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vecchia Chiesa dopo il supposto incendio stette fungamente in piedi. In fatti ho esaminato dal 1423. in poi anno per anno le nostre memorie, e vi ho veduti nominati come prima gli stessi Altari coi loro titoli, e le Eeste, che annualmente vi si facevano, esercitatevi le quotidiane funzioni, ricordate le medesime porte coi loro vocaboli, e descritte di mano in mano le spese, e gli acconcimi fattivi secondo le occorrenze (1).

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In un nostro istrumento dell' istituzione d'una Cappella ordinata l'anno 1431. da Don Tommaso Spigliati Monaco della Badia Fiorentina vi si legge, che gli è assegnato dal Capitolo nella Chiesa il luogo per fabbricarvi un' Altare, o dove è quello di S. Lorenzo alto, o trà questo, e quello di S. Giorgio, che è presso il campanile; con patto, che fabbricandosi nella Chiesa (s'intende della nuova fabbrica, a cui avea già dato principio Giovanni de' Medici) Cappelle ordinate, e uniformi, il Capitolo non possa impedirlo. La Chiesa vecchia dunque co' suoi Altari era allora in piedi, e in stato da potervisene erigere un nuovo. All'anno poi 1440. v'è il ricordo del solennissimo Funerale, fattovi à Lorenzo de' Médici, fratello di Cosimo il Vecchio, a cui intervennero nel Coro nove Cardinali, che erano in Firenze col Sommo Pontefice Eugenio IV. E quel che è ancor da notarsi, si trova descritta minutamente (Docum. XXVI.) la funzione, che vi si fece l'anno 1444. dell' estrazione delle insigni Reliquie de Santi Marco Papa, Amato Abate, e Concordia Martire, le quali si sapeva esser riposte da tempo immemorabile dentro la Mensa d'un' Altare contiguo alla Cappella maggiore per la parte di mezzogiorno, presso la porta che metteva nel Chiostro. Ora se la vecchia Chiesa fosse rimasa malamente guastata dal fuoco, può egli neppure immaginarsi, che il Capitolo non fosse stato sollecito di levar le Reliquie di lì, ma vele avesse lasciate stare per più di venti anni? In questo stesso ricordo non altra ragione vi si adduce dell' estrar

(1) Il Borghini, il quale scrive, che la Chiesa di S. Lorenzo per la sua antichità appena poteva reggersi in piedi, non fà menzione di bruciamento segui tovi; siccome neppure ne parla il Lami nell'occasione di ragionare sì spesso di S. Lorenzo nelle Lezioni d'antichità della Toscana ec. e nei Monumenti del la Chiesa Fiorentina, tuttochè avesse letto il Migliore, mostrando così di non farne conto..

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re queste Reliquie di lì, se non,, acciocchè il venerabile, e
virtuoso Uomo Cosma potesse dare effetto a suoi santi,
e buoni propositi, cioè, di proseguire la fabbrica della
nuova Chiesa, che egli nel 1442., dopo la sospensione di
tredici anni, avea ripresa; al qual fine era necessario il di-
sfare la vecchia: il che seguì dal 1444. in là. Chi dunque
non vede avervi le più certe riprove, che l'incendio o non
seguì, o se pur seguì, fù di lieve momento; e che la Chiesa
vecchia si conservò all'uso delle sacre funzioni, finchè non
bisognò atterrarla per dar luogo al proseguimento della nuova?

Io mi son fatto maraviglia, che il ricordato altre volte*
Francesco Maria Ducci, il quale aveva scorso diligentissima-
mente tutti i libri, e tutte le memorie del nostro archivio da
lui rimesso in buon' ordine; e che per conseguenza sapeva
minutamente quello che tempo per tempo era accaduto nella
Chiesa di S. Lorenzo, abbracciasse così facilmente sulla testi-
monianza unica del Migliore la notizia di quest' incendio; e
che non gli venissero fatti sopra di esso quegli esami, e quelle
riflessioni, che io ho fatto; onde nell' iscrizione da lui com-
posta, esprimente i principi, e i progressi della Chiesa, la qua-
le è affissa alla parete presso la porta di tramontana, s' indu-
cesse a dire, che essendo ella stata bruttamente guastata da
un casuale incendio (1), ed avendo preso perciò il Capitolo,
e i Popolani a rifarla, Cosimo Padre della Patria la ridusse a
quella maestà, in che ella si vede; considerando anch'egli l'in-
cendio anteriore, e come motivo al pensiero del rifacimento
di essa; ciò che si è veduto manifestamente esser falso. V' è
stato poi il Proposto Gori, il quale talmente era persuaso sul-
la testimonianza del Migliore della verità di quest' incendio,
che in una sua iscrizione, la quale si legge nella Cappella de' Gi-
nori sotto il titolo dello Sposalizio della Madonna, non si con-
tentò di dir bruttamente guastata la Chiesa da un casuale incen-
dio, ma la disse atterrata da un grande incendio (2). E il P.
Richa volle anch'esso aggiungervi qualche cosa di suo, cioè,
che comunicatasi la fiamma alla soffitta, la Chiesa andò tutta
in cenere. Si potev' egli dire di più?

