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del 1172. lo cedè con tutti i diritt!, che egli vi aveva, a Guglielmo Priore di S. Maria Maggiore, il quale ricevutane Ï' investitura, per mostrarsi grato al suo benefattore, di consenso del suo Capitolo l'elesse Canonico di quella Chiesa. Nell' anno poi 1188. ' Achilia donatrice del terreno, sù cui era fondato lo Spedale, mortole il marito Spina, conce dè la quarta parte del Padronato, e del dominio, che ella aveva sopra di esso, a Ildebrando Priore di S. Lorenzo, e suoi Successori in perpetuo; avendone già rinunziate le altre tre parti a Gherarduccio, e a Sismondino suoi generi, e alle loro mogli sue figliuole, colla condizione, che se mai il suddetto Priore, o suoi Successori avessero recate molestie, o mosse liti su questa concessione ai compadroni, dovessero pagare la pena di cento lire di buoni danari spendibili, e rifar loro tutti i danni. Il Contratto fù stipulato il dì 29. di Maggio dell' anno 1188. nella Chiesa di S. Lorenzo alla presenza di Lanfranco Vescovo di Fiesole, e di Ranieri Proposto di quella Cattedrale, tutt' e due i quali vi sono sottoscritti di propria mano. Finalmente l'anno 1189. essendo per mio avviso insorte delle · difficoltà sulla cessione fatta già da Cigaretto alla Chiesa di S. Maria Maggiore, Chiaro Priore di essa, coll'approvazione de' suoi Canonici fece la renunzia dello Spedale, che nell'istrumento si appella Divina Casa, per una quarta parte a Ildebrando Priore di S. Lorenzo, e per l'altre tre parti a Gherarduccio figliuolo d' Ugolino Castagnaccio, e a Sismondino di Bunzole, secondo la disposizione fattane dall' Achilia; ricevendo frattanto per questa rinunzia la somma di quindici lire di buoni danari spendibili. In piè dell' istrumento si veggono sottoscritti di proprio pugno Chiaro Priore, Ubaldo, Giovanni, e Ugo, tre dei Canonici di S. Maria Maggiore. Questo Spedale è confermato susseguentemente in altre Bolle al Capitolo. Se egli passasse in progresso di tempo in un intero dominio di esso, e che cosa poi ne sia stato, non vedendosene nei nostri ricordi fatta memoria, è affatto ignoto. Nel Piviere di S. Stefano in Pane, ove egli era posto, non sene scorge alcun vestigio.

Del Priore Ildebrando si fà menzione in una carta appartenente al Convento di S. Maria Novella dell'anno 1197., la quale è un esame di testimoni, in cui rammentandosi una differenza seguita già trà Pagano Proposto Fiorentino, e Paolo

Rettore della Chiesa Parrocchiale di S. Maria Novella, vi si dice, che vennero in un tal giorno in quella Chiesa il Priore di S. Lorenzo (che allora era Ildebrando), e Ugo Canonico (forse di S. Maria Maggiore) per provvedere, che non vi seguisse novità alcuna frà i due partiti. Questa carta ci somministra per incidenza la notizia di qual fosse la divisa, che usaváno di quel tempo nel coroi Canonici Fiorentini. Imperciocchè per provarsi, che la Chiesa di S. Maria Novella era di Padronato del Capitolo Fiorentino, si allega la testimonianza di un Buonarota di Michele, il quale depone di aver veduto già, che il Proposto Pagano in segno di metterne in possesso il Rettore eletto da quel Capitolo contro l'altro eletto dalla parte contraria, dedit ei pelles suas de Lupo Cerverio in pignus pro ea. Di quì si può arguire, che la divisa da coro, che usavano allora i Canonici del nostro Duomo, fosse un' Almuzia di pelle di lupo cerviero, mutata in progresso di tempo in un'altra di diversa qualità. Dalla qual notizia vien confermato ciò, che scrivono quelli, che trattano delle divise da Coro dei Canonici, che l'antico abito dei Canonici delle Cattedrali era ordinariamente un' Almuzia di pelle sopra la cotta, la quale si poneva in capo, essendo nella sommità della parte stretta acco-modata a guisa di cappuccio, detta perciò anche cappuccio; e scendendo giù copriva loro colla parte larga le spalle, e dovendosi scoprire il capo si calava sul braccio sinistro; ed è -quella formata di pelle di Vaj (latinamente de variis, perchè evariata di pelli di due colori, bianco, e grigio), la quale usa- vano i Canonici della nostra Chiesa Fiorentina, prima che - Leone X. desse loro un altr'abito, e che usano presentemente, enon mai in capo, ma sempre sul braccio sinistro, molti Canonici' delle Collegiate, e particolarmente di quelle di Roma; e squale portavanla quei della soppressa Collegiata di S. Fridiano di questa Città. Usano pure un'alinuzia della stessa figura i Beneficiati d'alcune Cattedrali, e Collegiate, come fra noi quelli del Duomo, e di S. Lorenzo, ma di pelle di color grigió (latinamente de Grifeis), e pendente dalla spalla sinistra. L'almuzia di pelle, di qualunque sorte ella sia nella nostra - Città, e in altri luoghi, si chiama da più secoli il Gufo, il quale nel Vocabolario della Crusca è definito: Pelliccia solita portarsi dai Ganpnici di alcune Collegiate. Di esso sene fà men:zione nel Segretario. Fiorentino, che è una prosa del secolo

