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pi nostri, i quali l'hanno sostenuta in un secolo, in cui era già ridotto quasi a una dimostrazione, la Chiesa di S. Giovanni non essere l'antico tempio di Marte, ma una Chiesa fabbricata di pianta in onore di questo Santo dopo il principio del settimo secolo, o dai Fiorentini sotto il governo de' Longobardi, oppure, come vuole il Lami, ed altri con lui, dai Longobardi medesimi, i quali ne erano devotissimi, e l'aveano eletto Protettore del loro regno? (1) Non v'è altra via a scusargli, se non che il dire, che o mancanza di criterio, o la forza d'un' ostinata prevenzione di giudizio, gli ha fatti travedere in faccia alla luce.

Se il Borghini fosse vivuto in questi nostri tempi, in materia d'istoria illuminatissimi, ed avesse fatto le giuste osservazioni, che per le notizie modernamente acquistatesi hanno avuto luogo di fare alcuni de' più perspicaci, e più spassionati nostri scrittori, io non dubito punto, che egli, siccome amicissimo, e sempre ricercatore della verità, si sarebbe disingannato dal credere S. Giovanni l'antico tempio di Marte ridotto all'uso cristiano, e in conseguenza la prima Cattedrale; e nella maniera che egli diede alla Chiesa di S. Lorenzo il primato sopra tutte le Priorie della Chiesa Fiorentina, affermando nella Part. II. dei suoi Discorsi pag. 104. e seg.,, essere stata considerata la prima, la più sicu„, ra, e la più antica, e senza dubbio la principale, col titolo di Basilica,,; e così dichiarandola relativamente alla sua opinione la seconda Chiesa dopo S. Giovanni, avrebbe

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(1) Essendo la nostra piissima Regina Teodelinda (che fù moglie prima d' Antari, e poi di Agilulfo, amendue Rè dei Longobardi) devotissima di S. Giovambatista, l'anno 615. gli fece edificare un magnifico Tempio in Monza, come scrive Paolo Diacono nell' Istoria de Longobardi Lib. IV. Cap. 22. Dal che può arguirsi con tutta la probabilità, che la nostra Chiesa di S. Giovanni fosse fabbricata a tempo di questa Regina, e del suo marito Agilulfo, dopo di quella di Monza ; e che allora i Fiorentini a imitazione dei Longobardi prendessero S. Giovambatista per loro Protettore; o piuttosto che i Longobardi lo dessero per tale, avendone essi verisimilmente edificata la Chiesa, come Padroni della Città. Circa al temp, in cui i Fiorentini presero questo Santo per Protettore, diversa è l'opinione del Gori, dal P. Paciaudi nella sua opera De Cultu S. Ioannis, del P. Richa, e del Manni, i quali son di parere, che ciò seguisse fin da quando cominciò in Firenze ad aver corso la Fede Cristiana. Mà a fronte delle loro ragioni apparisce assai più probabile, ed è oggidì sentimento quasi comune frà gli eruditi, che ciò accadesse sotto il Governo de' Longobardi; e tale è quello del Sigonio Lib. II. de Regno Italico), del Muratori ( Änn, d' Ital. To. I. An. 600.), e del Lami (S. E. Fl. Monum. To. II. p. 1602.)

anch'egli inclinato con li altri a crederla, standosi alla certezza de' monumenti, la prima Chiesa, e conseguentemente la prima Cattedrale di Firenze.

Toltasi dunque di mezzo l'esistenza della Chiesa di S. Salvadore, falsamente creduta la prima Cattedrale, e dimostratosi quasi a evidenza con ragioni le più convincenti dai moderni critici, la Chiesa di S. Giovanni non essere l'antico tempio di Marte, ridotto all'uso Cristiano, ma una Chiesa edificata di pianta due secoli, e più dopo quella di S. Lorenzo, d'uopo è il confessare, avervi gran fondamento di credere, che la Chiesa di S. Lorenzo sia stata la prima di tutte, e in conseguenza la prima Cattedrale della Città; essendo certissimo il tempo della sua fondazione, e non costando da monumenti sicuri esservi stata in Firenze altra Chiesa, a questa anteriore.

LIBRO III.

