صور الصفحة
PDF
النشر الإلكتروني
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

il Ponte di Mugnone, a qual delle due Parrocchie apparte nessero. Si conserva appresso di noi la carta originale, che cene dà la notizia, la quale contiene un diligente esame di moltissimi testimoni per una parte, e per l'altra. Vi si legge in fronte Acta Prioris S. Laurentii pro ipsa Ecclesia contra Presbiterum Bonsostegnum pro Ecclesia S. Mariae, & S. Galli,,. E dopo una serie di testimoni per quella di S. Lorenzo vi sono i testimoni per l'altra di S. Maria, e S. Gallo, innanzi ai quali si legge: Acta Presbiteri de S. Gallo contra Priorem. Oltre i deposti dei testimoni non vi sono altri atti, nè v'è la sentenza, che dichiari quali fossero i confini delle due Parrocchie: ma dalle nostre memorie apparisce, che il luogo controverso fù dichiarato appartenente alla Chiesa di S. Lorenzo.

Questa carta ci dà un' idea della maniera ingenua, facile, e breve, con cui si formavano gli antichi Processi; e contiene varie cose riguardanti l'Istoria della nostra Città, e della nostra Chiesa, e la disciplina di que' tempi circa i diritti delle Parrocchie, ed altre molte notizie. Io ne noterò alcune, che più dell' altre mi sembrano degne di osservazione. Vi si leggono i nomi di tre Canonici, cioè d'un Prete Arrigo, d'un Prete Buongianni, e d'un Buonsignore, il primo de' quali afferma, che egli godeva il Canonicato da trenta anni: ed ecco che l'epoca dei nomi de Canonici, che il Ducci nel suo Catalogo, non avendo esaminata questa carta, che egli ebbe sotto gli occhi, ci dà nel 1186. si ha dalle nostre memorie qualche anno più antica. Vi sono nominati ancora un Brunetto di Fecciano, e un Cavalca di Alpero, col titolo di Rettori, e Cappellani del popolo di S. Lorenzo. E qui non s'ha da intendere di que' Cappellani, o sia Beneficiati, che presentemente servono alla Chiesa, e al Coro, perocchè questi incominciarono, come si vedrà al suo luogo, più tardi, ma di Preti salariati perpetui, che il Capitolo eleggeva allora per servire alla Chiesa, e per esercitarvi la cura

Spedale di Bonifazio, dove presentemente sene veggono tre, una che conduce alla Porta a S. Gallo, una che conduce a S. Lorenzo, e una trà il Monastero di S. Lucia, e il Palazzo dei Pandolfini; essendovi stata già la quarta per la par te di Ponente, la quale fù chiusa da una fabbrica. Quindi è che le Monache di S. Lucia ivi poste, si trovano chiamate più volte le Monache di S. Lucia di Croce di Via, o delle Vie.

101

dell' anime; alcuni de' quali in progresso di tempo si trovano nominati ne' nostri ricordi.

[ocr errors]

,་ ༼༣ *

Vi si nota altresì, che i Parrocchiani erano tenuti d' intervenire nella loro Chiesa ad ascoltarvi la Messa, e i Divini Ufizi ne' giorni Pasquali, e in tutte le Domeniche; di ricevere da essa i Sacramenti, e espressamente quello della Penitenza nel tempo della sanità, e dell' infermità, la scarsella, (1) la cenere il primo dì di Quaresima, el' ulivo la Domenica delle Palme; di andarvi a baciar la Croce il Venerdì Santo, di seppellirvi i Pargoli, (che agli adulti era permesso l'eleggersi la sepoltura in altre Chiese); che erano obbligati di fare il giuramento al Paroco, e di pagargli la libra, e il dazio, di concorrere alla spesa dei sedili da collocarsi nella loro Chiesa, al riristoramento delle strade, e al ripulimento delle fosse dentro i confini di essa; d'impiegare l'opera loro in quel che vi fosse necessario di mano in mano; e di darle l'olio per la luminaria della notte dell' Ascensione (2), per cui raccogliere andavano alla casa di ciascun popolano i Cherici con un donativo di cera, che sarà stata forse una piccola candela.

Altre notizie ci dà questa carta, e sono; che di quel tempo a dar l'Acqua Benedetta alle case non andavano i Parochi, nè altri Sacerdoti, ma i Cherici indicati sotto il nome di fanciulli (che così sono nominati i Cherici in altre nostre posteriori memorie) essendo questa cerimonia propria dell' Ordine minore del Lettorato. Anche ne' tempi più moderni v'era quest' uso; perocchè ne' nostri ricordi all' anno 1425. si legge, che i Cherici nella Settimana Santa andavano a dar l'Acqua

