صور الصفحة
PDF
النشر الإلكتروني

cevasi nell' Inferno. «Che se verrai, esclamava il Del Virgilio, po>> trò farti conoscere i versi del nostro Mussato; ma Guido tuo, il >> Polentano, forse non patirà che tu abbia a lasciare Ravenna e » la bella pineta che in sul lido Adriatico la cinge. »

1

Ben dove Dante sorridere d' uno zelo così inopportuno, quantunque così affettuoso. Pure a tali amichevoli voti ed inviti del buon Giovanni, replicò il nostro Poeta con altre due Egloghe latine, ove finge convenire a consiglio con due suoi amici, l'uno Ser Dino Perini fiorentino, l'altro Ser Fiducio de' Milotti certaldese. « Glorioso >> invero e di molto piacere sarebbemi, rispondeva egli a Giovanni, or» nare il capo della corona d'alloro in Bologna; ma di gran lunga

2

Il Perticari nell'Amor patrio di Dante, e l'Arrivabene nella Storia del secolo dell'Alighieri, dicono che questi sebbene trovasse pace in Ravenna sotto l'ale dell'Aquila Polentana, non perciò tacque dell'adultera Francesca, uscita da quella casa, anzi ne cantò la colpa e la pena. Dall' osservare peraltro, che l'Alighieri trovò pace presso Guido da Polenta in sulla fine della sua vita, quando cioè eran corsi due lustri, dacché avea cantato il miserando caso de' due amanti infelici, viene a rilevarsi l'abbaglio del Perticari. Perciocchè volendo supporre, che il Poeta, in prezzo dell'asilo dai Polentani ricevuto, ponesse tanta pietà nel cantare quell'episodio, farebbe d'uopo saper dalla storia ch' ei lo dettasse nell'ultimo anno del viver suo. Lo che esser falso apparisce, avendo Dante pubblicato la prima Cantica, ove l'episodio ritrovasi, nel 1309 o in quel torno, secondo le più probabili opinioni, vale a dire undici anni prima di ricovrarsi in Ravenna. L'episodio di Francesca da Rimini non può essere un segno della gratitudine dell' esimio Poeta, ma si del forte sentire di quell' anima amante.

Inoltre debbo qui avvertire, che il Guido, genitore di Francesca, non è quel Guido ricettator generoso dell'Alighieri, col quale l'han finora malamente confuso tutti gl' Illustratori di Dante, non esclusi e i due sunnominati, e il Foscolo e i Padovani Annotatori. L'ospite di Dante fu Guido Novello, cioè Guido il giovane, mentre il padre di Francesca fu Guido il vecchio, che era capo de' Guelfi in Romagna nel 1249. Egli maritò Francesca a Gianciotto (Giovanni Ciotto) nel 1275, e se fosse stato frai vivi al tempo della morte di Dante, avrebbe contato oltre cento anni d'età. Narra il Boccaccio che quel Signore accompagnò onorevolmente l'Alighieri al sepolcro, e recitò il di lui funebre elogio: or quanto può esser probabile l'opi-' nione che tuttociò potesse eseguirsi da uomo che avesse varcato i venti lustri? Il padre di Francesca è insomma l' avo di quel Guido Novello, che fu l'ultimo protettore dell'Alighieri.

2 Al primo di essi diede il nome di Melibeo, all' altro di Alfesibeo, chiamando Jola il suo protettore Guido V Novello, Mopso, Giovanni Del Virgilio, e Titiro se medesimo. Vedi le Egloghe.

[ocr errors]

più caro mi è di fregiarmi del serto in sull'Arno:

« Nonne triumphales melius pexare capillos,
Et patrio (redeam si quando) abscondere canos
Fronde sub inserta solitum flavescere Sarno? »
Ecl. I, v. 42-44.

« .....