Passiamo ora a ragionare d'un altra memoria riguardante

la Chiesa di S. Lorenzo, cioè della traslazione di S. Zanobi, la quale fù fatta da essa alla Cattedrale. Lorenzo Arcivescovo di Amalfi, e l'Arcidiacono Aretino Giovanni Tortelli vogliono nella loro leggenda di S. Zanobi, che egli fosse trasferito da S. Lorenzo per motivo d' un' infestazione di genti barbare, quegli a S. Reparata, e questi a S. Salvadore. Ma ciò è insussistente. Conciossiachè, dove leggiamo noi nelle nostre istorie che nel quinto secolo, in cui da' mentovati scrittori si vuol trasferito S. Zanobi, seguisse quà altra infestazione di barbari, che quella sotto Radagasio accaduta l'anno 405., cioè nel tempo del Vescovado del Santo, il quale è certo, che almeno nel 412. era ancor vivo? Oltredichè trattandosi di mettere in salvo il suo corpo in questa infestazione, qualora ella si volesse supporre seguita dopo la morte di lui, può egli neppure immaginarsi, che i Fiorentini, piuttosto che dentro la Città, luogo di maggior sicurezza, trasportar lo volessero da una Chiesa fuor di Città, dove era S. Lorenzo, o a quella di

S. Reparata, che per parecchi secoli è stata fuor di città, o a quella di S. Salvadore, la quale quei che ne vogliono l'esistenza cela descrivono piantata in un luogo, che di quel tempo era fuori della città, cioè dove al presente è la Metropolitana? Co'due nominati scrittori nell' ammettere questa infestazione di barbari, come un motivo della Traslazione di S. Zanobi convengono i Bollandisti (nel T. V. Maii sotto il dì 25.), i quali per sostenerla, stimando veridica contro il giusto giudizio de' critici l'iscrizione della colonna, che è sulla piazza di S. Giovanni, e vedendovi notato l'anno 408. per quello della Traslazione, lo correggono come intruso, c vogliono, che debba sostituirsi il 405., che fù quello dell' Assedio di Radagasio; e vengono così a mostrar di credere morto S. Zanobi innanzi a quell'anno; quantunque poi con mia maraviglia altrove lo giudichino morto o nel 429., o non molto avanti il 440.

Ma per venire a esaminare questo punto d'istoria della Traslazione di S. Zanobi, cene dà una relazione distinta, qualunque ella sia, la Chiesa Fiorentina nelle Lezioni (1), che ci propone a recitare il dì 26. di Gennajo, ch'è il giorno, in cui rinnovasene la memoria. Egli non è da dubitarsi per alcun modo della sostanza del fatto, che vi si racconta; perocchè tutti gli scrittori antichi, e moderni delle diverse leggende del Santo convengono, che egli morì, e fù sepolto in S. Lorenzo, e poi di lì trasferito alla Cattedrale. Il dubbio batte sulle circostanze, che l'accompagnano, non essendo gli scrittori uniformi frà loro in descriverle; onde non si sà a qual di loro abbia a credersi. Volendo io pertanto discorrere di questo fatto, come avente relazione alla Chiesa di S. Lorenzo per quello solo, che riguarda il tempo, in cui egli seguì (che dell' altre circostanze tralascerò di parlarne, rimettendomi al rigoroso esame fattone dai critici), riferirò quelche ne ha detto il Lami nell'occasione di ragionare di quelle immagini del Crocifisso, le quali si vogliono formate dell' olmo fiorito miracolosamente nella Traslazione del Santo Vescovo, riportandone

(1) Elle son tratte dalla Leggenda apocrifa del falso S. Simpliciano, e da quella simile del Mazza; onde si può inferire qual si meritino fede. Il Borghini (Part. II. dei Discorsi pag. 338.) esaminata quella del Mazza scritta intorno all'anno 1475. dice, che fu raccolta da lui, e si può dir copiata da quella del Tortelli, e che egli vi aggiunse piuttosto suoi discorsi, e considerazioni, che nuove notizie del Santo.

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qui le sue stesse parole registrate nelle Nov. Lett. Fior. dell' anno 1767. dei 6. Novembre.

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E' stato (dice egli) finora creduto, che la prima Traslazione di S. Zanobi seguisse nell' anno dell' era volgare 429. come pensò Giorgio Antonio Vespucci nel Martirologio Fiorentino, col quale s'accordano Clemente del Mazza, ed altri scrittori, o pure nel 408., come il Migliore nella Fiorenza illustrata, il quale pensa di più, che S. Zanobi morisse nel 397., quando secondo l' apparenza non era ancor Vescovo di Firenze; benchè il Baronio sia stato più ragionevolmente di parere, che S. Zanobi morisse nel L'Ughel424.. li vuole, ch'ei passasse all' altra vita nel 407. (1). Per rettificare adunque an altra parte d' istoria Fiorentina, bisogna osservare, che la sentenza dell'epoca della Traslazione del ,, corpo di S. Zanobi fatta nel secolo quinto, non ha in quanto al tempo alcun sicuro fondamento, sù cui si appoggi. Im,, perciocchè l'iscrizione, che è sulla Piazza di S. Giovanni, si conosce fatta ne' tempi bassi, e ignoranti, e quando tutto si confondeva l'inesattezza della cronologia, siccome per ,, già ho preventivamente osservato; ed essendo scritta in carattere Gotico, non usato innanzi al secolo decimo, ma cominciato a usare nel duodecimo, ed in uno stile affatto bar,, baro, come osservò anco il perspicacissimo Borghini, non si può in veruna maniera da chì ha fior di critica attendere. L'iscrizione è riportata dall' Ughelli, dal Migliore, dal Gori ec. (2) L'istoria della Traslazione vuole, che fosse il Vescovo Andrea Successore di S. Zanobi che la facesse ; e fin,, ge un Andrea succeduto immediatamente a S. Zanobi: e da tali scrittori apocrifi, e insussistenti sono stati ingannati l' Ughelli, il Migliore, il Ceracchini, il Brocchi, ed altri,