(1) Templum hoc &c. fortuito turpatum incendio, & a Capitulo, & Popularibus aedificeri coeptum, Cosmus &c.

(2) Dilapsa magno incendio antiqua D. Laurentii Ambrosiana Basilica &c.

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Ma per iscusare il Migliore, il quale non può neppur sospettarsi, che fingesse capricciosamente, o si sognasse quest' nicendio, non saprei trovare altra via, se non che il dire, ch'ei ne prendesse la notizia da qualche diaro scritto a mano, cui egli per altro non cita, come egli avrebbe dovuto, per autenticare la sua relazione sur'un fatto così solenne (1). Si sà però, mercè de' più certi riscontri, che in alcuni diari vi son riportati talvolta dei fatti, o falsi, o notabilmente alterati, perocchè scritti subito alla prima popolar voce, che gli avea pubblicati, senza essersi prima assicurato lo scrittore della verità. Potrebb' essere, che nella Luminaria fatta all' Altare, come egli dice, di S. Ambrogio, seguisse veramente qualche piccolo incendio, e che divolgatosi per la Città dalla voce del popolo, solito d'ingrandire, e di fare delle capricciose aggiunte ai fatti, che di mano in mano accadono, esser bruciato S. Lorenzo, come d'un grand' incendio ne fosse presa la memoria; e che di quì traesse il Migliore la notizia, che cene ha data, col farvi qualche suo abbellimento, nella maniera che vi fecero il loro il Gori, e il P. Richa.

In qual'anno precisamente Giovanni de' Medici desse principio alla nuova fabbrica, per quante ricerche io abbia fatte tralle nostre memorie, non ho potuto trovarlo: onde m' è convenuto valermi della notizia, che cene dà il Migliore, la quale mediante alcune sicure riprove ha tutto l'aspetto di verità,, Nel venirsi all'atto (scrive egli) del buttarne il primo fondamen,,to, accadde cosa da non doversi tralasciare a questo propo,, sito, ridettaci da chi si trovò presente; ed è, che il popolo ,, istigato, e messo sù, come si credette da alcuni principali

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di quella Parrocchia, più per invidia contro a chi col da,, naro alla mano si metteva ad un'impresa così onorata, e di

tratto

(1) Aveva questo di proprio il Migliore, come io sentii già raccontare da persone vivute ne' suoi tempi, che interrogato talvolta donde egli avesse alcune sue pellegrine notizie, quasi tenendosene offeso, rispondeva bastare per crederle la sua asserzione; siccome quegli, che voleva esser considerato per lo più valente, e solenne Antiquario dell'età sua; tuttochè poi fosse affatto mancan. te di criterio per saper bene esaminare, e giudicare dei fatti, e discernere il falso dal vero, come si osserva nella sua Firenze illustrata: Uomo peraltro che ha il suo gran merito per avere speso con gran fatica di schiena tutti gli anni della sua vira in raccogliere dai pubblici, e privati archivi un'infinità di memorie, conforme cene fanno fede le sue cento, e più miscellanee, sotto il titolo di Zibaldoni, che si conservano nella Biblioteca Magliabechiana, le quali hanno giovato moltissimo a diversi Scrittori.

