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rationali, et humana carne subsistens, aequalis Patri, secundum divinitatem; minor Patre, secundum humanitatem. La quarta ed ultima cosa è, che queste due distinte e perfette nature non fanno due, ma un solo Cristo. E di questo dice: Qui licet Deus sit, et homo; non duo tamen, sed unus est Christus. Ma questa unità bisogna che sia bene intesa, perchè è stata non poco combattuta dagli eretici. Alcuni dissero, che Cristo è uno, perchè la natura divina nella incarnazione si convertì nella natura umana; non altrimenti che l'aria si converte in fuoco, ed il pane che mangiamo nella sostanza nostra. Poveretti, non sanno che Dio è immutabile, di che ne sono piene tutte le scritture. E contra costoro dice Attanasio: Unus autem, non conversione divinitatis in carnem, sed assumptione humanitatis in Deum. Cristo benedetto è uno, non per mutazione della natura divina nella umana, ma perchè Dio ha preso in sè stesso la natura umana. Altri dissero, che Cristo è uno, perchè le due nature in lui sono insieme confuse, e talmente congiunte ed unite, che ne risultò una terza; siccome dicono, che congiugnendo e confondendo l'oro con l'argento si fa una terza spezie di metallo. Miseri coloro che non soggiogano l'intelletto semplicemente alla fede, in quanti errori cadono. Da questa falsa immaginazione seguirebbe che Cristo non fosse nè Dio, nè uomo; siccome quella terza spezie di metallo non è nè oro, nè argento. Contra costoro dice Attanasio: Unus omnino, non confusione substantiae, sed unitate personae. Questa unità di Cristo non è per confusione e mistura di due sostanze in una, ma perchè quelle due sostanze fanno una sola persona; e perciò di questa una e sola persona si verificano cose contrarie ch'ella sia eterna e temporale; uguale

al Padre, minor del Padre; discesa dal Cielo, salita al Cielo Non sarebbe possibile dichiarare questo gran mistero di una persona in due nature con miglior similitudine di questa che usa Attanasio, conchiudendo questa parte, e dicendo: Nam sicut anima rationalis, et caro unus est homo, ita Deus, et homo unus est Christus. Questa similitudine io trovo che fu usata lungo tempo avanti Attanasio, perchè ne fa menzione Giustino Martire, il quale fu vicino al tempo degli Apostoli; e dice che alcuni ancora avanti a lui avevano usata questa similitudine, scrivendo di questo mistero, la quale è propria in questa una cosa, che siccome l'anima, ed il corpo non sono due, ma una sola persona; così la divinità, e la umanità non fanno in Cristo due, ma una sola persona. Tuttavia questa similitudine è dissimile in molte cose, delle quali per brevità una sola ve ne dirò. L'anima si separa dal corpo, ma la divinità in Cristo mai non si separò dalla umanità. Per questo e Giustino ed altri hanno trovato altre similitudini, le quali però tutte in qualche cosa mancano. Onde meglio sarà dire con quella altissima e umilissima mente di Agostino. Se tu mi domandi ragione di questo gran mistero, è segno che tu non lo tieni per cosa maravigliosa; perciocchè, dove si trova la ragione, cessa la maraviglia. Se tu me ne domandi esempio, è segno che tu non lo tieni per cosa singolare; perciocchè quello che è singolare, non ha cosa alcuna che del tutto gli sia simile. Confessiamo adunque semplicemente, che Dio onnipotente può quello che noi non possiamo nè per ragione intendere, nè per esempio investigare; ed attendiamo in tutta la vita nostra, contemplando la purità della concezione del Figliuolo di Dio, per poterci unir con lui, a purificare noi stessi dalla immondezza e