(1) Che cosa voglia significar qui la Scarsella, che i popolani dovean prender dalla Parrocchia, per quante ricerche io abbia fatte non ho potuto rinvenirlo. Vedine nella Prefazion (2) Questa luminaria era allora in uso universalmente nella Chiesa. L'obbligo del moreni Fam

che aveano i Parrocchiani di dar l'olio alle loro Parrocchie per farla, si vede ri- a X111.
cordato nel Canone decimosecondo del Concilio Enamense dell'anno 1009. Il Ve-
nerabile Beda (de Locis Sanctis Cap. VII.) racconta, che quest' uso cominciò
sul Monte Oliveto, dove i Cristiani accendevano tanti lumi, che pareva, che
egli, e i luoghi all'intorno ardessero: il che facevano in memoria della salita del
Signore al Cielo, e per dimostrare il giubbilo della loro devozione inverso que-
sto Divino Mistero. Sul qual costume il Cardinale Baronio osserva, Ann. T. I.
an. 58.) che quella festa, la quale per testimonianza di Erodoto (in Euterpe Lib.
II.) facevano ogni anno gli Egiziani, chiamata Accensio lucernarum, quando te-
nevano la notte accese molte lucerne intorno alle loro case,
impulso cambiato in religione, introducendosi l'uso, che si facesse lo stesso la notte
fù non senza divino
del Signore, non pure in Egitto, ma eziandio nella Palestina, e altrove, il qual'uso
dilatatosi poi nella Chiesa, dice egli che a suoi tempi in alcuni luoghi ancora durava

[ocr errors]

Benedetta alle case dei popolani, e a raccogliervi le uova Vi si dichiara, che la Parrocchia di S. Lorenzo si stendeva per la parte di Tramontana fino al Ponte di Mugnone, (il quale allora scorreva, dove fù poi fabbricata la porta a S. Gallo colle mura del terzo cerchio), appartenendo le case di là dal ponte alla Parrocchia di S. Maria, e S. Gallo: che quella non piccola parte della Città chiamata Cafaggio (la quale di quel tempo rimaneva tutta fuor delle mura) aveva il suo termine alla Croce delle Vie; onde quel luogo si chiamava Croce di Via di Capo, cioè termine di Cafaggio.

[ocr errors]

Nel deposto di un testimonio si dice, che un tale andò a far la cerca per la sua Parrocchia in tempo, che l'Imperadore Enrico dimorava in una Villa di Campi (1). In tre altri deposti si fà memoria della rovina del Ponte d'Arno, cioè del Ponte Vecchio (che in quel tempo era di legno, e l'unico della Città), la quale seguì l'anno 1177. per una soverchia piena di acque secondo che raccontano Ricordano Malespini, Giovanni Villani, e l'Ammirato. Ivi si accenna la maniera particolare, che tenne la Città per rimetterlo in piedi come prima di legno, cioè di obbligare i popolani di ciascheduna Parrocchia a andare ordinatamente, come se dovessero portarsi alla guerra, sotto i loro stendardi, a piantare le palafitte nel fiume (2). Vi si fà menzione del Vescovo Bernardo, quando era Priore di S. Lorenzo, da un testimonio, il quale depone, che nel tempo del Priorato di lui egli era Converso di quella Chiesa, e che vi aveva esercitato per cinque anni l'ufizio di cuoco: ciò che indica l'uso che v'era allora della vita comune.

Di un' altro si fà testimonianza, che aveva ricevuto la scarsella dalla Chiesa di S. Gallo non sua Parrocchia; siccome egli stesso avea confessato nella Penitenza al Sacerdote promettendogli di non farlo più in avvenire.

Questa carta è mancante dell'anno, in cui fù scritta. I Ducci l'ha attribuita al 1178. e di questo l' ha segnata nel

(1) Tempore, quo Imperator Henricus erat in Villa de Campi. Questi è I'Imperatore Enrico V. figliuolo di Federigo Barbarossa, il quale nell' anno 191. venne in Italia ricevervi la Corona dell'Impero; e ci ritornò l'anno 1196., in una di quelle occasioni si, sarà trattenuto in una Villa del Castello di Campi poche miglia distante da Firenze.

(2) Quando Pons Arni ruit, ivit iste testis cum aliis de loco illo, unde lis est, cum Vexillo splicato, cum populo Sancti Laurentii, sicut ilent ad praelium ad pontem, quia omnes populi ibant illuc ad ficcandos pulos pontis.

f

103 tergo: ma altro più non vi vuole che leggerla per riconoscere nell'anno attribuitole un manifesto anacronismo; perocchè nominandovisi, come s'è osservato, il Vescovo Fiorentino Bernardo in un fatto accaduto, quando egli era Priore di S. Lorenzo, ed essendo egli passato dal Priorato al Vescovado l'anno 1181., ovvero 1182., ne viene per conseguenza, che la carta non può essere del r178. Oltre che vi si ricorda la circostanza della venuta in Italia dell'. Imperadore Enrico V. negli anni 1191. é 1196. Bisogna dunque assegnarle un'altr' anno; e qual' anno le si debba attribuire a un bel circa, si deduce dal deposto di un testimone ivi nominato, il quale afferma, essere avvenuto un certo fatto nel tempo che rovinò il ponte d'Arno; e aggiunge, esser allora più di ventiquattro anni', dacchè era seguita quella rovina: laonde essendo ella seguita nel 1177., si viene in cognizione, che questa carta fù scritta in su primi anni del secolo decimoterzo.