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(1) Altri scrittori la pongono chi in un' anno, e chi in un altro.,, Diverse epoche, dice il Tillemont, (T. X. nelle note alla vita di S. Ambrogio) sono state assegnate alla morte di S. Zanobi, ma senza addursene alcuna prova: sapersi di ,, certo, che egli viveva almeno nel 412.,,

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(2) Il Gori (Inscript. Etrur. T. III. pag. 347.) ha voluto sostenere per antica questa iscrizione, non considerando essere stata fatta da un'imperito, che nulla sapeva dell'antica vera istoria, e che sbagliò in più cose, come dimostra in questa Novella lo stesso Lami. Della rovina della vecchia colonna seguita, come vuole il Brocchi, l'anno 1333. in una sterminata piena dell' Arno (il che corrisponde con quel che scrive il Borghini essere stata da tempeste gittata a terra), della perdita dell' antica iscrizione, e di quella che fù posta nell' erezione della nuova, si veda la prefazione del Manni alla ristampa che egli fece nel 1755. de' Discorsi del Borghini.

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che hanno fatto il catalogo de' Vescovi Fiorentini, o hanno scritto d'alcuni di essi. Gli scritti, che ho detto apocrifi ed incerti, sono le vite di S. Zanobi compilate nel secolo decimoquinto da Giovanni Aretino, da Clemente del Mazza, e da altri posteriori, che in un fatto antichissimo, come " questo, non possono meritar fede, benchè abbiano ingannato lo stesso Baronio, il quale ha creduto che il S. Andrea Vescovo di Firenze, di cui fa menzione il Martirologio Romano a 26. di Febbrajo, sia il nominato in quelle vite, poichè nè Lorenzo d' Amalfi, nè il falso S. Simpliciano (1), nè l' iscrizione della colonna, rammentano mai alcuno Andrea Ve"scovo, e Successore immediato di S. Zanobi. Il primo Ve" scovo, che sia stato in Firenze col nome di Andrea, fù nel ,, secolo nono; e questi fece probabilmente la Traslazione di Zanobi, e allora seguì il miracolo dell' olmo, che fiorì. Avendo quelli scrittori del secolo decimoquinto trovata forse "qualche memoria, in cui si diceva, che la Traslazione fù fatta da Andrea Vescovo Successore di S. Zanobi, credettero subito, che fosse il Successore immediato, quando qualun"que Vescovo di Firenze è vero Successore di S. Zanobi, e d'un solo Vescovo Andrea così ne formarono erroneamente due, uno del secolo quinto, e l'altro del nono. Non es", sendo dunque mai stato un' Andrea del quinto secolo, e la Traslazione essendo stata fatta da un Andrea Vescovo, non " potè questi essere se non quello del secolo nono,, E il medesimo Lami nelle sue Lezioni dell'antichità della Toscana, e particolarmente di Firenze, soggiunge,, Chiunque compose

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l'iscrizione della colonna di S. Giovanni credè agli atti apocrifi di S. Zanobi, i quali confondono Andrea Vescovo di Firenze vissuto nel secolo nono, e che verisimilmente fece la Traslazione, col supporre un altro Andrea Vescovo succeduto a S. Zanobi nel secolo quinto,, (2). Fin quì il Lami.

(1) Questi due sono i più antichi scrittori della vita di S. Zanobi; dopo i quafi scrisse la sua Biagio Monaco presso la metà del secolo XIV., la quale si conserva manoscritta nella Biblioteca Laurenziana in un piccolo codice sotto il titolo di Vitae Sanctorum Patrum. (Plut. XX. cod. 6.) E questi è stato il primo a nominare il Vescovo Andrea, come Successore immediato di S. Zanobi, senza sapersi don de egli ne abbia presa la notizia; non essendovi stato avanti di lui scrittore, per quanto si sappia, che ne abbia fatta menzione: sicchè la prima notizia di questo Vescovo ci sarebbe venuta dopo nove secoli, dacchè si suppone, che egli vivesse, onde si deduce, qual conto debba farsene, leggendo io questa vita di Biagio Monaco, (2) Il Borghini ammette per certa l'esistenza di questo Vescovo, come Succes

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