صور الصفحة
PDF
النشر الإلكتروني

.

ranti? Contuttuciò non mancò al Cianfogni ancor in questo un conforto dalla opportuna riflessione di sentirsi puro entro il religioso suo cuore, mercè la quale seppe in mezzo alle angosce di lunga malattia, con santa tranquillità incontrar la morte, che riguardata avea sempre per disinganno delle umane follìe, e compimento delle comuni miserie, e come principio di una Vita interminabilmente beata, in seno di quel Dio, che amò sempre in spirito di verità, e venerò qual suo unico Creatore, e Sovrano: Mostrando al restante degli Uomini, come frà tanti mali, che ne circondano, tranquilli vivono i saggi, e come in faccia della morte medesima si muoiono i Giusti.

Non ebbi ragione pertanto di dire sul bel principio, che vi sono stati nell' età passate, vi sono nella presente, e sempre vi saranno molti soggetti meritevolissimi al paro degli Eroi più rinomati di stancare le penne degli Oratori: ma dei quali non avendosene notizia alcuna, o per colpa loro, o per ingratitudine altrui, non si conosce la Vita, non se ne celebrano le azioni, nè se ne piange la morte? Possa dunque il Cianfogni per tante sue virtù la stima godere, e l'imitazione dei saggi: possa io conciliarmi da chi mi legge, se non il pregio di dicitore sublime, almeno quello di giusto estimatore dell' altrui merito; per avere, in qualunque maniera io l'abbia fatto, avuto il coraggio di togliere all'oblio il nome di un illustre Soggetto, che per tante virtuose prerogative aveva tutto il diritto alla gloria. Ho detto.

MEMORIE ISTORICHE

DELL'

AMBROSIANA REAL BASILICA

DI

SAN LORENZO

DI FIRENZE

I.

LIBRO I.

Non pochi sono nel Cristianesimo i Sacri Templi, ai

quali è attribuita una grande, e luminosa antichità d'origine, ma se ne son sempre desiderati gli autentici Documenti, onde poterla a buona equità sostenere, essendo appoggiata, o al de-, bolissimo fondamento di una fama popolare, che sì poco merita d'esser considerata, o da Leggende, e Memorie riconosciute dal giudizio degli Eruditi manifestamente false, o molto dubbie, e sospette.

Tale non è l'antichità, a cui riferisce i suoi principj la Chiesa di S. Lorenzo di Firenze. Ella è così certa, quanto è sicurissima, e superiore ad ogni eccezione la testimonianza, che noi ne abbiamo di S. Ambrogio nel suo Libro, che và sotto il titolo di Esortazione alla Verginità, riportato nel T. III. dell' Edizione novissima delle sue Opere, a cui corrisponde quella di Paolino (1), suo Diacono, e Amanuense nella Vita, che egli ne compilò, la quale nell' enunciato T. III. si legge.

(1) Questo Paolino non pochi Scrittori anche moderni per uno sbaglio preso sul nome l'hanno creduto il Santo, che fù Vescovo di Nola, non avendo avvertito, che quegli, di cui si parla, raccontando nella Vita, che egli scrisse di S. Ambrogio, un fatto accaduto in sua presenza al Santo pochi giorni innanzi alla morte di lui, la quale seguì l'anno 397. dice di se, che egli ne era allora al servizio sotto la cura di Casto Diacono; laddove l'altro Paolino alcuni anni avanti era stato ordinato Sacerdote in Barcellona, e dimorava di quel tempo nella Campagna di Nola presso il Sepolcro di San Felice, senza che le diversità dello

A

Per la testimonianza adunque di Sant' Ambrogio apparisce, che dopo la metà del quarto Secolo della Chiesa fù in Firenze una Piissima Matrona per nome Giuliana, la quale essendo madre di tre figliuole, e desiderando di veder fecon

