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Lume è talvolta di quella lucerna,1
Che dallo Spirto Santo in noi risplende,
E con dritto disio si ne governa (a), 2
Che del Battesmo aver si forte accende

3

L'Amor (b) in noi, che per la voglia giusta

Non men ch' averlo, l' uom (c) giusto s' intende." II. E (d) per purgar la nostra voglia ingiusta,"

II. Pœnitentia.

(a) Di diritto disio, e ci governa (b) E del Battesmo amor si forte accende L'ardor (Ed. Quadrio)

La parola lucerna fu usata dal nostro volgarizzatore più volte anche nel suo gran poema (Parad., canto I e canto XXI) e so, che per essa e'fu criticato nel suo Galateo da Monsignor della Casa, che scrisse, che lui pareva, in udir quella voce, di sentire subitamente il puzzo dell'olio. Ma quest' erudito prelato il riprese in tal cosa con apertissimo torto, e sol per abbaglio da lui stesso preso. Nè io spenderò qui pertanto momento alcuno, per scusar di ciò Dante: poichè già dottamente l'acutissimo Castelvetro nella risposta all' Apologia del Caro ha mostrato con molti esempi, che gli antichi prendevan lucerna per isplendore, o sia per luce: e lo notarono anche in tal significanza i Compilatori della Crusca, citando appunto il nostro Alighieri nel Paradiso (loc. citat.), e il B. Jacopone da Todi, che pur disse:

Vergine Madre, splendida lucerna.

Ne quando qui Dante dice, lume di quella lucerna, e' vuole altro dire, che, raggio di quella luce: che è l'espressione appunto usata da Santa Chiesa nella seguenza solita a recitarsi nella Messa di Pentecoste (Veni Sancte Spiritus, et emitte cælitus lucis tuæ radium).

Vieni o Spirito Santo;

E giù ne invia dal Cielo
Della tua luce un raggio.

(c) lui (d) Poi

2 Cioè, la Grazia, che dallo Spirito Santo, quasi raggio di luce partendo, ci illustra, e a diritti e giusti desiderii ci muove.

3 L'Amore, cioè Carità soprannaturale verso Dio: queste cose ci accendono si fortemente l'ardore verso il Battesimo, che per la voglia giusta d'averlo, cioè, per l'atto di essa Carità, prodotta mediante la grazia, o per lo martirio, nelle quali cose sta veramente la giusta voglia d' averlo, uomo s'intende giusto, cioè, si giustifica non men, che ad averlo, cioè, se il ricevesse di fatto.

Con ciò ha abbracciato il nostro poeta le tre specie di Battesimo, cioè, di acqua, di desiderio, e di sangue, o a meglio dire le due spezie di Battesimo, l' una effettiva, l'altra affettiva, o come dicono gli Scolastici, l'una in re, l'altra in volo: da che il Battesimo di sangue non è tale, che per esser il martirio atto eccellente di carità.

5 Passa al Sacramento della Penitenza, che è la seconda tavola dopo il naufragio, siccome è chiamata da San Girolamo; perciocchè è un Sacramento non men necessario alla salute a' caduti dopo il Battesimo, che il Battesimo a' non regenerati; onde si questo, che quello, sono chiamati Sacramenti de' Morti, cioè de' Morti alla grazia; perchè come

E'l peccar nostro, che da Dio ci parte,
La Penitenza abbiam per nostra frusta.'
Né per nostra possanza, né per arte (a)
Tornar potemo (b) alla divina grazia,
Senza Confession da nostra (c) parte.2
Prima Contrizïon quella è, che strazia

3

Il mal, ch' hai fatto (d); 3 e poi con propria bocca
Confessa il mal, che tanto in noi si spazia."

5

E' satisfar, che dietro a lei s'accocca (e),
Ci fa tornar con le predette insieme

8

7

6

A aver perdon, chi con diritto il tocca (f).

(a) e per nostr'arte (b) potremo

(c) dalla sua

quello è instituito a cancellare tutti i peccati, e specialmente l'originale; così questo è instituito a cancellare tutti i peccati attuali, dopo quello contratti.

