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stra. Ma passiamo a vedere ciocchè il concilio Niceno toccasse in questa parte.

I Padri pel santo concilio Niceno, per conto delle eresie, che in quel tempo si scoprivano, intorno alla creazione del mondo; mutarono prima questo nome di Creatore, e dissero: Factorem coeli et terrae. Perciocchè alcuni eretici dicevano: è benvero, che Iddio ha creato il mondo, ma non altrimenti che il corpo produce l'ombra, e dal lume nasce lo splendore. Da' quali detti e falsi esempî nascevano due notabili errori, che il mondo non fosse prodotto per libera volontà di Dio, ma naturalmente, e fosse eterno. Perciò quei santi, e dotti padri considerarono, che molto più perfetta è quella causa, che produce l'effetto suo volontariamente e liberamente, che non è quella che produce l'effetto suo naturalmente, e di necessità. Per questo bisogna dire, che Dio sia causa del mondo volontaria e libera. E questo dobbia mo noi conoscere e confessare; altrimenti non si crederebbe il fine del mondo, se l'esser suo non dipendesse dalla volontà, e dal beneplacito di Dio. Se adunque Dio avesse prodotto il mondo naturalmente, e come il corpo l'ombra, e ab eterno; non si conoscerebbe che egli sia causa volontaria e libera. Il che, acciocchè da noi si conoscesse, alcune volte ha fatto che il fuoco non abbruci, e che l'acqua non umetti, mostrando, che la volontà sua è libera, non solo nelle sue operazioni, ma ancora in quelle delle seconde cause. E da questa considerazione furono spinti que'santi padri a chiamare Iddio fattore del cielo e delle terra, che a guisa d'uno artefice gli abbia prodotti, quando gli piacque. Perciò molto innanzi David congiunse insieme questi due nomi, chiamando Iddio fattore e Creatore. Disse Iddio, che

si facessero le creature, e furon fatte; comandò che si creassero, e furon create. E quella santissima vedova, e animosissima Giuditta, in una delle sue orazioni dice a Dio: A te debbono servire tutte le creature tue, perchè con la parola tua furon fatte, e con lo spirito tuo create, non si trova cosa alcuna che possa resistere alla parola tua. Era ancora in quel tempo un' altra eresia, che Iddio non fosse il medesimo creatore delle cose visibili e invisibili. Perciò i buoni padri, dissero: Visibilium omnium, et invisibilium. Laonde dobbiamo sempre ringraziare umilmente Dio, che non solo ha fatto il cielo e le stelle visibili pei nostri bisogni di questa vita, ma anco gli Angeli invisibili, da' quali, come da' ministri di Dio, siamo aiutati e guidati alla via della vita eterna, non solo ha fatto i corpi terreni, che si veggono, ma anco le loro virtù invisibili, dalle quali vengono a noi tante utilità. E queste parole que'padri non le si cavarono dalla lor testa, perciocchè molto tempo avanti erano state scritte da S. Paolo, quando in Cristo diceva: sono state create tutte le cose nel cielo e nella terra, tanto le visibili, quanto le invisibili.

Io vorrei che questa fede, con la quale dite di credere in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, voi carissimi figliuoli, la congiungeste con l'obbedienza ed osservanza di tutte quelle cose, che da questo vostro Padre vi sono state comandate; altrimenti, con che fronte direte di credere, che vi sia Padre, se voi non l'onorate, come Padre, osservando i suoi comandamenti? Con che cuore il chiamate voi onnipotente? Non temete voi, che potendo egli ogni cosa, possa, e abbia a punirvi di tante vostre disobbedienze? Non sapete voi quello che disse per uno

