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e poi fiamma per accendere gli altri. S. Bernardo spiegava ciò con altra frase dicendo, che bisogna prima esser conca, e poi canale: prima conca, cioè pieno di spirito e zelo, che si raccoglie nell'orazione mentale, e poi canale per comunicarlo agli altri.

3. Veniamo alla Materia delle Prediche. Si procuri di scegliere quelle materie, che maggiormente muovono ad abborrire il peccato, e ad amare Dio. Onde spesso si parli de' Novissimi, della Morte, del Giudizio, dell' Inferno, del Paradiso, e dell' Eternità, secondo l'avviso dello Spirito Santo: Memorare novissima tua, et in aeternum non peccabis. Eccli. 7, 40. Specialmente giova spesso far memoria della Morte, facendone più Sermoni fra l'anno, con parlare ora della certezza della Morte, colla quale finiscono così tutti i piaceri, come tutti i travagli di questo mondo; ora dell'incertezza del quando la morte ha da venire; ora della morte infelice del peccatore ; ora della morte felice de' Santi.

4. Si procuri ancora di parlare spesso dell'amore che ci porta Gesù Cristo; dell' amore che noi dobbiamo portare a Gesù Cristo; e della confidenza che dobbiamo avere nella sua misericordia, sempre che vogliamo emendarci. Alcuni Predicatori par che non sappiano parlare d'altro, che della giustizia di Dio, di terrori, di minaccie, e di castighi. Non ha dubbio, che le Prediche di spavento giovano sì bene a svegliare i peccatori dal sonno del peccato; ma bisogna persuadersi insieme, che la vita di chi si astiene da peccati solamente per timore de' castighi, difficilmente avrà lunga perseveranza; l'amore è quel laccio d'oro, che stringe le anime con Dio, e le rende costanti a discacciar le tentazioni, ed a praticar le virtù. Dicea s. Agostino: Ama, et fac quod vis. Chi veramente ama Dio, fugge di dargli disgusto, e cerca di compiacerlo per quanto può. E qui si

noti ancora quel gran detto di s. Francesco di Sales: L'amore che non nasce dalla Passione di Gesù Cristo, è debole. Con ciò il Santo ci fa sapere, che la Passione è quella, che più ci muove ad amar Gesù Cristo.

5. Così anche giova assai, e conduce insieme ad amare Dio, il parlare a' peccatori della confidenza, che dobbiamo avere in Gesù Cristo, se vogliamo lasciare il peccato : Viam mandatorum tuorum cucurri, cum dilatasti cor meum. Ps. 118, 32. Quando il cuore vien dilatato dalla confidenza, corre facilmente nella via del Signore. Così parimente si parli spesso della confidenza, che dobbiamo avere nell'intercessione della Madre di Dio. Oltre de' Sermoni che si faranno tra l'anno nelle Feste principali della Madonna, come dell'Annunziazione, dell' Assunzione, del di lei Patrocinio, de' suoi Dolori, ec. spesso tra le Prediche si procuri d'inserire negli animi degli uditori la divozione alla B. Vergine: alcuni Predicatori hanno il bel costume di non lasciar mai in ogni lor Sermone di dire qualche cosa di Maria Santissima, o narrando qualche esempio di grazie fatte a' suoi servi, o di qualche ossequio praticato da' suoi divoti, o di qualche preghiera che dobbiamo farle.

6. Inoltre si procuri di parlare spesso de' mezzi per conservarsi in grazia di Dio, come di fuggire le cattive occasioni, e mali compagni, di frequentare i Sagramenti, e specialmente di spesso raccomandarsi a Dio, ed alla Madonna per ottenere le grazie necessarie alla salute, e principalmente le grazie della perseveranza, e dell'amore a Gesù Cristo, senza le quali non possiamo salvarci.

7. Di più procuri il Predicatore di parlare più volte ne' suoi Sermoni contro le male Confessioni che si fanno tacendo i peccati per rossore. Questo è un male non raro, ma frequente, specialmente ne'paesi piccioli, che ne manda innumerabili anime all'Inferno.

Quindi giova molto, che di quando in quando si narri qualche esempio di anime dannate per aver taciuti i peccati in Confessione.

8. Parliamo ora brevemente delle Parti della Predica, le quali sono nove: Esordio, Proposizione, Divisione, Introduzione, Prova, Confutazione, Amplificazione, Perorazione, o sia Conchiusione, Epilogo, e Mozione degli affetti; del resto queste nove Parti si riducono a tre principali, cioè per 1. all'Esordio per 2. alla Pruova, alla quale vanno unite l'Introduzione che la precede, e la Confutazione delle opposizioni contrarie, che la siegue e per 3. alla Perorazione o sia Conchiusione, alla quale va unito l' Epilogo, la Moralità, e la Mozione degli affetti.

