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Riccoboni., No: mi rispondi; lo sguardo è rivolto
De' fpettatori miei al portamento

Di tutto il corpo ben ornato, e colto
Si poco spazio è da la fronte al mento
Che non lo vedon gli occhi traviati
Dalla voce, e d'e membri al movimento
Se ció fia ver dimandalo a que' Frati
Che al Novizio nel fuo primo fermone
Differo ch'eran zucche gli appoftati.
Oh! fe agli occhi di tutte le perfone
Foffe appicato un filo, e fi portaffe
Al punto ove lo fguardo fi difpone!
A quai de' membri credi fi attaccafle
La Gomena formata! folo al vifo
Ne altrove penfar già che terminaffe
A tutti quanti gli uditori fifo

Guarda negli occhi, e ogn' un di lor vedrai
Pender da' tuoi, quafi d'amor conquifo.
Trema di quegli fguardi: fe nol fai

Afpetta ogn'un di piangere al tuo pianto,
O come i tuoi farli fereni, e gai.
Or dì che non importa tanto, o quanto
D'aver cura al tuo volto, fe alui dei
Interamente la vergogna, o il vanto
Prefta dunque l'orrecchio a i detti miei,
E le bella ragione li produce
E tu guidare lafciati da lei
Saggio Pittor, che il Gloriofo Duce
Pinge, e del voto il fagrificio cafto
A cui incauta Religion l'adduce;
Seguendo di fua mente il penfier vafto
Di molta turba l'ordine comparte
Con maeftro difegno, e vago impafto
Sol nel Quadro difpofti a parte a parte
Il facerdote, ed i ferventi fuoi

Che il coltello, e la fiamma hanno in difparte
Indi il Padre, e la figlia, e vengon poi.
La Nutrice, i Famigli, e de' Guerrieri
Tanti che appena numerar li puoi:

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Riccoboni.

Spiegate infegne, bellici destrieri,
Veftimenti conformi, ornato altare,

E in un faício Corazze, Afte, e Cimieri
Il tutto è grande, e noblimente appare
Ma non bafta: Conviene al dipintore
Un dolor vario in tutti dimonftrare
In lui zelo di fè, paterne amore.
Un raffgegnato core in Lei fi vede,
E ne' Miniftri espresso un facro orrore
Fra le donne, chi piange, e chi mercede
Addimanda le braccia in alto alzando
E chi dall'atto il guardo retrocede:
Altri con occhio bieco rimirando
L'apparato funesto, tu diresti

Oh

Che contro il ciel s'adira beftemiando
gran Maeftro! èd onde mai traesti
Tant' arte per efprimer la Natura!
In cento un fol dolor vario pingesti
Afcoltalo, e diratti, che non fura

Quel Vero che dal Vero, egli lo trova
Nel uom perfetto, e all' uomo lo affigura
Vuoi tu piu chiara, e piu evidente prova
Per conoscer che il volto è quel Cristallo
Che a nuovo oggetto, l'oggetto rinova?
Stà dunque attento, e non por piede in fallo;
Han fuoi gradi il dolor, la gioia, appunto
Come gli ha ogni color fia Perfo, o Giallo,
Di: fe a colui, che foffe d'amor punto
Da parenti negato gli veniffe

In nodo marital d'effer congiunto;
Poi deftinati all'amata fentiffe

Che foffero dall padre altri fponfali
(Bene per cui fol refpiro fol viffe)
Indi per colmo di pene e di mali,
Che la fanciulla amante, e difperata
Portati aveffe al fen colpi mortali!
Tu vedi i gradi; Voglia contraftata
Speme languente, e per acerba morte
Difperazione al fin d'alma aggravata,
Dà prima il tuo dolor fiafi men forte

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Riccoboni..

Nel mezzo aumenti, e poi fino al eftremo
In ultimo egli è duopo che fi porte
Tiene, mi dici, il carico fupremo

La voce nel dolor, fe con fuoi tuoni
Può di notarlo grande, tenue, o fcemo
E'ver, ma fe alla voce non componi

Ancor gli occhi, e le guance e il ciglio irfuto
Non accordi di quella a i varj fuoni:
Non farà mai penfato, ne creduto

Che tu fenta il dolor, che non esprimi
E fe nol fenti, addio! tutto è perduto.
E'difficile il fo: ma pur t' imprimi

Nel cor quel arte che i Romani antichi
Vantavan tanto ne fuoi Pantomimi.
I Popolari, i Pricipeschi intrichi,