[ocr errors]
[ocr errors]

e presentato al

stile, în cui l'uno, e l'altro hanno scritto, dimostra evidentemente la diversità dei Soggetti. L'Istorico della Vita di S. Ambrogio egli è quel Paolino, che fù prima Diacono della Chiesa Milanese, e come egli stesso confessa, scrittore del Santo; indi alcuni anni dopo la morte di lui fù destinato dal sommo Pontefice Anastasio, e da Venerio Vescovo di Milano con altri Cherici al servizio della Chiesa Cartaginese, che aveva gran penuria di Ministri; ove l'anno 412. col suo zelo, e colla sua dottrina molto si segnalò in quel Concilio di Cartagine, che fù il primiero contro l'Eresia Pelagiana, accusando il primo di tutti al suo Vescovo Aurelio l'empio Celestio banditore di essa e disputando con lui, e facendo ogni opera perchè egli fosse scomunicato e cacciato dell' Affrica; come ce ne fanno fede S. Agostino (lib. 2. contra duas Epist. Pelag. Cap. 4. e de pecc. orig. c. Pelag., et Caelest. cap. 3. e 7.) Mario Mercatore nel suo Monitorio a Teodo sio Secondo sopra Celestio Pelagiano (cap. 2. e Autore del Predestinato (Lib. 1. haer. 88.) il quale l'appella Diacono, Procuratore e Difensore della Chiesa di Milano. Egli è annoverato tra gli Scrittori Ecclesiastici da quelli, che ne hanno tessuto il Catalogo, per un suo Libello scritto contro Celestio Concilio di Cartagine, che conteneva tutti gli Articoli, sopra i quali bisognava esaminarlo, e interrogarlo, affinchè si potesse più facilmente conoscere, se egli fosse veramente Eretico, o hò, il qual Libello fù mandato l'anno 418. dai Ve scovi Africani al Sommo Pontefice Zosimo. Un'altro, ne scrisse egli, e indirizzo allo stesso, in cui lo ringraziava dell' aver condannato Pelagio, e Celestio, il quale per testimonianza del Cardinalé Baronio si conserva nella Biblioteca Vaticana. S. Isidoro nel parlo tra gli Uomini Illustri (Cap. 17.) lo chiama Prete: io però, ve dendolo dopo parecchi anni dalla morte di S. Ambrogio e dal suo passaggio nell' Affrica nominato sempre Diacono, e non mai Prete dagli accennati Scrittori, e da tutti gli altri, che poi ne hanno parlato, sospetterei, che egli si rimas nesse in quel grado sull' esempio di altri moltissimi, de quali si legge, che furono contenti del semplice Diaconato. La Vita di S. Ambrogio egli la scrisse alle replicate istanze di S. Agostino, a cui la dedico, ed è considerata universalmenre degna di tutta la fede, e come tale ha servito di sicura scorta nel doversi parlare del Santo Arcivescovo; ne gli Etorodossi, quali sono il Cave, l'Udino, e altri, che l'hanno ricordata nel parlare del suo Autore, le hanno fatta censura alcuna. Quel ché dispiacque in essa al Cardinale Baronio, egli è, l'essere stata distesa troppo concisa, passandovisi sotto sitenzio molte azioni del Santo, ne tessendovisi in fondo il Catalogo delle sue Opere; ma questo stesso fà un merito al suo scrittore, ed è un'autentica della sincerità di lui nello scriverla; perocchè non può cadere in sospetto d'aver riferiti de' fatti inventati a capriccio (come vorrebbe far credere il Satirico Erasmo, má senza render ragione del suo giudizio, a cui niuno s'è sottoscritto), chi tanti ne tralasciò dei veri, che egli avrebbe potuto raccogliere, se avesse sviscerato le Opere del Santo, per arricchirla, i quali sono stati poi raccolti, e aggiunti dai chiarissimi Monaci della Congregazione di S. Mauro nella nuova Vita compilata da essi colla maggiore esattezza, e secondo l'ordine cronologico, e data alla luce nel quarto Tomo dell' ultima Edizione delle sue Opere. Di questo Paolino, oltre i già mentovati, ne parlano gli Editori dell' Opere di S. Ambrogio, e tutti gli Autori dell' Istoria Ecclesiastica. Ed ecco da quale scrit tore si hanno le notizie della venuta del Santo Arcivescovo in Firenze, di quel che in queste memorie si leggerà avervi egli operato, e di tutto ciò, che delle suc azioni occorrerà di raccontarvisi.

dato il suo Matrimonio di Prole Maschile, di ottenerla per solo umano mezzo aveva già ogni speranza perduta.