[ocr errors]
[ocr errors]

Da un' estratto delle carte appartenenti alla nostra Chiesa fatto circa all'anno 1464. da Castorio: Bozzolini allora Canonico, indi Priore, è citato un' istrumento di manoidi Ser Ristoro del dì 6. di Agosto dell'anno 1213, contenente una promessa fatta da Prete Sostegno Priore della Chiesa di S. Maria, e S. Gallo (nella carta mentovata di sopra chiamato Buonsostegno) al Priore, e ai Canonici di S. Lorenzo, di non mai più muover lite intorno alle case poste trà il ponte di Mugnone, e la Croce di Via di Capo di Cafaggio appartenenti alla loro Parrocchia. Di quest'atto non si sanno altre particolarità, éssendosi smarrita la carta, come si vede da questo estratto esser seguito di molte altre. Dalla qual promessa si viene in cognizione, che nella lite occorsa già trà queste due Chiese, era stata data la sentenza in favore di quella di S. Lorenzo.

[ocr errors]

Nel registro del Vescovado Fiorentino si legge, che il Priore Ildebrando fù dichiarato l'anno 1214. da Chianni Proposto, e Capo della Canonica Fiorentina, insieme con alcuni Canonici di essa, Arbitro per una parte, essendo stato eletto per l'altra Iacopo di Pietro di Giovanni Grassi, Console ‹de' Romani, e Potestà di Firenze, per decidere sopra las pretensione, che aveva l'Arcidiacono Fiorentino, che gli fosse dato alla Mensa comune un pane di più, e maggior vivanda, e alcuni utili di più de' suoi Colleghi. Ed ecco una riprova, che in quella Canonica si durava peranche a professare la vita comune.

Si leggono appresso il Lami due Bolle d'Onorio III., l' una, dell'anno 1220., in cui il Priore Ildebrando è dichiarato Esecutore Apostolico insieme col Vescovo, e l'Arcidiacono Fiorentino, perchè d'ordine del Pontefice avesse il suo vigore l'elezione fatta dal Cardinale Vescovo Ostiense nella persona di Guido Cherico Lucchese a un Canonicato della Chiesa di Lucca, a cui s'erano opposti il Vescovo, e i Canonici di quel la Città e l'altra dell'anno 1221., nella quale lo stesso Priore è destinato Esecutore Apostolico insieme coll' Arcidiacono Fiorentino, e il Priore di S. Stefano al Ponte, perchè fosse dichiarato nullo un processo fatto dall' Abate di Quiesa per alcuni beni, pretesi da lui contro le ragioni dell' Abate, e i Mona.ci di S. Paolo di Serena nella Diocesi di Lucca.

Dopo aver goduto Ildebrando la sua dignità, se ha da prestarsi fede al nostro catalogo, presso ai cinquanta anni, si vede l'anno 1230. succedergli Somigliante. Quantunque il nostro Archivio nei secoli dodicesimo, e tredicesimo ci dia un maggior lume con una maggior copia di documenti, di questo Prioré noi siamo quasi affatto all' oscuro. Il Catalogo celo dà per Priore dal 1230. fino al 1240, Non abbiamo di lui riscontro alcuno contemporaneo nelle nostre memorie; ma ne fan-no menzione molti anni o dopo la sua morte, o dopo la sua renunzia (essendo incerto se egli morisse Priore) tre contratti, il primo del 1255., il secondo del 1283., e il terzo del 1301., ne' quali si rammenta un' istrumento della permissione, che egli diede nel tempo del suo governo a un certo Iacopo del Bello, di poter fabbricare sopra una muraglia appartenente alla Chiesa, il quale più non esiste. Si legge parimente ricordato come già Priore di S. Lorenzo in un quaderno grande di cartapecora contenente una parte di processo fatto l'anno 1276. nell' occasione d'una lite sopra una casa trà il Capitolo, e una certa -Madonna Ricca di Chiarissimo fabbro.

inus Gli Annali Camaldolensi all'anno 1238. ci somministrano cun monumento appartenente a questo Priore; ed è che, avendo i Signori, di Pietramala (antichissima, ed illustre famiglia di Arezzo); fatto delle ingiurie, e apportati dei danni all' eremo di Camaldoli, tuttochè molto beneficati da quei Monaci, furono questi necessitati a impetrar lettere contro di loro da Gregorio IX. Elesse il Pontefice per giudici della causa il nostro Priore Somigliante, e Diotifece Priore di S. Maria Mag

« السابقةمتابعة »