L'Amore, l'Amiftà, l'Odio, la Pace
E frà penfieri onefti gli impudichi:
Tutto, tutto elprimevan fi verace,
Che fu chi diffe molt' anime avere
Tal un piu d'altri vivo, ed efficace.
Pur non avean che il moverfi e il vedere
Color, del tutto privi de la voce
De' fenfi efpofitrice al tuo parere
Or, per la gioia, o pel dolor piu atroce
E' poffibil, ch'ancor fenza parlare
Sentiffer ciò che piace, afflige, o cuoce 2
Io non lo credo: il cor folo aggravare
Può di doglia l'intender la fentenza
Con adeguato fuono pronunziare.
Or come era in color tanta eccellenza
Che per gli occhi faceffero fentire
Pena, e diletto a tutta l'audienza!
O fe fentivan fenza proferire,

Per trasformarfi qual arte maggiore
Doveal in loro! nol faprei ridire
Oh ben degni d'illuftre eterno Onore!
Da Comici fi ascolta oggi, e fi tocca
E non mostran fentir gioia, e dolore
Forfe in costoro è fi languida, e fciocca
Madre Natura che per animarli

Non

Non baftin occhi, mani, orecchie, e bocca? S'io poteffi vorrei tutti caftrarli

Perche di lor fi finiffe la razza

O per Comici almeno fbattezzarli.
Parmi fentir chi dica: Giura, impazza
Non fento ful Teatro, ma affai bene

E piu d'ogn'altro fento in Cafa, o in Piazza
Poiche ftupido il fenfo hai fu le fcene
E'dorme in te Natura in quell'iftante
Per risvegliarla ceder mi conviene
Abbi dunque uno fpecchio a te d'avante
E per arte forzando i fenfi tuoi
O fenti, o fallo credere all'aftante;
E la tanto vantata ignota a Noi

Arte Mimica cerca, penfa, inventa
E hia fittizio il ver s'altro non puoi
Nel pianto fia però cauta, ed intenta
L'arte a non sfigurar la faccia in guifa
Che produca l'oppofto, che appresanta
Donna la cui beltade imparadifa

Ho veduta in Teatro diformarfi
Cofi piangendo, che traea le rifa
Se conofci però che digrignarfi
Tanto poffu il tuo volto lo raffrena;
Del poco è meglio all'ora contentarfi
Non con gli ftridi, man con voce amena,
Languido fguardo, ed un vifo dimeffo
Esprimerai ancora, e pianto, e pena
Ora parliam d'un finto pianto: ípelfo
Ne la comedia, Giovane, o fanciulla
Ufarnol fanno, e vel dimoftro espresso
Donna, cui per amore il capo frulla

Gode di molti amanti aver corteggio
́E di tutti per fcherzo fi traftulla;
Ma poi nel arduo, e lubrico maneggio
Si trova di tal forte inviluppata,
Che diftinguer non fà dal male il peggio
-Stà per effer da tutti abbandonata;
Ma ciò che più le cuoce, e più le preme
Da chi più fente effere amante amatą

Riccoboni.

Per

Riccoboni. Per onta, e per dolor fpafima, e freme

E

per tenerlo fra fuoi lacci avvinto Artificio famente piange, e geme Verace a lui, a' spettatori finto

Deve apparir quel pianto, e dee vederfi
L'Inganno con il ver giunto, e distinto
Or io per farlo ho veduto valerfi

Di modi fi affettati, che il delufo
Del falfo non potea non avvederfi
Non mai s'avrebbe fatto un miglior ufo
Del pianger vero, fe in un cafo tale
Di lagrime fi avefle fparfo il mufo
Un occhiata, un forrifo a parte, vale
Per dimoftrar che fingi al uditorio
Ma in ver l'amante falla al Naturale
Se ciò farai, fenza Stola, e Aíperforio
Gli uditori faran quai fpiritati

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O quall' anime pinte in Purgatorio
Sono queste le reti, e fon gli aguati
Ove il Comico attende i fpettatori
Per renderli confufi, edificati
Poiche d'un doppio finto ammiratori
Veggon, che fenza ancora il fentimento
Fingi il pianto, e da vero t'addolori
In ciò confifte l'Arte, ed il talento:
Arte di cui fenza parlarti, fcuole
E Maeftri averai ben mille e cento
Non le cercar però fra le Carole

Di Villaresca gente, ma nel feno
D'alta Superba, incomprensibil Mole
Là dove un Re di fua grandezza pieno
Circondato da turbe adulatrici

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Mite, o Feroce impone a tutti il freno
Una catterva di perfetti amici

Altrove non trovata e non veduta
T'offriranno le Corti fedutrici

Offerva quei, che abbraccia, e che faluta:
Colui che del fuo Re gode il favore:,
Ne i baci ha un finto mele, e tosco fputa

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