1 Castigo, ammenda, e simil cosa: perciocchè la penitenza è un' afflizione, che l'animo nostro ha, della colpa, in quanto è offesa di Dio. E quindi presso non pochi Padri essa è definita come un cruciato, o tormento dell'animo; il che è tanto più vero, quanto che favellando qui Dante del Sacramento della Penitenza, questo, oltre l'afflizione del l'animo, importa la manifestazione de peccati, e la soddisfazione per essi, che sono veramente quasi una frusta o sferza, ond'è il reo punito e afflitto.

Questa necessità della Confessione la indicò Cristo stesso nell' instituirla quando la podestà di amministrar questo Sacramento, egli chiamò la Chiave del Regno de' Cieli (Matth., XVI, v. 1), come notò Sant'Agostino (lib. L, Hom. 40). Che se la contrizione da se giustifica, non giustifica però nella presente provvidenza, se non racchiude la

(d) Il maladetto

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(*) Scocca, vale ne vien dietro, ne segue (Rigoli).

3

III. Dappoi che 'l rio Nemico 2 pur ne preme (a) 3
Le nostre fragil voglie a farci danno,

4

E di nostra virtù poco si teme (b); ·
Acciò, che noi fuggiamo il falso inganno
Che sempre ci apparecchia quel Nemico (c),
Da cui principio i mal tutti quanti hanno;
Il nostro Signor Dio, padre ed amico,
Il Corpo suo, e 'l suo Sangue, benigno
All'Altar ci dimostra, com' io dico (d); 5
Il (e) proprio Corpo che nel santo ligno
Di Croce fu confitto (f), e 'l Sangue sparto,
Per liberarne dal Demon maligno (g).
E se dal falso il vero io ben disparto,

6

7

In forma d'Ostia noi si veggiam Cristo,
Quel, che produsse la Vergine in parto (h).

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benigno Veder ci fa all'altar, di ciò ver dico

(e) Quel

(f) Di carne fu chiavato

(g) Per noi levar (*) da spirito maligno

(h) Qual, ch'il produsse il santo vergin parto.

gno ec. In somma qui Dante si affatica a spiegare contra gli Eretici la cattolica verità, che nella sacra ostia vi è veramente il corpo di Cristo; nè solamente ciò che spetta alla vera ragion di corpo, come la carne, il sangue, le ossa, i nervi, ma anche tutto Cristo, cioè, quella persona, in cui si unirono due nature, la divina e l' umana, con tutte le cose che a dette due sostanze conseguitano, che sono la divinità e l'anima, in somma, tale, quale da Maria Vergine fu partorito.

Ligno, invece di legno; come il Petrarca disse digno, invece di degno, ritenendone la lor forma latina.

(*) Per noi levar vale sottrarci, liberarci (Rigoli).

Vero é Iddio ed Uomo insieme misto,1 Sotto le spezie del pane e del vino,

Usa qui Dante la voce misto, non già nella volgare e ordinaria sua significazione, nella quale disconverrebbe alla verità del soggetto onde si parla; ma sì in quella significazione pellegrina ed enfatica, che alla medesima voce, come ritrovata più al caso per far concepire l'ineffabile e maravigliosa unione ipostatica, fu però data da' Santi Padri, e nella quale, ragionando di tal alto e divino misterio, fu ap⚫ punto da' Santi Padri non di rado adoperata. E Tertulliano, di Gesù Cristo parlando (Apologet., cap. 24. Nascitur Homo Deo mixtus), co'termini stessi del nostro interprete così si espresse: Nasce Uomo misto con Dio. Sant' Agostino (Epist. ad Volusian. Mixturam Dei et Hominis) la medesima persona di Cristo appellò: Una mistura di Dio e di uomo; e San Leone: La natura umana, dice (Serm. 3 in Natal Domini natura humana in societatem sui Creatoris est assumpla: ut ille habitator, et illa habitaculum esset; sed ita, ut naturæ alteri altera misceretur) fu assunta in società del suo Creatore, perchè quegli fosse l'abitatore, e quella l'abitacolo; ma in modo che una natura fosse mescolata con l'altra. Bisogna dunque osservare con San Cirillo (lib. I adversus Nestorium, cap. 3), che quando i Padri, ragionando dell' unione delle due nature in Cristo, umana e divina, usarono i termini di mistione, mistura, misto, e altri tali, non presero sì fatte voci in quella significanza che volgarmente si usano, quando, a cagione d' esempio, si dice che due licori si meschiano; nel qual caso e'dir si vuole che si distrugge la loro natura; onde l'uno nell' altro o amendue in un terzo