decimoquarto: Che diavolo ha egli in capo? e mi pare un di questi Gufi de Canonici. E in un sonetto del Burchiello: Perocchè il Chericato, e i Camicioni

Hanno messi i lor Gufi tutti in muda;

intendendosi quì per Camicioni i Canonici vestiti allora di bianche Cotte di quei tempi lunghissime. L'uso dell' almuzia di pelle è assai antico, come deduce il Magri dall' istoria di Tornai (1), nella quale si parla d' un' antichissimo ritratto di Lietberto Decano, e Canonico di quella Chiesa, che morì l'anno 1050. espresso coll' almuzia di pelle in sulle spalle. In fatti la carta di S. Maria Novella del 1197. ci fà vedere, che nel duodecimo secolo era quella già in uso nella Chiesa Fiorentina.

L'anno 1201. nacque una controversia trà la Chiesa di S. Lorenzo, e la Chiesa Collegiata di S. Maria Maggiore per certe case, le quali i respettivi Priori, Ildebrando di quella di S. Lorenzo, e Chiaro di quella di S. Maria Maggiore, pretendevano ciascuno che appartenessero alla sua Chiesa, Per non entrare in una lite fecero ambedue di comune consentimento il compromesso in Giovanni Priore di S. Michele Bertelde, in Prete Bongianni Canonico di S. Lorenzo, e in Prete Ugo Canonico di S. Maria Maggiore, dichiarandoli arbitri per terminare con un Lodo la differenza. Sentite pertanto questi, ed esaminate le ragioni, ei documenti delle due parti, e consultati i savi dichiararono, che tutti gli uomini, i quali abitavano la casa d'un Diotiguerio Fiordibella, andassero pacificamente per tutto l'anno, come popolani alla Chiesa di S. Lorenzo a ricevere dal Priore di quella, o da chi facesse le sue veci, la penitenza nel tempo della sanità, e dell'infermità; e che tutte le donne della stessa casa andassero pacificamente per tutto l'anno come popolane

(1) Monsignor Pompeo Sarnelli Vescovo di Biseglia nelle sue erudite Letters Ecclesiastiche T. X. Lett. 38. ci dà la notizia, che i Canonici delle Cattedrali portavano già in capo l'almuzia anche quando andavano a celebrare la Messa: costu me, soggiunge egli, che a suoi tempi in qualche Chiesa durava. Di quest'uso sene avevano due esempi nelle nostre due Chiese di S. Stefano, e di S. Pier Maggio re, ove si vedevano i Depositi di marmo in bassorilievo di due Canonici Fiorentini, e insieme Priori di quelle Chiese, vestiti degli abiti Sacerdotali con in capo l'almuzia Canonicale ricadente loro in sulle spalle. Questi Depositi sono stati con detrimento irreparabile della veneranda antichità modernamente distratti l'uno nel risarcimento, e l'altro nella rovina delle respettive due Chiese. Sene vede però un disegno nelle Lezioni del P. Richa della Chiesa di S. Pier Maggiore.

N

alla Chiesa di S. Maria Maggiore a ricevere dal Priore del la medesima, o da chi facesse le sue veci la penitenza nel tempo della sanità, e dell' infermità. Quanto poi alla sepoltura, che tutti gli abitatori di quella casa si uomini, che donne avessero la libertà di eleggersela a loro arbitrio, rimosso ogni odio, o malignità, in qual delle due Chiese fosse piaciuto loro; e nel caso, che non ne avessero fatta l'elezione, che gli uomini si seppellissero in S Lorenzo, e le donne in S. Maria Maggiore; ma che tutti gli utili provenienti dalle disposizioni de' loro mortori in danari, o in cera, o in qualunque altra cosa, si dividessero per egual porzione trà le due Chiese.

