mutuò rescripti usu, de iis quae ad fidem pertinent ad invicem » declaraverimus. Modo tantum vestrae probitatis amore capti, >> ad solam notitiam vestram pervenire festinamus, caritatem perfectam inter nos fundaturi supra quam supra quam in posterum, quae » Dei sunt, excelsius aedificabimus, »

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Che il patriarca Domenico scrivesse queste cose per ambiziosa esagerazione di dar lustro al suo seggio, lo si raccoglie dal titolo stesso, ch'egli attribuì a sè, sino dall' incominciare della lettera, nominandosi per grazia di Dio patriarca della chiesa di Grado e di Aquileja (χάριτι Θεου τῆς Γραδέσης καὶ Ακυλίας εκκλησίας πατριάρκης). Di Grado lo era; di Aquileja non già. Ned è meraviglia pertanto, che il patriarca di Antiochia rispondesse alle esagerate espressioni di Domenico con queste considerazioni: Περιείχετο τῇ τιμία γραφῇ τῆς θεοφιλίας σου, περὶ τῆς ὑπω σὲ ἁγιωτάτης εκκλησίας, ὡς ὁ κορυφαῖος τῶν ἀποστόλων Πέτρος ταύτην συστησάμενος, ενεχείρισε τῷ ἁγίῳ ἀπο στόλῳ καὶ ἐυαγγελιστῇ Μάρκῳ· ὑφ' οὗ ὁ ταύτης προεστῶς, εἰς τάξιν καὶ τιμὴν ἀνήχθη πατριάρχου· ὥστε κρατεῖν καὶ ἄρχειν διὰ τῆς διδασκαλίας · καν ταῖς Ρωμαϊκαῖς συνελεύσεσιν ἐκ δε χιῶν εἶναι τοῦ μακαρίτου Πάπα συγκάθεδρον· καὶ ὡς εὐχερῶς ἔχεις ἐκ παλαιῶν τοῦτο δεῖξαι πράξεων· ὅτι ἀπὸ τοῦ ἁγίου Πέτρου τὴν μονομερῆ πατριαρχικὴν κλῆσιν, ὁ σὸς θρόνος ἐκληρώσατο καὶ δεῖ με ὡς πατριάρ γου τὰ σὰ δέξασθαι γράμματα, καὶ περὶ πίστεως ἐγγραμμάτως ὁμιλῆσαί σοι. Καὶ ἡ ἐμὴ βραχύτης, ἱερώτατε πνευματικὲ ἀδελφέ, οὐχ ὡς πατριάρχου μόνον, ἀλλ' ὡς ἰσαποστόλου καὶ μεγάλου αρχιε ρέως θεόν, τα γράμματά σου μετά τῆς προσηκούσης τιμῆς ἐδέξατο· καὶ σπάσατο· πλὴν ἐκ νηπίου μέχρι γήρως τοῖς ἱεροῖς ἐντραφεὶς γράμμασι, καὶ τῇ τόντων ἀναγνώσει σκολάζων ἀεὶ, οὐδὲπο ουδαμοῦ παρ' ουδενὸς ἔμαθον ἢ ἥκουσα μέχρι τῆς ἄρτι, τὸν πρόεδρον Ακυλίας

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