bruttura contratta nella nostra impura e sporca concezione, tenendo sempre avanti gli occhi quello che S. Paolo ricorda a tutti i fedeli: Siamo debitore (dice) non alla carne, nè a vivere secondo gli appetiti della carne; perciocchè seguendo senza contrasto gli appetiti carnali, morirete di morte eterna: ma se col dono dello Spirito Santo mortificherete tutti i nostri carnali e proprî movimenti viverete di vita eterna. Attendiamo contemplando la natività di Cristo, singolarmente pura, e soprannaturalmente netta d'ogni macchia, a maledire, ed avere in abominazione le macchie sporche della prima nostra natività, rendendo sempre divotamente grazie alla divina benignità e clemenza che nel santo Sacramento del battesimo ci fece rinascere d'acqua e di Spirito Santo, ricordandoci delle rinunzie fatte in nome nostro in quel Sacramento. Vorrei che questi compari, che nel battesimo rispondono pei fanciulli; spesso, quando essi son venuti in età, ricordassero loro, come sono obbligati di fare, quello che hanno promesso per loro, dicendo: Figliuol mio, io ho in nome tuo rinunziato al demonio e alle opere e alle pompe del demonio, le quali sono tre cose che ci mandano in esilio, sbandendoci dal regno di Cristo. Il demonio avversario di Cristo, e nemico della salute umana, il quale mai cessa con varie tentazioni di dissunirci dalla fede di Cristo. Le opere sue, che sono tutti i movimenti, co'quali cerca che facciamo la volontà nostra, e non quella di Cristo. Le pompe sue, che sono tutti i beni e tutte le grandezze temporali, che egli promette di darci. Guardate un poco come Cristo dopo il battesimo c'insegnò a tener fortemente queste tre rinunzie; perciocchè non volle dopo il lungo digiuno provvedere alla sua fame nel modo propostogli dal demonio; ma

volle aspettare, che il Padre Eterno le provvedesse col ministero degli Angeli. Non volle fare una delle opere del demonio, la qual' era di tentar Dio, mettendosi a pericolo senza necessità. E finalmente non solo non accettò l'offerta di tutti i regni di questo mondo, ma con isdegno si cacciò il demonio dinanzi. Se attendessero i padri ed i compari a ricordare queste e simili cose ai loro Figliuoli, si vedrebbono ne' vostri giovani altri segni, altra vita, altre parole, altri costumi, che non si veggono. Non posso tacerlo, vivono come amici, e non come nemici del demonio: operano, non come Cristiani, ma come infedeli e membri del demonio. Innamorati delle pompe, e delle grandezze di questo fallace e misero mondo. Preghiamo adunque Iddio, che si degni per sua infinita bontà far conoscere a tutti, quanto siamo lontani dalle promesse fatte nel battesimo; concedendoci grazia, e virtù di poterle osservare; acciocchè egli ancora osservi a noi la promessa fattaci della vita eterna, nella quale insieme col Figliuolo, e con lo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli. Amen.

PREDICA OTTAVA

La stupenda e maravigliosa grandezza mostrata nella opera della passione della Croce, e della morte di Gesù Cristo, sopra le parole del simbolo.

Passus sub Pontio Pilato, crucifixus,
mortuus, et sepultus.

Ancora che io non dicessi, dilettissimi in Gesù Cristo, a chi oggi tocca a tessere la quarta parte della nostra rete; credo di certo che da voi stessi ve l'indovinereste: conciosia

chè le due prime parti furon di Pietro e di Andrea suo fratello. La terza di Giovanni. Resta che questa quarta sia di Giacomo maggiore, fratello di S. Giovanni. Ora pensando trą me stesso di questi due fratelli, mi sono occorse due cose. La prima è, che, dappoi che furono dall' unico e singolar maestro della verità chiamati, caddero nel gravissimo peccato dell'ambizione: dimandando col mezzo della madre la destra e la sinistra, cioè i due primi luoghi nel regno di Cristo. Di che furon gravemente da Cristo ripresi siccome uomini ignoranti; perciocchè dimandavano il fine, niente pensando al mezzo, senza il quale non si può arrivare al fine. Il che tanto vuol dire, quanto che cercavano la beatitudine, senza pensare all'amarissimo calice del martirio: cercavano la gloria del regno, senza misurar le tribulazioni, per le quali si perviene al regno: cercavano l'esaltazione, senza pensar che prima conveniva loro umiliarsi. L'altra cosa che m'è occorsa, è, che a questi due fratelli, non altrimenti che a Pietro, fu da Cristo benedetto mutato il nome e furon chiamati boanerges, che in lingua nostra vuol dir figliuoli di tuono: mostrando, che da ciascuno di loro doveva uscire un grandissimo tuono. Di qua nacque, che il tuono del primo fu quella voce udita in tutto il mondo della umiltà di Cristo, concetto di Spirito Santo, e nato di Maria Vergine, della quale si trattò nel ragionamento passato. Il tuono del secondo è della umiltà di Cristo, abbassato volontariamente, e umiliato fino alla passione, alla croce, alla morte ed alla sepoltura. E questa è la quarta parte della nostra rete, nella quale sono tessute queste parole: Passus sub Pontio Pilato, crucifixus, mortuus, et sepultus. Le quali tratteremo con l'aiuto di Dio benedetto

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