Dichiararono inoltre, che la casa di Ulivetto, e tutte le altre da quella fino al Fiume Mugnone (1) per la parte di Ponente appartenessero alla Parrocchia di S. Lorenzo, eccettuatone Ulivetto, il quale dovesse esser sepolto in S. Maria Maggiore, perchè era Converso di quella Chiesa (2). Dichiararono parimente, che la casa di Compagno, e tutte le altre da quella fino a S. Maria Maggiore fossero considerate di quel popolo; toltane, come aveano detto di sopra, la casa di Diotiguerio con tutti quelli, che vi abitavano. Finalmente dichiararono non esser lecito ad alcuno delle due Parrocchie di acquistare, o edificare in qualunque modo, o per qualunque motivo, Oratorj in pregiudizio, o in onta della Chiesa, a cui non appartenevano; e soggettarono le due parti, nel caso, che avessero contravvenuto, alla pena di cento lire, oltre quella della Sede Apostolica, e del Vescovo Fiorentino. Le quali dichiarazioni ambedue le parti di pari consenso promisero per se, e pe' loro successori di osservare interamente, e si obbligarono di pagarsi scambievolmente, non istando a quel che era stabilito, le cento lire di pena, e al rifacimento di tutti i danni. Seguì quest' atto il dì 26. di Gennajo dell'anno 1201. Dopo la descrizione de' testimoni si aggiun

(1) Scorreva allora ivi appunto, ove è la Piazza di Madonna, dentro, e presso le mura nuove del secondo cerchio.

(2) I Conversi erano persone laiche, le quali o per motivo di pietà, o per procacciarsi di che vivere, si offerivano al perpetuo servizio delle Chiese, e de Monasteri, sì di Religiosi, che di Religiose, degli Spedali, e delle Comunità di Cherici. Di questi nell'antiche carte, e istorie, sene trova fatta spesso menzione, e molte volte sotto il nome di Serventi, Oblati, e Donati; ed erano considerati come di quelle famiglie.

che i medesimi Arbitri dichiararono, per togliere la confusione dei termini, che per malizia degli uomini potesse seguire, che dal muro nuovo della Città (che era quello, che dicesi del secondo cerchio, del quale attualmente sene proseguiva la fabbrica) fino alla casa del sopraddetto Compagno, la quale era il termine della Parrocchia di S. Maria Maggiore, vi correvano trentasei piedi meno un quarto (1). Dopo il lodo, il quale si conserva nel nostro archivio, vi sono sottoscritti, oltre i tre mentovati Arbitri, Chiaro Priore di S. Maria Maggiore, Prete Benveniente, Ubaldo, Iacopo, Oderisio, e Buono Canonici componenti il Capitolo di quella Chiesa.

Nella carta poi di questo lodo appartenente a S. Maria Maggiore, la quale si conserva nel Capitolo Fiorentino, alla cui Mensa da Leone X. fù unita quella rispettabile Collegiata, vi sono sottoscritti, oltre gli Arbitri, come nell' altra, Ildebrando. Priore di S. Lorenzo, Prete Monallido, Prete Giovanni, Enrico Diacono, Prete Ildebrando, Buonafede, e Diotisalvi Diacono, Canonici di quella Chiesa, cinque de' quali non si trovano descritti nel nostro Catalogo. Dalla qual carta apparisce, che i Canonici di S. Lorenzo dall'anno 1094., in cui non erano più che sei, erano cresciuti fino ai sette, compresovi il Canonico Buongianni nominato trà gli Arbitri.

Un'altra controversia insorse tralla Chiesa di S. Lorenzo, e quella di S. Maria, e S. Gallo (2), dove allora era Priore Prete Buonsostegno; ed anche qui per conto di confini delle loro Parrocchie. La controversia riguardava tutte le case, che erano trà un luogo detto la Croce delle vie (3), e

(1) Di qual misura fosse il piede, che usavano allora appresso di noi, no le opinioni; onde non si può calcolare sicuramente questa distanza.

varie so

(2) Questa Chiesa detta anche S. Maria di S. Gallo, e S. Maria a S. Gallo, e semplicemente S. Gallo era un' antica Parrocchia Suburbana, rimasa poi fuor della porta di questo nome; alla quale l'anno 1218. fù aggiunto uno Spedale per gli Espo sti, e l'uno, e l'altra consegnati alla cura degli Agostiniani. Il Lami (S. E. FL. Mon. T. III. pag. 1515.) descrivendo le Parrocchie Suburbane appartenenti già al Piovano del nostro S. Giovanni, mette in dubbio, se ella fosse Parrocchia; ma la carta di questa lite, che egli non aveva avuto sotto gli occhi, toglie ogni dubbio. Vi fù soppresso lo Spedale da Pio II. l'anno 1463., e unito a quello degl' Inno centi; e la Chiesa, e il Convento fatti riedificare di pianta magnificamente agli Agostiniani l'anno 1488 da Lorenzo de Medici il Magnifico, mà furono poi atter rati l'anno 1529. nell' occasione dell' Assedio di Firenze.

(3) La Croce delle Vie era un luogo nella Via di S. Gallo (la quale allora chiamavasi Borgo S. Lorenzo) detto così, perchè ivi erano quattro strade l'una rimpetto all' altra, che formavano una Croce; ed è quello stesso luogo presso le

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