» E questo mi gioverà alloraquando il mio Paradiso potrà essere » così noto al mondo, com' or son noti i bassi regni del dolore: Quum mundi circumflua corpora cantu1 Astricolæque meo, velut infera regna, patebunt, Devincire caput hedera lauroque juvabit. » Ib. v. 48-50.

Ecco come scriveva, come sentiva Dante, e certo negli ultimi anni della sua vita! La corona poetica, al suo merito già dovuta, se la riserba al compimento del Poema, ma vuole che solo in patria sia la sua incanutita chioma del serto trionfale adornata.

Nella chiusa di quella Canzone che l'Alighieri dettò fra le Alpi del Casentino, e che abbiamo ricordata nel Capitolo precedente, il Poeta va esponendo simili sensi di patrio affetto: chè se dalle frasi ch' egli v' adopra traspare il cruccio per l'ingiusto esilio contro Firenze concetto, appare assai più chiaramente l'affetto, ch' ad essa lo lega, e che di frequente lo stringe a volgerle i suoi pensieri e i suoi voti. Altrove noi veggiamo, la sua patria esser da lui chiamata il dolce paese ch' egli ha lasciato; 2 ed a poter gustare di quella dol

'Il Dionisi (Anedd. IV, pag. 107) crede che la frase qui usata da Dante circumflua corpora, significhi il Purgatorio. Ma tale espressione non altro vuole certamente indicare, che i corpi i quali discorrono nell'immenso fluido dell'universo, vale a dire i Pianeti, che, secondo la dottrina di quei tempi, colle loro orbite o sfere concentriche formavano i diversi cieli, come il cielo di Venere, quello di Marte ec. Ecco la letterale traduzione di que' tre versi: Quando per mezzo de' miei canti saran pubblicali, siccome or sono gl' inferi regni, i corpi che si ruotano nell' universo e gli abitatori celesti (la qual duplice espressione non indica se non la sola Cantica del Paradiso), allora mi gioverà cinger la fronte d'edera e d'alloro. Adunque la conseguenza che ne vorrebbe trarre il Dionisi, cioè che il Purgatorio fosse pubblicato assai tardi, nel 1319, è affatto insussistente, perchè a quel tempo era già pubblicato, non che composto. Le più accurate indagini ci portano a conoscere, che la prima Cantica fu pubblicata nel 1309, la seconda nel 1315, la terza nel 1321.

2 Canz. I, st. I.

cezza cotanto egli anela, che non può a meno di prorompere in simili accenti: «Se non fosse che per lontananza m'è tolto dalla ve

[ocr errors]
[ocr errors]

duta il bel segno degli occhi miei, lo che m'ha posto in fuoco, reputerei lieve cosa ciò che ora m'è grave: ma ahimè ! questo fuoco m'ha sì consumato la carne e le ossa, che morte m'ha posto la >> chiave nel petto. Laonde se mai ebbi colpa, molte lune trascor» sero dacchè fu purgata, quando la colpa si cancelli se avvien che >> l'uomo si penta: espressioni, non potremmo dir quanto, piene d'ansia, di pietade e d'affetto, le quali d'un' anima grande e sublime proprie soltanto esser ponno:

>>

« E se non che degli occhi miei'l bel segno

Per lontananza m'è tolto dal viso,

Che m' have in foco miso,

Lieve mi conterei ciò che m' è grave:

Ma questo foco m'have

Già consumato si l'ossa e la polpa,

Che morte al petto m' ha posta la chiave;
Onde s'io ebbi colpa,

Più lune ha volto il Sol, poichè fu spenta,

Se colpa muore, pur che l' uom si penta. >>

Canz. XIX, st. V.

Se il giudizioso Scrittore della bella Lettera, la quale col nome di Bernardo Giunti sta in fronte all' edizione del 1527, dovè dire, che Dante non è in parte alcuna da reputarsi indegno di essere insiem col Petrarca per l'uno de' due lucidissimi occhi annoverato della lingua italiana, noi spingendo più alto, e meritamente, l'encomio, dovremo dire che l'Alighieri non tanto debb'essere, siccome il Petrarca, reputato il padre della nostra lingua, quanto il principe della nostra lirica poesia.