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,, nome, che per difesa di veder conservate le memorie vene,, rabili, e così grate alla Città, come era quella, minacciò di , muoversi armato, ogni volta che si fosse veduto muover di lì pure un sasso (1); di sorte che convenne reprimere l'ardire di chi in quel tempo di Repubblica ardiva superbo di alzare la testa, senza rispetto a quel che s'era decretato dalla ,, Signoria nel 1425. severissimamente imponendo silenzio a ,, qualunque persona di grado, e molto più in muoversi contro a ", quell' atto, a cui i trasgressori sottoponevansi a pena della testa. Si venne dunque a farne la funzione solenne in quell' anno; alla quale, come era solito nelle cose grandi, fù presente tutto quel Senato, la Nobiltà, e i principali dello Stato, coll' Arcivescovo Amerigo Corsini, che servato l' ordine delle cerimonie, calò giù ne fondamenti alcune medaglie d' oro, e d'argento, improntate con che figure, e lettere, non lo dice chi ne trasmesse la notizia. Questo seguì ne 16. d'Agosto: e si nota, che la mattina precedente fattavi per bando convocazione di tutto il Popolo, fè ordinato stessero assistenti in sulla piazza di S. Lorenzo i sedici Gonfalonieri delle Compagnie, armati sotto i loro pennonieri, acciò si ,, togliesse il sospetto, che ebbero i Padri, non vi si rinvigorissero con tumulto, e sollevazione le gare non spente, ne piegate alla volontà unitasi con molti in quell' atto questa relazione dunque si deduce, che nell' anno 1425. in cui fù fatta la funzione del gittarsi la prima pietra, Giovanni de' Medici secondo la promessa fattane, mise mano alla fab brica della nuova Chiesa (2) di S. Lorenzo.

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Da

(1) Ecco un' altra convincente riprova, che la Chiesa vecchia si mantenne per molti anni in piedi nel tempo, che si fabbricava la nuova. Se ella fosse stata, come scrive il Migliore, arsa dal tempo, e consumata dagli anni, e di più contaminata dal fuoco per modo da obbligare a rimuoverne la pianta, con qual fondamento avrebbe minacciato il popolo di muoversi armato ogni volta che si fosse veduto muoversi di lì pure un sasso, quando nella supposizione del bruciamento non poteva non conoscere la necessità che v'era di rifarla? Tantopiù che avrà veduta intrapresa dal Capitolo la fabbrica della Cappella maggiore con qualche pilastro, senza che egli allora vi si opponesse: ciò che non osservò il Migliore nel raccontarci l'incendio, e poi la sollevazione del Popolo.

(2),, Qui termina tutta l'Istoria di S. Lorenzo fatta dal Canonico Cianfogni.

FINE.

DOCUMENTI

PER CORREDO DI QUESTA ISTORIA

TRATTI

Dagli Archivi Laurenziano, e delle Reali Riformagioni riportati qui per Appendice, e per maggiore autenticità della medesima, nonostantechè dall' Autore siano stati, per quanto pare, riconosciuti superflui.

DOCUMENTO I. DELL'ANNO MLIX. (Pag. 70.)

Nicolaus Episcopus Servus Servorum Dei. Dilecto in Domino fi

lio Gisoni Ecclesie S. Laurentii iuxta Florentine Civitatis muros site Rectori, suisque Successoribus canonice ibidem ordinandis, omnibusque comuniter victuris in perpetuum. Quoniam Omnipotentis dignatio suo gratuito munere ad hoc nostram humilitatem dignata est provehere; quatinus per nos ubique terrarum diffuse Ecclesie lumen administret indeficiens: rationabile omnino ducimus speciali regimine nostre cure commisse Florentine Ecclesie congruentem provisionem impendere iugiter. Sic namque Doctoris Gentium imitari valebimus salubre documentum, cum pro viribus nostris, qui bonum impertiri omnibus iubet opus, ad domesticos fidei maxime: cum pro nostris viribus Divino cultui locis dicatis digna providemus obsequia: ut indefessa laudatio in eis celebretur per omnia secula. Sed quia lapidei parietes non ad hoc sunt constituti, ut Deo possint dignas promere laudes, congruum profecto videtur, ad Divini operis perfectionem Clericorum circa venerabilia loca ordinare sedulam frequentationem. Qui quidem nisi terrenis temporaliter sustententur stipendiis ydonei vix possunt existere cultibus Divinis, cum ipse mundi Conditor secundum humanam unitam sibi materiem dignatus sit perferre sitim, & esuriem. Ad gloriam itaque illius, per quem vivimus, & sumus pretiosissimi Martyris Christi Laurentii Basilicam, nostro quidem hortamine, Florentinorum vero Civium sumptibus pulchra specie instauratam, Episcoporum aggregato çetu propriis manibus reddidimus dedicatam, quam nudam sine dote dimittere indignum valde iudicavimus: Apostolica soliditate, cui precipue competit honestati studendo omnibus, ne dum iniuriam patientibus pia sollicitudine subvenire. Assistentium ergo fratrum hortatu, proprio quoque consilio roborati, presente Florentino Populo, pro peccatis eiusdem Civitatis Presulum, ob nostram quoque devotionem, denique propter totius Populi salutem a Nobis consecrato Altari; prediorum, & omnium suarum rerum quod saltem ad presens potuimus, investituram Aposto

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