A questa supposizione appoggiatisi i nostri Agiografi, ed altri, le hanno dato il titolo chi di Beata, e chi di Santa; sebbene non se ne trova descritto il Nome nelle Tavole della Chiesa Fiorentina, e neppure abbia ella avuto mai quel Pubblico Culto, che godono da tempo immemorabile alcuni nostri gloriosi concittadini, tuttochè non se ne faccia la commemorazione nel Martirologio Romano.

[ocr errors]
[ocr errors]

Professava ella una singolar devozione al glorioso Levita, e Martire S. Lorenzo, il quale per lo strepito, che aveva fatto nel Secolo antecedente la sua prodigiosa fortezza nel trionfare del più atroce Martirio preceduta da un'ammirabile santità, era in una somma venerazione per tutto il Mondo Cristiano; oltre che pronta, ed efficacissima, come ce ne fanno fede S. Agostino (e Prudenzio (2), era la sua intercessione in prò di chi a lui ricorreva. A lui dunque rivolse piena di fiducia i suoi preghi, facendogli voto, qualora le impetrasse la grazia, che ella bramava, di fabbricargli una Chiesa, e di destinare il Figliuolo al perpetuo servizio di essa. Il che ci dimostra, che ella non chiese il Figliuolo all'uso dell' altre madri per ve dere assicurata in quello la successione della sua Famiglia, ma unicamente per farne un dono all' Altare...

[ocr errors]

1

Non rimase defraudata delle sue preghiere, e delle sue speranze la religiosa Donna; perocchè concepì, e al suo tempo diede alla luce un Figliuolo, a cui fu posto nome Lorenzo in ossequio del suo potente intercessore; ed ella riconoscente del benefizio, e ricordevole della promessa, fece edificare un Tempio fuor delle Mura della Città, intitolandolo del Santo Martire (3).

(1) Quam non potest abscondi Roma, tam non potest abscondi Laurentii Corona. Beneficia ejus Romae tam clara sunt, ut numerari omnino non pos

sint. Serm. 2. in Nat. S. Laur.

(2) Quod quisque supplex postulat,

Fert impetratum prospere:
Poscunt licenter indicant

Et tristis haud ullus redit.

Ex Lib. Peristeph. Hymn. de S. Laur.

(3) Il Borghini si dimostra non alieno dal credere, che la Chiesa di S. Lorenzo non fosse fabbricata di pianta dalla Giuliana, ma piuttosto fosse una Basi lica dei Gentili da essa restaurata, e ridotta all'uso Cristiano, protestando però, che egli non intende d'obbligate alcuno a credere più di quel che gli suggerisca

4

Il Marito, che andava di concerto con essa nella pietà, ed erale stato compagno nei voti, per testificare il più che egli