Prima di Messer Francesco cantò l'Alighieri dell'Amore in quel nuovo stile, che voleva il natural sentimento congiunto a cortesia, a nobiltà ed a virtù; prima di esso egli espose in magnifici versi i dettami della moral filosofia, e cantò della Rettitudine; prima di esso prese a mostrare ai rettori della sua patria la vera strada dell'onore e della gloria, e rilevando gli errori e le sventure d'un popolo, incitarlo all' emenda. E quantunque il Petrarca andasse affet

tando noncuranza pel Cantore di Beatrice, quantunque volesse sembrare schivo di gettar l'occhio sulle opere di quel grande, pure a chi sottilmente risguardi apparirà manifesto, ch'ei non solamente lesse e ponderò le Rime dell'Alighieri, ma che altresì imitò da quelle e frasi e concetti e bellezze. Anzi io dirò che, come la grave e

1 Nella sua Canzone Lasso me ch' io non so 'n qual parte pieghi, il Petrarca riporta il primo verso di quella di Dante Cosi nel mio parlar voglio esser aspro, lo che fare non avrebbe potuto s' ei non avesse viste le Rime di lui, come in sua Lettera volle pure far credere al Boccaccio. Inoltre, lasciando di rilevare che i suoi Trionfi sono una imitazione, sebben languida, delle Visioni Dantesche, e che dal principio del XXXIII del Paradiso il Petrarca trasse le bellezze, onde adornò la sua Canzone Vergine bella; dirò che la sua Sestina L'aere gravato e l'importuna nebbia è modellata su quella dell'Alighieri Al poco giorno ed al gran cerchio d'ombra; della quale se non possono dirsi servilmente imitati i concetti e le frasi, può dirsi imitato molto il disegno ed il colorito. Chi dettò la grandiosa Canzone Una Donna più bella assai che 'l Sole, dà a divedere d'aver molto letta e studiata la sublime dell'Alighieri Tre Donne intorno al cor mi son venute. In questa il divino Poeta fa dire alla Rettitudine:

<< Generai io costei che m' è da lato
Questo mio bel portato.....

Generò quella che m'è più lontana; >>

ed il Petrarca fa dire alla Gloria:

".....

Questa e me d'un seme,

Lei davanti, e me poi produsse un parto. »>

Dante significa l'abbandono, in che si trovavano le Virtù, per mezzo delle seguenti espressioni:

[merged small][ocr errors][merged small][merged small]

Varie altre immagini di questa Petrarchesca Canzone si troveranno delineate coi medesimi tratti, coi medesimi colori adoperati per l'avanti dall'Alighieri. Da esso poi si troverà già detto nel suo Canzoniere :

« Canzon, tu vedi ben com'è sottile

Quel filo a cui s'attien la mia speranza. >>

e dal Petrarca si troverà ripetuto:

Canz. VI, st. ult.

«Sì è debile il filo a cui s' attiene

La gravosa mia vita. »>

Canz. III, st. I.

maestosa prosa del Convito fu quella, sulla quale potè modellarsi il Boccaccio, così i forbiti, passionati e filosofici componimenti del

[merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small]

<< I' porto invidia ad ogni estrema sorte. >>
Parte II, Son. XXX.

Nel produrre questo piccolo saggio dei passi che si trovan conformi nell'un Canzoniere e nell' altro, non intendo di fare al Petrarca un addebito dell'aver talvolta imitato i concetti di Dante, dappoichè nol potremmo a Torquato per aver imitato Virgilio, a Virgilio per aver imitato Omero; ma intendo solo di dimostrare che la mia asserzione non è gratuita, ma che posa su fondamento certo e sicuro.

« السابقةمتابعة »