de' suoi Profeti a quel popolo, il quale il chiamava, come ora voi fate, Padre e Signore? Se io sono Padre, ov'è l'onor che tu mi porti, come a Padre? Se io sono Signore, ov'è il timore che tu hai di me, come di Signore ? Con che animo il chiamate voi Creatore del cielo e della terra? Con animo veramente pieno d'ingratitudine; poichè avendo ricevuto da lui tali e tanti doni, quali e quanti ne contiene il cielo e la terra, non solo non li rendete le debite grazie; ma dispregiate gli ordini ed i comandamenti della sua divina Maestà. Venite quì. Non v'ha egli comandato, che dalle cose visibili, prodotte per servizio vostro, voi vi levaste alla contemplazione delle cose invisibili che sono in lui? Ditemi un poco, quantevolte vedete voi il cielo, la terra e tante varie bellezze di questo mondo, e alzate l'animo vostro a contemplare l'invisibil potenza, sapienza e bontà di Dio? dicendo S. Paolo, che coloro, che dalle cose create e visibili non si destarono alla contemplazione delle cose invisibili e increate furono inescusabili. Non vi ha egli detto e comandato, che pei benefizî che voi ricevete ogni ora dal cielo, e dall' altre creature, voi ne rendeste grazie a lui? Non v'insegna questo David? quando parlando con Dio, dice: Che cosa è l'uomo, che tu Signore abbi a tener memoria di lui? Che cosa è il Figliuol dell'uomo, che tu Signore altissimo abbi a visitarlo con le grazie tue? Tu Signore l'hai fatto poco minore degli Angeli. Tu l'hai coronato di gloria e di onore, e preposto alle opere delle mani tue. Tutti l'hai posto sotto a' piedi suoi, gli animali di terra, gli uccelli dell'aria, e i pesci del mare. Onde rendendo in questa sua contemplazione grazie a Dio, dice: O Signore universale, e Signor nostro, quanto è ma

raviglioso il nome tuo in tutta la terra. Guardiamci adunque di usare le creature di Dio ad altro fine, che a quello, al quale sono state create da Dio. Ma voi direte: A che fine l'ha Iddio create? Due sono i fini a' quali Iddio ha create le sue creature. L'uno è la gloria sua. Tutte le cose, disse Salomone, ha create Dio per sè stesso, cioè, per gloria sua. L'altro è l'utilità nostra. Dobbiamo adunque nell'uso delle creature dar sempre gloria a Dio, e guardarci di non offenderlo, perciocchè allora sarebbono non ad utilità, ma a dannazion nostra. Così faceva David; il quale, essendogli stato detto da Dio, che non toccava a lui edificargli il tempio, pel molto sangue che aveva sparso nelle guerre, ma al suo figliuolo Salomone, il quale sarebbe uomo pacifico e quieto; volle pur fare l'apparecchio per un tale e tanto edificio, e avanti la sua morte offerse a Dio in presenza di tutto il popolo quello apparecchio d'oro e d'argento, di gemme e di marmi, di legni finissimi e di molte altre cose, dicendo molte bellissime parole, e tra le altre queste due: Tutte queste cose sono tue Signor mio, e io col popolo mio offeriamo a te quello che dalla tua mano abbiamo ricevuto. Vedete voi come dovete usare le grazie temporali, che Dio vi dà, a gloria di Dio? la quale tutta poi torna a vostra utilità, non solo in questa vita temporale, ma ancora nella eterna, ove ci conduca il nostro Padre Eterno. Amen.

Seripando

Prediche

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PREDICA QUARTA

Della onnipotenza di Dio, secondo che da noi dee essere creduta e confessata

Sopra le parole che di questo scrisse nel suo simbolo
S. Attanasio

Non è poca cosa, dilettissimi in Gosù Cristo, credere in Dio con tutte quelle circostanze e condizioni, con le quali questo modo di parlare è stato da noi ne' ragionamenti passati dichiarato, come in questo breve epilogo delle cose fin quì trattate si comprenderà. La prima circostanza fu, che chi veramente crede in Dio, bisogna che ami Dio. Non è certo cosa leggiera, ma di molto momento e peso, l'amare Iddio; conciosiacosachè chi ama Dio, come dee essere amato, bisogna che non ami questo mondo, perciocchè questi due amori di Dio e del mondo, sono come due movimenti contrarî, i quali non possono essere insieme in un soggetto. Dimandate un poco questi contemplatori delle cose naturali. È possibile, che ad un tratto un medesimo corpo si muova dal mezzo andando in su, e al mezzo venendo in giù? vi diranno di no. Dimandategli un'altra volta. È possibile, che ad un tratto si riscaldi un corpo, e si raffreddi? risponderanno di no, rendendovi questa ragione: perchè questi movimenti sono contrarî, avendo contrarî principî e contrarî fini. Sono contrarî il luogo superiore e il luogo inferiore, e ancora il caldo e il freddo. Così sono contrarî l'amor di Dio e l'amor del mondo. Il che bene intese quel Santo, che disse: L'amor del mondo comincia in te da te stesso: perchè per rispetto del piacere, o del comodo tuo tu ami

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