il proprio giudizio. E poichè non poteva negare, che la Chiesa, almeno in qualche tempo, era stata fuor di Città, conviene nel sentimento di Giovanni Villani il quale pensa, che il Giro delle mura di Firenze, che veramente può dirsi il primo, fosse maggiore di quel che comunemente si giudica, ridotto poi a minore nella restaurazione, che egli dice esser seguita della Città per opera di Carlo Magno, e così viene a supporre la Chiesa di S. Lorenzo compresa nel suo principio dentro a quel Giro maggiore, e poi rimasa fuor del minore. E a questa opinione s'appiglia per toglier di mezzo, col dirla a principio dentro alle Mura, la difficolta che nasceva, per poterla credere Basilica dei Gentili, dał sapersi che queste fabbriche le facevano, essi dentro alle Città in luoghi comodi, e. ordinariamente vicino al Mercato, onde potervi facilmente convenire la Gente in ogni stagio e vegliarvi ne, e l'inverno massimamente, e ai cattivi tempi, e passeggiarvi bisognando ne' giorni corti ; essendo queste state ordinate non pe' loro Sacrifizj (che, a quest' uso erano destinati altri luoghi), ma per farvisi i giudizj pubblici, e trattarvisi gli affari del comune commercio; che se fossero state fuor delle mura sarebbero riuscite troppo scomode, e il farvele, sarebbe stata una spesa gittata via. Nè giova al Borghini per avvalorare la sua opinione laver notato nella Vita di S. Ambrogio, che Paolino dà alla Chiesa di S. Lorenzo il titolo di Basilica, quasi ella fosse una di quelle dei Gentili ridotta all'uso Cristiano. Imperciocchè questo vocabolo, il quale preso dal Greco, significa Casa Regia, e che fu attribuito a queste Fabbriche per la loro vastità, non conviene a quelle sole Chiese, che sono edificate a somiglianza delle Basiliche dei Gentili, le quali erano secondo Vitru❤ vio di tre, di cinque, ed anche di sette Navate colla Tribuna nella parte di so. pra, detta così, perchè in un giro semicircolare era situato il Tribunale pe' giu dizj pubblici (delle quali se ne vede fedelmente rappresentata in piccolo la forma nella nostra antica Chiesa dei SS. Apostoli ) ma è comune a tutte le Chiese, chè non siano di una tale struttura, e perfino ai piccoli Oratorj, come ugualmente Case di Dio, che è Rè de' Rè, a riguardo della grandezza del Culto, che ivi gli si presta, e dell' adorabile Sacrifizio, che ve gli si offerisce, come osserva nella sua Opera Liturgica il Cardinal Bona sull'autorità di S. Isidoro. Di quì è che si leggono appresso i SS. Padri, e gli antichi Scrittori dell'Istoria Ecclesiastica onorati del titolo di Basiliche tutti indistintamente i luoghi destinati al Culto di Dio; lad dove oggidì si considéra come proprio di quelle sole Chiese, che son più dell' altre vaste, e magnifiche. A questa opinione del Borghini, che la Chiesa di S. Lo renzo nel suo principio fosse dentro le mura, mostra di aderire il Manni (Princip. della Relig. Crist. in Fir. lib. 1. cap. 9.) Se pure, dice egli, non s'inganna, ap poggiato anch'esso al sentimento del Villani. Ma debbe notarsi, che se il Villani è di parere, che il primo Giro di Firenze fosse maggiore di quel che comunemente si crede non vi comprende però la Chiesa di S. Lorenzo; perocchè scrivendo, che S. Zanobi morì a S. Lorenzo fuor di Città, mostra di credere, che S. Lorenzo non fosse fabbricato dentro le mura, ma fuori; non figurandosi per avventura, quel primo Giro da lui creduto maggiore, si stendesse, come si figura il Borghini, per la parte di Tramontana, ove è situata la Chiesa, ma per altra parte. Per questa osservazione dunque fatta sul Villani viene a mancare il fondamento sù cui si appoggia l'opinione de'due Scrittori, che la Chiesa di S. Lorenzo fosse nei suoi principj dentro la Città, e il parere del primo di loro, che ella fosse una Basilica dei Gentili ridotta all'uso Cristiano mentre egli stesso confessa, che queste fabbriche non si facevano da essi fuori delle Città. A quel che poi aggiunge il secondo, che chiaramente dimostrano, che S. Lorenzo fù fabbricato dentra le mura, le parole di Paolino, il quale racconta, che S. Ambrogio costitui in Fi

ben.

che

« السابقةمتابعة »