essere si trasmutano: Ma hanno, dice il predetto Santo Dottore (loc. cit. Sed ea voce sunt abusi, cum summam unionem ostenderent) adoperata quella parola, per dimostrare una somma unione. Per altro la verità cattolica, contra quello che stoltamente insegnavano Apollinare, Eutichete ed altri, è che in Cristo due intere e perfettissime nature sussistono nella persona del Verbo, sen-za che la Divinità sia nell'umanità convertita; e senza che veruna confusione o mistione sia tra quelle avvenuta, come apertamente insegnava San Giovanni Grisostomo, così dicendo (Homil. XI, in Joann.: Unitione et copulatione unum est Deus, Verbum et Caro; ita ut non confusio, vel extinctio ulla substantiarum acciderit, sed inexplicabilis quædam, et omnem dicendi facultatem superans Unilio): Per l'unione e per l'accoppiamento è una cosa unica Dio, il Verbo e la Carne; così che niana confusione o estinzione di sostanze è intervenuta, ma una certa inesplicabile unione, e superante ogni maniera di favellare. Perciò anche Sant' Agostino, dopo aver nominata la persona di Cristo una mistura di Dio e di uomo, a dichiarare qual fosse il suo pensamento, ben tosto soggiunse (loc. cit.: Sicut persona hominis mixtura est animæ et corporis): Siccome la persona dell' uomo è una mistura di anima e di corpo; cioè, un' anima ad un corpo intimamente congiunta ed unita. E il nostro Dante altresì da vero cattolico, e gran teologo ch'era, già prima in questo stesso suo Credo, di Gesù Cristo parlando, detto aveva, a manifestare i suoi legittimi sensi :

Il qual vera cemente è uomo e Dio.

Per far del Paradiso in esso acquisto (a). 1
Tanto è santo, mirabile e divino

Questo Mistero, e Santo Sacramento,
Che a dirlo saria poco il mio latino.2
Questo ci dà fortezza ed ardimento
Contra le nostre rie tentazioni,

Si che per lui da noi 'l Nemico è vento.3
IV. Perché egli intende ben l' orazïoni,"

Che a lui son fatte, benigne (b) 5 e divote,
E che procedon da contrizioni (c).

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IV. Ordo.

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L'Ore (d) cantare, e dare altrui Battesmo, -
Solo è dei Preti il volger cotai rote.10

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(b) si fanno ben giuste

(c) Quando son fatte con divozioni

(d) Debbon

to, pieno d'amore, ben esaudisce le nostre orazioni.

5 Affettuose.

6 E che procedono da animo contrito, perchè, non ognuno, che dice, Signore, Signore, è da lui ascoltato, com' egli stesso Gesù Cristo ci ammoni nel suo Santo Evangelio (Matth., cap. VII, v. 21).

7 Al Sacramento dell' Eucaristia connette quello dell' Ordine, di cui spiega le due podestà brevemente: quella dell' Ordine, che versa sul vero corpo di Cristo nell' Eucaristia, in quelle parole: La possa di ciò far, e l'altre note; quella di giurisdizione, che spetta alla direzione, o aiuto dell' anime, negli altri due versi.

8 La Messa.

9 L'Uffizio divino.

10 Cioè il far tali cose, che spettano alle predette due podestà, le quali sono quasi movimenti di due ruote.

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