9. All' Esordio i Rettorici assegnano sette parti, Introduzione, Proposizione generale, Confermazione, Reddizione, Complessione, Proposizione particolare, e Divisione; ma comunemente parlando, le parti sostanziali dell' Esordio sono tre, 1. la Proposizione generale, o sia di Assunto: 2. la Complessione, o sia l'Attacco, per ricavarne la Proposizione particolare: 3. la Proposizione particolare, o sia principale della Predica, a cui va unita la Divisione de'Punti. Per esempio: I. È necessario salvarsi, perchè non vi è via di mezzo, chi non si salva, è dannato. Ecco la Proposizione generale. II. Ma per salvarsi bisogna far buona morte. Ecco la Complessione, o sia l'Attacco. III. Ma troppo è difficile far buona morte dopo una mala vita. Ed ecco la Proposizione particolare, o sia principale del Sermone, la quale dee esser chiara, breve, e facile, ed insieme unica; altrimenti se nella proposizione non si osservasse l'unità, non sarebbe una Predica, ma più Prediche. E perciò i punti, nei quali la Predica si divide, debbono collimare a provare una sola proposizione. Per esempio: Il male abituato difficilmente si salva;

perchè il mal' abito, 1. acceca la mente, 2. indurisce il cuore. E questi saranno i due punti della Predica. Questi punti poi sieno brevi, e pochi, non passando il numero di due, o al più di tre, e talvolta basterà un solo punto, o sia assunto della Predica, v. gr. Il peccato mortale è un gran male, perchè è un' ingiuria che si fa a Dio. Oppure: Chi troppo si abusa della misericordia di Dio resterà abbandonato da Dio.

10. Parlando poi del corpo della Predica, e per 1. della Pruova; la pruova della Predica dee essere un perfetto sillogismo, ma senza farlo comparir sillogismo, provando la maggiore prima di passare alla minore, e la minore prima di passare alla conseguenza. Ciò nondimeno corre quando la maggiore, o la minore ha bisogno di pruova; altrimenti, quando son cose per se note e certe, basta ampliarle senza provarle.

11. In quanto poi spetta all'ordine delle pruove, ordinariamente parlando, prima si portano le autorità delle Scritture, e de' ss. Padri, poi le similitudini, e gli esempj. I testi delle Scritture debbono proferirsi con molta gravità. È meglio poi attendere a spiegar bene, e ponderare uno o due testi di Scrittura, che a riferirne molti insieme senza ponderarli. Le sentenze de' Padri debbono esser poche, e brevi, e che contengano qualche sentimento spiritoso, e non triviale. Dopo le sentenze si adducano le ragioni : circa le quali alcuni dicono, che prima debbono portarsi le ragioni men forti, e di poi le più possenti ; ma io stimo con altri esser meglio, che in ultimo luogo si adducano già le ragioni più forti, ma in primo luogo si esponga qualche ragione forte, ed in mezzo le meno forti; perchè l' addurre a principio qualche motivo men forte può far cattiva impressione nella mente degli uditori. Dopo le ragioni si adducano gli esempj, e le similitudini. Si è detto, che

un tal ordine dee osservarsi ordinariamente parlando; ma talvolta gioverà addurre qualche pruova delle mentovate prima delle altre, il che si rimette alla prudenza del Predicatore.

12. Si avverta, che i passaggi da un punto all'al tro debbono farsi con naturalezza, senza passare da una cosa all'altra disparata dalla prima. I modi più usuali e facili sono questi: Veniamo all'altro punto, ec. o pure: Or dopo aver veduto, ec. E passando da una ragione ad un' altra può dirsi: Aggiungete, ec. oppure In oltre dee considerarsi, ec. procurando quanto si può, che l'ultima cosa del punto, e della ragione antecedente abbia qualche connessione con quella del punto, o della ragione susseguente.

13. Si è parlato delle pruove; in quanto poi all'Amplificazione delle pruove, altra è la Verbale, che consiste nelle parole; altra è la Reale, la quale può aversi o dall' Incremento, v. gr. È virtù soffrire le tribolazioni con pazienza; maggior virtù è il desiderarle; maggiore è poi il rallegrarsi nel sof frirle o pure può aversi dalle circostanze del soggetto, o dalla comparazione con altro soggetto di eguale o minor considerazione. Le Morali hanno il lor luogo proprio (come si è detto) nella Perorazione, nondimeno ben si permette alle volte, dopo che si è addotta qualche pruova sufficiente, di fare qualche Moralità. E ciò specialmente corre nelle Prediche di Missione, nelle quali ordinariamente l'uditorio si compone di gente rozza, a cui le Moralità fanno più impressione; ma non mai queste Moralità accidentali siano troppo lunghe, nè troppo frequenti, sicchè rendano tedioso e languido il discorso.

14. In quanto finalmente alla Perorazione, questa contiene tre parti, l'Epilogo, la Moralità, e la Mozione degli affetti. L' Epilogo è una recapitolazione della Predica, riassumendo i motivi più convincenti

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